Articolo a cura di Tamara Malleo.
Sola andata, romanzo d’esordio di Claudia Bruno edito da NN Editore, è un viaggio complesso, quel viaggio che tutti noi, prima o poi, dobbiamo affrontare ma che sappiamo già che ci spingerà in territori sconosciuti, spesso pericolosi per quell’abitudine degli essere umani di scegliere ciò che ci rende più simili alla nostra proiezione e non al nostro più profondo – e spesso sconosciuto – io.
Sola andata
Ludovica è una ragazza che vive come se dovesse sempre ricevere una conferma esterna del suo esserci, del suo esistere davvero, perché lei non è abbastanza per poter dire “esisto”.
Ci sono persone che nascono intere, io mi ero costruita intorno a un vuoto. Ero stato una bambina diffidente, una ragazza incline al vaneggiamento. Le tappe della mia crescita erano state costellate da allucinazioni percettive e dolori invalidanti, cartelle cliniche e diagnosi che si erano rivelate imprecise. Ogni volta che il dolore tornava a divorarmi i nervi… mettevo in dubbio il senso del mio stare al mondo. Cristian era arrivato come una dimostrazione di esistenza.
Cristian è la conferma costante di questo, del suo vivere; con lui costruisce una quotidianità in una piccola casa, “il cantiere”, alla periferia di Roma.
Nessun grande progetto, il loro è un amore vissuto senza movimenti, sempre più sbiadito e incrinato, risvegliato in parte dall’arrivo di una gatta cieca, Ombra.
Un giorno, però, la vita prende una piega imprevedibile.
Cristian decide di partire per Londra dopo aver ricevuto un incarico come ricercatore medico e Ludo perde la sua bussola; per un anno vive delle telefonate a distanza con lui, che sente sempre più lontano e rarefatto, e del rapporto con la sua gatta cieca Ombra, affidando tutti i suoi pensieri a dei quaderni.
Alla fine decide di raggiungere Cristian a Londra ma la realtà si rivela molto più complessa di quella immaginata: vivono in una piccola soffitta, lui è sempre fuori, impegnato con il suo lavoro, lei vaga in quella grande città in balia delle sue emozioni.
Quando Ombra sta morendo, forse anche a causa della sua assenza, Ludovica decide di guadagnare abbastanza per permettere all’animale di arrivare a Londra.
Per recuperare velocemente il denaro necessario, s’imbatte in un mondo, quello di chi vive di notte, che le restituisce una fotografia di se stessa così lontana dal suo immaginario e così vicina a una nuova visione spregiudicata e in contatto con sensazioni nuove e inebrianti.
Un giorno dopo l’altro, si faceva strada dentro di me un movimento ostinato che mi afferrava le caviglie e mi trascinava in avanti, in una direzione opposta a quella che ero stata. Più quella che chiamavo “la mia vita” si allontanava dall’idea che ne avevo conservato, più avevo l’impressione di avvicinarmi a qualcosa di diverso, che ancora non sapevo immaginare.
La bellezza della scrittura di Claudia Bruno è proprio qui, nella sua capacità di raccontare ciò che non sappiamo neanche immaginare.
Le parole prendono corpo, s’insinuano nei pensieri rendendoli liberi di vagare e di scegliere davvero ciò che può rendere Ludovica quel che è e non solo la proiezione di un’esistenza.
Dentro questo oceano di parole si parla di identità, di amore, di tradimento, di maternità, di paura, di famiglia, sempre lontano dagli stereotipi e nel complicato mondo dell’incompiuto e del possibile.
Nella storia di Ludo non esistono bene o male, giusto o sbagliato.
Esistere è al centro di un percorso che ci rende un po’ più liberi di credere di valere sempre, al di là di ogni definizione.
Sola andata è un romanzo che sa rivelare davvero molto dell’animo umano.
un libro per chi: pensa e crede che la fine del mondo sia un posto in cui si può vivere e i viaggi siano sempre di sola andata perché non si ritorna mai esattamente identici al nostro sé lasciato in partenza, mai
autrice: Claudia Bruno
titolo: Solo andata
editore: NN Editore
pagg. 233
€ 17