Che rumore fanno le aspettative che s’infrangono sulla delusione della realtà? Quanto può essere doloroso e destabilizzante il momento in cui ci rendiamo conto che la vita che sognavamo non è l’esistenza in cui ci trasciniamo ogni giorno?
E quanto male possono fare i pettegolezzi, le dicerie, le malelingue che sospettano e sentenziano senza appello?
C’è tutto questo e molto altro ancora in Questo giorno che incombe, magnetico romanzo di Antonella Lattanzi pubblicato da Harper Collins.
Questo giorno che incombe
Francesca sta per varcare la soglia del condominio dove inzierà una nuova e felice vita.
Accanto a lei ci sono il marito Massimo – compagno da sempre, con cui condivide sogni, speranze ed entusiasmi – e le figlie Angela ed Emma, che seppur piccole hanno caratteri così forti, cocciuti e pretenziosi da portare già impegnativi soprannomi come il Generale e Psycho.
Da Milano hanno scelto di trasferirsi in un complesso residenziale alle porte di Roma, dove cinque palazzi sono uniti da un enorme giardino, con un cancello rosso a fare da scudo tra la vita tranquilla della comunità e il caos del resto del mondo.
Non ci sono tende alle finestre degli appartamenti, perché lì, in quel luogo che sembra un’inespugnabile isola felice, nessuno ha qualcosa da nascondere, tutti si dicono tutto e si muovono come un’unica entità che ha trovato il segreto per vivere serenamente, in una pace che vale quanto la vita stessa.
Eppure qualcosa di strano c’è.
Appena poggia la mano sul cancello, Francesca rimane ferita.
Un piccolo taglio, un po’ di sangue, un bruciore che pare essere un presagio oscuro.
Dopo anni come art director di un’importante rivista, ora lei è lì per fare la mamma, mentre Massimo inseguirà il suo sogno professionale.
Nel tempo libero Francesca potrà anche dedicarsi a illustrare il libro che ha scritto e che è già stato apprezzato da una casa editrice.
Ma dov’è andato a finire il tempo libero?
Che fine hanno fatto la sua creatività e il suo desiderio di essere una scrittrice?
Da quando si erano trasferiti lì, era passato un mese. Cos’aveva fatto in quel mese? Ricordava un solo giorno diverso dagli altri? Ricordava un solo giorno?
Perché improvvisamente Francesca non è più la stessa.
Attratta dal vicino di casa Fabrizio, soffocata dalle esigenze delle figlie e dalla profonda solitudine, incapace di integrarsi in quella comunità così coesa da sembrare una setta, la donna inizia a dubitare di se stessa, della propria memoria, di tutto ciò che è stato prima e di quel che accade ogni giorno.
Così insoddisfatta da camminare sospesa su quel labilissimo confine tra gioie e dolori della maternità, tanto da diventare irascibile anche con le bambine e in particolare con Angela, che a soli quattro anni è già conscia di doversi difendere da una madre che cova rabbia e risentimento.
Perché Francesca era una madre. E le madri – glielo aveva insegnato sua madre, ne era certa – le madri amano. Le madri fanno sacrifici. Le madri sanno cosa è giusto e cosa è sbagliato. Le madri ci sono momenti che essere madri gli prende tutto il corpo, e il tempo. Ma sono momenti, solo momenti Francesca, fidati di me. (Quanto spesso parlava tra sé, sempre più spesso ad alta voce? Quanto spesso non ricordava cos’aveva fatto solo un momento prima, o in tutta la giornata? Quanto spesso aveva dei vuoti di memoria, e si ritrovava in un posto senza ricordare com’era arrivata fin lì?) le madri sono felici di essere madri. E tu?
Ed è solo quando un grido arriva dal cortile, in un pomeriggio uguale a tanti, che Francesca si scuote dal torpore e dall’oscurità in cui è scivolata: una bambina è scomparsa nel nulla.
È forse sua figlia Angela?
La penna affilatissima e tagliente di Antonella Lattanzi scava e scarnifica, fino ad arrivare al centro di una storia tetra e misteriosa, che racchiude in sé numerosi temi: un’analisi lucida sulla maternità e sui costi che spesso una donna è costretta a pagare sulla propria pelle, per non deludere le aspettative della società; un faro puntato sulle piccole comunità che deprecano chi è diverso, chi preferisce starsene in disparte per vivere la propria vita; il dolore e i danni che causano le dicerie, sfiancando e trascinando fino al punto di non ritorno chi ne è vittima; lo squilibro psicologico che troppo spesso viene sottovalutato e non curato.
Gli inquilini sussurravano: siamo stati abbandonati. Ma loro dovevano trovare per forza un colpevole. Dovevano ridare al loro amato cortile la pace. Il colpevole lo avrebbero trovato da sé. Quello che si dicevano tra loro neanche una mosca, avvicinandosi alle loro bocche, tendendo l’orecchio, avrebbe potuto sentirlo. Si parlavano tra loro col pensiero? Loro, certamente, un’idea precisa ce l’avevano. A Francesca parve di sentirli ormai ogni notte che intonavano cori ipnotici, lontani. Ma quando si svegliava e tendeva l’orecchio non sentiva più niente. I condòmini erano un solo corpo, un corpo pieno di mascelle che masticavano, incessanti. Avevano una loro idea. E avrebbero fatto di tutto.
Questo giorno che incombe è un romanzo che non si può ascrivere a un solo genere letterario, limitandosi a definirlo thriller psicologico.
Gli si farebbe un torto, poiché la storia di Francesca, della sua famiglia e dei terribili fatti che accadono in quel condominio – ispirati a una storia vera, a cui l’autrice accenna in un penetrante e ipnotico prologo – è una lente d’ingrandimento sul male che aleggia ovunque e che, sempre più spesso, non è nemmeno così nascosto.
Da non perdere.
un libro per chi: ancora non conosce il potere delle malelingue
autore: Antonella Lattanzi
titolo: Questo giorno che incombe
editore: Harper Collins
pagg. 455
€ 19,50
Un libro assolutamente magnetico. La trama ti arpiona e non ti molla per ore. E quando lo chiudi continui a pensarci. Grazie, Elena , per averlo proposto
Il famoso LIBRO-CALAMITA!
Impossibile staccarsi, impossibile dimenticarlo.
Grazie a te Valentina, di esserci e di esserti fidata del mio consiglio!