Articolo a cura di Paola Migliorino.
Hisham Matar, scrittore di origine libica e vincitore del Premio Pulitzer nel 2017, in Un punto di approdo, appena pubblicato da Einaudi, narra del mese trascorso a Siena in un singolare momento della sua esistenza, quando, appena terminata la stesura di un’opera particolarmente impegnativa e raggiunta la consapevolezza che non avrebbe mai conosciuto la sorte toccata al padre, decide di concedersi un mese lontano dalla famiglia, in cerca di pace e rinascita.
Un punto di approdo
Attratti dal titolo che pare una promessa e dal particolare dell’opera in copertina, ci si accosta al libro senza sapere bene cosa aspettarsi: un saggio, un romanzo, un diario? Poi, un po’ alla volta, si dimentica il bisogno di classificare e catalogare, e ci si lascia trascinare in questo viaggio intimistico nell’arte e nella storia.
Ci si ritrova così a vagare senza una meta precisa per le stradine di Siena, alla scoperta di panorami improvvisi e imprevisti, per soffermarsi poi davanti a un’opera della Scuola Senese, tanto cara all’autore.
La scuola senese è fiduciosa ma anche adulatrice, produce dipinti che contano sulla tua presenza, sulla tua intelligenza e la tua disponibilità impegnarti. Sono esempi precoci del tipo di arte che in seguito sarebbe prevalsa, in cui la soggettività di chi guarda è indispensabile per completare il quadro.
Matar descrive i dipinti e condivide la sua personale visione, facendoci scoprire aspetti altrimenti trascurati dal nostro occhio così abituato alla bellezza.
Strada dopo strada, dipinto dopo dipinto, si procede così alla scoperta di scorci noti della città, inquadrati però da una prospettiva diversa, semplice, decisamente più umana…
…Piazza del Campo appariva anche sospesa, come un palcoscenico illuminato. Attraversarla è come prendere parte a una coreografia vecchia di secoli, fatta per ricordare a tutti gli esseri solitari che non è bene né possibile esistere interamente da soli.
Forse ci vuole proprio un occhio estraneo, straniero, per descrivere la delicata meraviglia delle nostre città. Siena, bellissima senza dubbio, ci appare come dotata di un’anima e di una logica: questo chiuderci l’orizzonte sembra proteggerci ed aiutarci a scegliere ciò che è veramente importante.
Le strade si restringevano come se ognuna stesse difendendo il proprio territorio. Una dopo l’altra scendevano verso la periferia, svanendo. Mi trovavo adesso vicino alle mura, davanti a un vasto panorama. Un’ampiezza strana e meravigliosa. Nei pochi giorni dal mio arrivo, la città era già riuscita a disabituare i miei occhi all’orizzonte. D’un tratto ho capito, e lo vedevo dal punto di vista di Siena, che l’infinito è una prospettiva claustrofobica, e che è del tutto appropriato, data la natura caotica della vita, isolare un’area in cui interpretare sé stessi, dove decidere che cosa è importante, che cosa bisogna privilegiare e cosa lasciare fuori, dove determinare l’asse delle arterie principali e l’ordinamento delle strade fra esse. E in qualche modo quei confini parevano un indiretto riconoscimento della forza della natura, della sua libertà e sicurezza, del suo entusiasmo per la luce, della sua generosità.
Infine, casuale ma comunque sorprendente di questi tempi, in Un punto di approdo arriva anche il riferimento alla Peste Nera che nel 1348 devastò il mondo, dando luogo a svariate teorie sulla sua origine: infezioni fuoriuscite dalle viscere della terra in seguito a terremoti lontani, spiriti malvagi che si vendicano sui viventi, e via dicendo.
Ci ricorda qualcosa?
un libro per chi: ama la bellezza e la serenità
autore: Hisham Matar
titolo: Un punto di approdo
editore: Einaudi
traduzione: Anna Nadotti
pagg. 128
€ 16
L’ho in lettura ora e assaporo ogni paragrafo ricco di bellezza e tenerezza.
Buona lettura!
È davvero un bel viaggio quello che stai facendo!