Non aveva nemmeno trent’anni David Leavitt quando scrisse Un luogo dove non sono mai stato, ripubblicato da SEM dopo la prima uscita per Mondadori.
Il libro, una raccolta di dieci racconti che hanno come tema primario l’omosessualità e le relazioni familiari e amorose, è un imperioso e malinconico tuffo negli anni Ottanta, epoca che vide diffondersi l’AIDS e la conseguente fobia nell’ambiente gay e in tutta la società.
Un luogo dove non sono mai stato
Con il consueto stile minimalista, a tratti addirittura così scarno da far trapelare una certa urgenza di scrivere, Leavitt racconta le storie di diversi personaggi accomunati dalle difficoltà di vivere appieno il proprio orientamento sessuale e alla disperata ricerca dell’amore al tempo dell’Aids.
C’è Nathan, gay sieropositivo, che in nome dell’amicizia sottrae vita all’amica Celia, da sempre innamorata di lui.
C’è una coppia di donne, ormai scoppiata: Diana ora si sta sposando con un uomo, ma ha comunque invitato Ellen al suo matrimonio; mentre la prima nutre dubbi sulla sua ritrovata eterosessualità, la seconda si strugge perché l’amore per la ex non è mai passato. Ma insieme non tornano, perché essere lesbica per Diana non è mai stato semplice e naturale.
C’è il racconto di un ragazzo alle prime armi, irrimediabilmente attratto da un coetaneo più esperto ma completamente disinteressato a lui e ancor di più ad avere rapporti sessuali completi, nonostante sia assiduo frequentatore di locali indicati sulla Guida Spartacus, appositamente redatta per un pubblico gay e piena di luoghi classificati sotto diverse sigle.
L’innamorato non corrisposto parte per Parigi, allontanandosi così dalla dipendenza amorosa e iniziando una relazione con un francese snob e depresso; Craig, l’oggetto del desiderio iniziale, qualche tempo gli compare davanti, con la confessione d’essere stato violentato durante un breve soggiorno in Spagna.
Io vivevo in due mondi; entravo e uscivo dal mondo sotterraneo come volevo, con Craig a proteggermi. Non potevo dire che fosse colpa mia se era stato violentato, ma mi resi conto, quella sera, che in certa misura ero stato io a incoraggiarlo a vivere nelle zone a rischio del mondo, nelle zone ATREP (A Tuo Rischio E Pericolo, ndr), per anni e anni, per soddisfare la mia curiosità, la mia bramosia. E mi chiesi: quanto avevo contribuito alla caduta di Craig? Sino a che punto, nel mio vivere attraverso di lui, lo avevo trasformato nella persona che io segretamente, con paura, desideravo ardentemente mente di essere?
E ancora la storia di sesso consolatorio tra Eva e Arthur, entrambi vedovi dopo le malattie dei coniugi che forse erano stati amanti nelle pause del gruppo di auto aiuto che frequentavano.
Il finale – folle, suggestivo, bellissimo – è tutto italiano, con personaggi borghesi e radical chic sopra le righe, che paiono usciti da un film tra Bertolucci e Sorrentino.
«Ti dirò un segreto. Tutti, dal primo all’ultimo, potrebbero andarsene e non tornare mai più. Tranne Rosa. Senza di lei, sarei morta. Basta che Rosa esca da quella porta, e io muoio.»
«Ridicolo» borbottò Rosa dal divano dove stava leggendo il giornale.
«Rosa è la sola persona a cui voglio bene» continuò Fulvia. «Se Dio avesse avuto solo un po’ di buon senso ci avrebbe fatto lesbiche. Ma, purtroppo, il cazzo piace troppo tutt’e due. Peccato. Noi ci saremmo trattate molto meglio di quanto abbiano fatto tutti i nostri mariti. No, non credere che gli uomini abbiano avuto niente a che fare con tutto questo. Siamo noi che abbiamo costruito questa famiglia, Rosa e io. Insieme abbiamo allevato tutti i bambini, vero Rosa?»
Empatico e mai banale, David Leavitt sa come non scadere nel melodrammatico, componendo così un importante libro sulle fragilità umane; racconti che smuovono la sensibilità e le emozioni dei lettori, anche di quelli che non hanno confidenza con le tematiche LGBT.
un libro per chi: ancora si perplime per la crudeltà della vita e dell’amore
autore: David Leavitt
titolo: Un luogo dove non sono mai stato
traduzione: Anna Maria Cossiga
editore: SEM
pagg. 233
€ 15