Articolo a cura di Metella Orazi.
Christopher J. Koch nel suo libro Un anno vissuto pericolosamente, pubblicato da Mattioli 1885, descrive con gli occhi di chi è lì per raccontarla Giacarta e la situazione storico-politica che nel 1965 la capitale dell’isola indonesiana di Giava stava attraversando.
Un anno vissuto pericolosamente
Nel 1965 il primo presidente indonesiano Sukarno promette al suo popolo, sempre più povero, con un discorso ardito e coinvolgente, che la gloria perduta ritornerà combattendo l’Occidente. Nel discorso che fa in pubblico parla di un anno vissuto pericolosamente, in sostanza il suo progetto per essere indipendenti.
La storia prende l’avvio al Wayang Bar, un posto in cui funziona l’aria condizionata, a differenza di molti altri posti a Giacarta; si trova all’interno dell’Hotel Indonesia, un gigantesco ricovero per stranieri dove la stampa di tutto il mondo va quando vuole staccare dal caos esterno e per alloggiarvi.
Non v’è modo, a meno che non si possieda un autocontrollo inconsueto, di mascherare l’espressione del proprio viso quando si incontra un nano per la prima volta. Trovarsi a tu per tu con una di quelle personcine fa emergere il bambino curioso che è in noi. Dato che Billy Kwan a tale stranezza aggiungeva il fatto di essere mezzo cinese, forse è stato meglio incontrarci per la prima volta nell’oscurità del Wayang Bar.
La voce narrante non è quella del protagonista ma di Cookie, un trentenne reporter australiano che fa parte della cricca del Bar; è lui l’osservatore-narratore dell’incontro tra un fotoreporter esperto, il nano sino-australiano Kwan e il nuovo arrivato, il giovane giornalista Guy Hamilton, inviato sul posto per una sostituzione del vecchio corrispondente dell’Australian Broadcasting Service che non lo ha tanto ben informato sulla situazione, ma di cui deve fare da subito le veci.
Kwan sbatté le palpebre due volte, poi fece un ampio sorriso. “Bene,” disse. “Questo è quello che ho sempre desiderato: una vera partnership. Sei un duro, ma penso che io e te andremo d’accordo, Guy.” Sussultò sulla sedia. “Avrai un’intervista che farà scalpore a livello internazionale. Qui farà scalpore nel circuito diplomatico, te lo posso assicurare. Un’intervista come questa ha bisogno di un buon strumento per trasmetterla.” Il suo mento si sollevò e il suo viso assunse una nuova espressione: un orgoglio quasi fazioso. “Ho scelto un buon strumento”, ha detto.
I due si piacciono e cominciano un sodalizio, alimentato anche dalla curiosità che Guy prova nei riguardi del misterioso Kwan, che in un giro tra i bassifondi gli mostra tutto il degrado e la profonda povertà in cui la popolazione governata da Sukarno versa, anche a causa di quest’ultimo che non lesina sullo sfarzo per rendere grande la sua immagine.
In una Giacarta sull’orlo della guerra civile, trovano spazio anche sentimenti diversi dalla paura dei disordini: Kwan infatti presenta a Guy Jill, una segretaria dell’ambasciata britannica, bella e non sposata. Guy ha il sentore che vogliano spingerlo verso Jill, perché tutti sembrano nascondere dei segreti, anche gli amici che lo incoraggiano. La disillusione dilaga lentamente tra i tavoli del Wayang Bar e gli screzi tra gli avventori cominciano a diventare frequenti, portando a momenti di rottura.
Un anno vissuto pericolosamente è ancora attuale quando tocca argomenti quali l’eredità di razzismo e la povertà lasciata nel sud-est asiatico dal colonialismo, con la quale ancora oggi non si sono fatti del tutto i conti.
Nella scrittura di Koch bisogna entrare lentamente, perché all’inizio spiazza la prima persona utilizzata per raccontare i fatti riguardanti una terza; il narratore infatti partecipa allo svolgimento come se guardasse da lontano, ma conosce i particolari delle vicende come se fosse sempre presente. Solo nella seconda parte del libro risulta più chiaro come Cookie riesca a essere così preciso sui fatti che riporta ai lettori.
Interessi politici e personali si intrecciano in una storia dai contorni tristi e torbidi, i fatti di quell’epoca sono descritti con totale disincanto e la trama calata in un momento storico di cambiamento lascia anche un piccolo intenso spazio all’amore o a qualcosa di simile.
L’autore australiano ha vinto numerosi premi per questo libro del 1978 e si ricorda anche una fortunata versione cinematografica di Pere Weir del 1982, con un bellissimo Mel Gibson a impersonare Guy.
un libro per chi: al film preferirà sempre la lettura del libro
autore: Christopher J. Koch
titolo: Un anno vissuto pericolosamente
traduzione: Sebastiano Pezzani
editore: Mattioli 1885
pagg. 351
€ 21