Sarà tutto vero? O è soltanto fantasia rimaneggiata, tagliata e cucita a favore di pubblico?
È questo che ci si domanda ogni volta che si ha tra le mani un libro di Teresa Ciabatti, maestra dell’inganno, imperatrice del dubbio, ironica sacerdotessa (oso ancora di più, divinità!) capace di manipolare la realtà trasformandola in sogno (o incubo) e viceversa, in un gioco che costringe i lettori a mantenere l’attenzione sempre altissima.
Un’autrice sfinge che non si smentisce nemmeno con Sembrava bellezza, tanto attesa nuova opera appena uscita per Mondadori.
Sembrava bellezza
Torna indietro, scrittrice, torna alla notte di tenebre della tua giovinezza, è forse racchiuso lì il segreto di tutto? Chi sei, ciò che ti terrorizza. Conta le volte in cui nei tuoi libri compare una bambola bionda. Figura evanescente, te stessa, riemersa per dire: è colpa tua.
Di chi è la voce narrante del romanzo?
Della stessa Ciabatti o di un personaggio di fantasia a lei speculare?
Una scrittrice di successo sulla soglia dei cinquant’anni, amata e seguita dai lettori, ospite televisiva che ritroviamo anche autrice di importanti interviste e illuminanti reportage pubblicati su inserti culturali e riviste da intellettuali.
Una donna divorziata non per sua scelta, nonostante i numerosi tradimenti nei confronti del marito.
Una madre che non riesce a comunicare con la figlia ventenne, che l’accusa d’essere infantile, possessiva, litigiosa come una megera. Insomma, tutto tranne che materna.
La nostra protagonista è stata una ragazzina grassoccia, una provinciale trasferitasi nella grande metropoli e sempre fuori luogo (ve la ricordate La più amata?), con uno zainetto peluche a forma di koala, mentre tutte le altre possedevano e indossavano con stile il mitico bauletto di Naj Oleari (ahi, Teresa, che male mi fai con questo ricordo che mi tocca tanto da vicino!).
Un’adolescente con una sola amica, Federica, con la quale arranca e sopravvive nella luce riflessa della di lei sorella, la bionda, magrissima e splendente Livia.
La nostra esistenza da comparse faceva presagire ruoli di secondo piano per sempre, sul tappeto azzurro nient’altro che sogni- baceremo. E invece, nonostante la partenza nefasta, ce l’abbiamo fatta. Io di più, a smentire la sicurezza che fosse lei, Federica, la privilegiata.
In sincerità, quante volte – lei che riusciva a perdere quattro, cinque chili, lei a cui la mamma regalava il vestito da sera -, quante volte ho pregato: fai che ingrassi, che il vestito si strappi, bruci, potessi farlo io con queste mani, datemi un accendino, una molotov.
La sfrontata Livia che lascia Massimo perché ce l’ha piccolo, che passa ore a ustionarsi e abbronzarsi con un lettino UVA – oggetto del desiderio di quegli anni, status symbol di chi desiderava apparire sempre in forma e migliore degli altri -, che viene intercettata da un fotografo in cerca di future star cinematografiche, che non passa mai inosservata e che scatena le invidie di tutte, i desideri di tutti.
Livia a cui, una notte, accadrà qualcosa di terribile.
Livia che resterà per sempre giovane, mentre la scrittrice e Federica invecchieranno, ognuna con il proprio presante fardello di vita vissuta.
Cosa accadde quella notte a Livia?
Ed è davvero così scintillante la vita della scrittrice di successo?
Con una scrittura convulsa, che rende vive e palpitanti le nevrosi e le ossessioni della protagonista, Teresa Ciabatti spalanca una botola nascosta – come quella presente nel camerino di un negozio di abbigliamento romano, leggenda metropolitana che spiegherebbe la scomparsa di alcune ragazze negli anni ’80 – e ci fa cadere in un vortice di parole che sapientemente descrivono cosa significhi essere adolescenti inadeguate ma anche e soprattutto perdere la giovinezza e invecchiare.
Lontana da me, malattia. Povertà, guerra, carestia, orfanitudine, vedovanza. Continuare per la propria strada, tirare dritto oltre i mendicanti che provano a fermarti. Storpi, anziani (se solo tu, scrittrice, avessi posto maggiore attenzione, ti saresti accorta che negli anni aumentavano gli anziani, se solo avessi posato lo sguardo avresti pensato che quei vecchi avrebbero potuto essere i tuoi genitori, e allora forse ti saresti fermata a deporre una moneta nei loro bicchieri di plastica).
Sembrava bellezza è una tempesta di grandine, fragorosa e dolorosa quanto la presa d’atto che in tutti e tutte noi si nascondano quei sentimenti – invidia, rabbia, vergogna – che la società impone di nascondere e che Teresa Ciabatti sa invece raccontare con spudorata onestà.
Quel sudiciume emozionale che siamo abituati a occultare negli armadi e sotto i tappeti ma che qui ci appare assolutamente legittimo e a tratti addirittura prioritario per l’umana sopravvivenza.
Perché certe vite sono “solo” enormi drammi scossi da risate isteriche ed esasperate e Ciabatti, ancora una volta, non ha alcun timore di ricordarcelo.
un libro per chi: ha già fatto i conti con se stessə ed è ancora vivə
autrice: Teresa Ciabatti
titolo: Sembrava bellezza
editore: Mondadori
pagg. 235
€ 18