Articolo a cura di Tamara Malleo.
Violeta, edito da Feltrinelli, è il nuovo viaggio che la scrittrice cilena Isabel Allende ci consegna attraverso la voce femminile che dà il titolo al libro, una giovane ragazza che diventa donna e si divide tra dolori, grandi passioni, affermazione di sé lungo un secolo di grandi trasformazioni: da un’epidemia quella del 1920 in Cile a una pandemia mondiale, quella del 2020.
Violeta
Violeta nasce nel 1920 in una notte di tempesta, prima femmina dopo cinque maschi.
Sono venuta al mondo un venerdì di tempesta del 1920, l’anno del flagello. La sera della mia nascita era saltata la corrente, come spesso succedeva durante i temporali, ed erano state accese le candele e i lumi a petrolio… Mia madre aveva calcolato di aver trascorso tutta la sua vita di donna o incinta o puerpera o in convalescenza dopo un aborto spontaneo.
Il racconto di questo viaggio nasce dalla volontà di Violeta di condividere il suo percorso di vita con Camilo, il nipote che poco conosce del suo passato; per lei questo viaggio è un regalo, per non dimenticare mai chi si è stati attraverso la storia della propria famiglia e farne tesoro per costruire una propria storia piena di dignità e orgoglio.
Il viaggio della vita è fatto di lunghi tratti noiosi, un passo dopo l’altro, giorno dopo giorno, senza che succeda niente di sconvolgente, ma la memoria si forma con gli eventi imprevisti che segnano il percorso. Sono questi che vale la pena raccontare. Una vita lunga come la mia annovera persone e molti eventi indimenticabili, e io ho la fortuna di avere buona memoria; a differenza del mio povero corpo malconcio, il cervello è rimasto intatto.
Isabel Allende divide il viaggio di Violeta in quattro tappe fondamentali: la prima è l’esilio (1920/1940), la seconda è sulla passione (1940/1960), la terza è dedicata agli assenti (1960/1983), la quarta al rinascere (1983/2020).
I ricordi sgorgano dalla fonte della memoria senza sosta, e soprattutto senza vergogna, perché tutto ciò che Violeta ha vissuto le ha permesso di essere la donna che adesso è.
Allende con una prosa calda e avvolgente, intrisa della sua rassicurante e quasi consueta sfumatura di realismo magico, ci guida nell’anima della protagonista condividendo pensieri, riflessioni, errori, la vergogna, il rimpianto.
Nulla ci viene nascosto perché solo così possiamo davvero sentire la sua storia e non soltanto leggerla.
Violeta ci trascina nei suoi ricordi, ricordando la prima proposta di matrimonio, quella ricevuta da Fabian, che sposò senza amore e l’incontro sconvolgente con Julian, l’uomo che le fece scoprire il desiderio e una sua natura fino ad allora sopita, fatta di passione e piacere. Nemmeno l’arrivo del primo figlio oscurò quest’attrazione per tutti sbagliata, ma per lei totalizzante.
Quel bambino trasformò Julian: non pensava di aver raggiunto l’età in cui si desiderava discendenza. Suo figlio rappresentava la comunità, l’opportunità di vivere nuovamente, voleva dargli le possibilità che lui non aveva, creare una versione più completa di se stesso.
Quell’amore cosi assoluto e travolgente nascondeva però anche tanto dolore, umiliazione, violenza e solo un lungo percorso di riscoperta di sé porterà poi Violeta a entrare in contatto con l’amore vero e una riconciliazione profonda con il suo essere donna.
Violeta conquista, lottando giorno dopo giorno, la sua identità e i suoi diritti, nonostante il mondo continui a ripeterle che le sue scelte non sono adeguate e condivise socialmente.
La sua verità, però, vince su tutto, per sempre, come accade ai personaggi epici da non dimenticare.
un libro per chi: ama ripercorrere la Grande Storia attraverso la storia unica di un essere umano
autrice: Isabel Allende
titolo: Violeta
traduzione: Elena Liverani
editore: Feltrinelli
pagg. 356
€ 20