Spero che Teresa Ciabatti non sia troppo scaramantica e non mi detesti per il titolo di questo post, che vuole solo essere un inno d’amore verso il suo libro e una conferma di grande ammirazione per lei, scrittrice da anni e fenomeno letterario della primavera 2017.
La più amata, pubblicato da Mondadori a fine febbraio 2017, è stato ed è un libro molto venduto e, soprattutto, molto chiacchierato.
È sulla bocca di tutti, perchè non è un semplice romanzo, con una trama inventata e distante. Il libro della Ciabatti è un’autofiction disarmante tanto quanto è crudele, e ci racconta la lussuosa vita della famiglia Ciabatti, borghesi di Orbetello arricchiti e spregiudicati, vista attraverso gli occhi di una Teresa bambina, adolescente e, infine, adulta.
Il capofamiglia Lorenzo, padre di Teresa “la più amata”, è il Professore, potente primario all’ospedale del paese: ha tanti amici ricchi e altolocati, gente di un certo livello, tipo Licio Gelli, tanto per fare un nome.
Siamo ai tempi d’oro della Prima Repubblica, la ricchezza sfrontata dei Ciabatti è messa in mostra nell’immensa villa con piscina, dove si consumano feste ma anche grandi dolori familiari. La madre di Teresa, Francesca, è costretta a rinunciare al suo lavoro di medico ed è sempre sola a causa di un marito fisicamente assente eppure onnipresente nelle parole e negli atteggiamenti di chi la incontra. Cadrà in una depressione tale da meritare una prolungata cura del sonno, che minerà per sempre il finto equilibrio dei già fragili affetti.
Ed è questo passaggio a essere uno dei più sconvolgenti del libro, che ripercorre la saga della famiglia ma anche la storia della nostra nazione.
Un romanzo che possiamo già considerare un classico, senza costringerlo forzatamente a collocarsi in un genere.
Oltre al successo di pubblico, la critica ha accolto il romanzo come una rivelazione, un’epifania letteraria di grande valore.
Di lì a poco, è arrivata anche la candidatura al Premio Strega e solo il 14 giugno sapremo finalmente se Teresa Ciabatti sarà tra i cinque finalisti del premio che sarà consegnato il prossimo 6 luglio.
Non me ne vogliano gli altri candidati, autori illustri di libri sicuramente belli e godibili, che – per ovvi motivi di tempo – ho letto solo in parte, ma tutto il mio tifo va a Teresa Ciabatti e alla sua opera, perchè…
1. CI VUOLE CORAGGIO A ESPORSI
Quanti di voi avrebbero messo in piazza la propria vita, entrando così a fondo negli anfratti oscuri della propria famiglia, con lucidità e senza edulcorare i fatti, spesso più che sgradevoli?
Teresa Ciabatti s’è messa in gioco e ha rischiato, nonostante l’opposizione dei familiari viventi. Lo ha fatto senza alcun pudore, nella speranza di ricomporre un puzzle di migliaia di pezzi, di quelli che non ti fanno dormire la notte per ansia da prestazione. Ha rischiato ed è riuscita in due grandi imprese: ci ha coinvolti al punto tale da costruire un libro che si divora in poche ore e ha aperto una breccia nel cuore del fratello gemello, con il quale non parlava da un bel po’. Il coraggioso intento di ricercare la verità è stato il cerotto che ha curato un rapporto sull’orlo del fallimento.
2. NON È FACILE RACCONTARE IL LATO OSCURO DELLA PRIMA REPUBBLICA
Se c’è una storia troppo spesso trascurata è quella contemporanea, dove con questo termine non voglio intendere le guerre mondiali, bensì gli ultimi 40 anni delle vicende politiche del nostro paese. La P2, il golpe Borghese, lo strapotere ambiguo della Democrazia Cristiana, sono fatti dichiarati o che si percepiscono elusivamente tra le pagine del romanzo, senza giudizi estremi, raccontati con parole misurate, quasi discrete e mai violentemente accusatorie.
Il lettore non ha a che fare con un mero elenco di fatti ma percepisce una continua e viva sensazione d’imbarazzo nei confronti di ciò che è stata l’Italia politica (e non solo) prima di tangentopoli. L’Italia dei favori che, a ben guardare, non è mai cambiata davvero, e il libro della Ciabatti è lì a ricordarci che l’ambiguità è cosa di tutti, dal portinaio al dirigente d’azienda.
3. IRONIA E INTELLIGENZA VANNO RICONOSCIUTE E PREMIATE
Grazie a Mondadori qualche settimana fa ho incontrato Teresa Ciabatti, insieme ad altri giornalisti e blogger, e sono rimasta incantata dall’ironia che ha verso se stessa e verso i fatti della vita. Seppure con grande sofferenza, ha saputo guardare oltre i propri limiti, il disagio e lo squilibrio causati da una storia familiare così pesante, mettendosi in discussione e cercando, attraverso le parole, un principio di guarigione dell’anima. Non fa segreto del suo essere definita una madre incapace, addirittura anaffettiva, pur ribadendo con forza di provare una grande simpatia per la figlia di sette anni, con la quale sta costruendo una relazione adulta.
Basterebbe questo per crocifiggerla, non s’è mai vista una madre che ammette l’indicibile, eppure Ciabatti lo fa con una tale schiettezza da diventare invincibile e questo è senz’altro segno di grandissima intelligenza. Acume che mi ha confermato quando le ho appunto fatto notare questo inconsueto candore nel dire la verità, a cui la scrittrice ha risposto con un disarmante “sono consapevole di non essere una grande scrittrice, per questo ho puntato molto sulla sincerità”.
Una dichiarazione che mi ha convinta fino in fondo: Teresa Ciabatti merita il Premio Strega e io farò il tifo per lei, aspettando il suo prossimo libro.