Senza salutare nessuno di Silvia Dai Pra’, pubblicato nel 2019 da Laterza, si muove abilmente sul confine tra memoir e reportage per raccontare la storia della famiglia paterna dell’autrice, costretta nel 1943 a fuggire, come molte altre, da quella che fino a quel momento era stata la loro terra: l’Istria.
Ne parleremo durante l’incontro dell’8 febbraio del gruppo di lettura Babele.
Senza salutare nessuno
È certo che se ognuno di noi si mettesse a scavare nelle storie dei propri parenti, dai più vicini ai più lontani, troverebbe prima o poi una crepa, un dolore grande, qualcosa d’indicibile.
Silvia Dai Pra’, pontremolese di nascita, nipote da parte di madre di una staffetta partigiana, quando era bambina e poi ragazzina non immaginava che, invece, nelle radici paterne avrebbe trovato un pozzo oscuro e profondo, e non in senso figurato.
Nonna Iole non è in verità di origine veneta, come credeva Silvia quando ancora la fanciullezza le consentiva non farsi troppe domande; le sue radici sono più a est, in quell’Istria che divenne parte del Regno d’Italia a seguito della vittoria italiana nella Prima Guerra Mondiale.
Nasconde qualcosa di terribile quella donna così riservata e scostante, indecifrabile nei suoi silenzi e in quei pasti preparati per tutti ma sempre uguali; pietanze senza scossoni, come la vita che ha condotto per anni ad Agordo, su alture che non sono nemmeno considerate montagne.
Romeo Martini, nato Martincich, il padre di Iole, bisnonno dell’autrice, fu gettato dai partigiani titini e lasciato morire nella foiba di Vines nel 1943, dopo la firma dell’armistizio, quando ormai il Duce era in declino e poco prima che i tedeschi occupassero l’Istria che fino a quel momento era stata italiana, dove si parlava italiano e i nomi slavi erano stati italianizzati.
«Era fascista?».
Mio padre scuote la testa e pronuncia una parola che per lui spiega tutto:
«Era un commerciante».
Perché nessuno più di lui ama le stereotipie o le generalizzazioni, le etichette che contengono, come in un romanzo di Zola, ogni possibile destino, ogni fattibile percorso – e commerciante per mio padre questo vuol dire: colui che sta sempre dalla parte di chi è al potere, nicchia non si schiera se non quanto serve, cambia bandiera, tiene solo al suo negozio.
È così che Dai Pra’ si mette sulle tracce di quest’uomo che non ha mai conosciuto nemmeno attraverso le parole della nonna e del padre.
Non bastano le vecchie foto della famiglia Martincich/Martini a dare delle risposte, è necessario quindi andare in Istria e parlare con la gente: con i vicini che un giorno si svegliarono e non videro più nessuno, perché dopo la tragedia ciò che restava di quella famiglia martoriata migrò verso l’Italia; con chi abita ancora quei luoghi e, per pudore o per ignoranza, finge di non sapere cosa accadde nelle voragini che furono luogo di morte per tante, troppe persone, e nemmeno tutte fasciste.
A quei tempi la gente scappava e non salutava nessuno. Sono settant’anni che non so che fine ha fatto tutta questa gente.
Ripercorrendo la sua storia familiare, che come sempre accade s’intreccia con la Storia che si dovrebbe studiare a scuola, Silvia Dai Pra’ riesce a darsi anche molte risposte personali sui comportamenti della nonna e del padre, sul loro rapporto conflittuale e sulla depressione di entrambi, come a dimostrare che certi traumi atavici sono incisi sul cuore e impregnano la carne, senza abbandonarci mai.
Senza salutare nessuno non è un romanzo e non è nemmeno un libro di storia, eppure è avvincente come il primo e accurato quanto il secondo, pur mantenendo uno stile narrativo che mai diventa pesante, nonostante la tematica sia innegabilmente dolorosa.
Questo memoir è anche e soprattutto un monito di incredibile attualità, perché è nel silenzio del non detto, è nel prendere le distanze da certi orrori, dal sangue degli innocenti e dal male che guerra e dittature hanno saputo fare, che tutto è sempre pronto a ripetersi all’infinito.
Minimizzate dalla stampa, silenziosamente approvate dalle forze dell’ordine, al di fuori delle mura di quella scuola in cui si svolge il processo di Pola, riprendono e si intensificano le violenze fasciste, che nel giro di pochi anni, ridurranno all’ubbidienza la provincia bolscevica dell’Istria: col benestare di quella borghesia locale che, secondo i verbali, rimase tanto turbata dagli eventi della libera Repubblica.
Un libro da leggere e di cui discutere insieme, per sapere e per non dimenticare.
un libro per chi: non sopporta di sentire il ritornello dei fascisti “E allora, le foibe?” e per questo vuole saperne di più
autrice: Silvia Dai Pra’
titolo: Senza salutare nessuno
editore: Laterza
pagg. 152
€ 16