Articolo a cura di Tamara Malleo.
Per sempre, altrove, romanzo d’esordio di Barbara Cagni pubblicato da Fazi, affronta con delicatezza e grande cura un tema familiare, se non quasi ancestrale, per chi ha qualche anno in più: l’emigrazione necessaria al sostentamento, che ondeggia tra partenze e ritorni quasi sempre dolorosi.
Per sempre, altrove
In una domenica d’ottobre del 1955 una telefonata rivoluziona la vita della protagonista e della sua famiglia.
Il padre Giovanni riceve la notizia che Berta, la sua quarta figlia, emigrata in Svizzera per lavoro, sta male e deve tornare a casa.
Da quel momento, passato, presente e futuro si mescolano per portarci all’interno di un viaggio che parla di noi, della nostra storia di emigrazione, dei successi ma anche dei profondi dolori che accompagnano una separazione.
L’ultima volta che Berta era tornata a casa era stato in agosto ed era rimasta un mese. Avevamo fatto lunghe passeggiate insieme, avevamo badato alle mucche e le avevamo portate a pascolare su alla malga della Regola. Mi aveva cucito un quadrato di stoffa che si era portata dietro dalla Svizzera. Aveva le mani d’oro, quella ragazza, lo dicevano tutti. Sul fazzoletto aveva ricamato le mie iniziali e un bel fiore di montagna.
Barbara Cagni pone al centro il tema del distacco e del congedo attraverso diversi punti di vista.
C’è quello legato all’emigrazione, scelta per molti obbligata, per conquistare un futuro diverso dai propri genitori, per desiderare altro oltre al conosciuto, a volte anche solo per sopravvivere ma spesso il nuovo paese è tutt’altro che accogliente.
Agli svizzeri gli italiani non piacevano. Fuori da una tavola calda, Berta aveva visto la scritta: VIETATO AI CANI E AGLI ITALIANI, e c’era rimasta male. “Sgobbiamo dodici ore al giorno e mandiamo a casa lo stipendio, quando ci offendono in quel modo mi sento umiliata e sola”.
Al distacco dalla propria casa, si aggiunge quello affettivo, la lontananza dalle persone care che rende tutto molto difficile, aspro, a volte insopportabile; le poche visite a casa durante l’anno non sopperiscono a quel gelo relazionale che li circonda costantemente giorno dopo giorno.
E poi c’è il distacco da sé, quello che riguarda Berta, una ragazza che ha un futuro davanti da conquistare ma si perde nella propria mente, incapace di dialogare con un dolore generato da un allontanamento forzato – il suo giovane amore partito e mai ritornato – e con emozioni incontrollate che la spingono in un abisso di isolamento e solitudine.
Quando mia sorella mise piede in casa, si tolse il cappotto, si avvicinò alla stufa e poi si sedette lì accanto su una panca. Gli occhi di Berta guardavano lontano, chissà dove. Ferma, zitta, con le gambe strette e le mani in grembo, fissava i vetri della finestra appannati sui bordi, oltre i quali si stendeva un paesaggio abbandonato, il terreno ricoperto di erba secca e aghi di pino morti. Ogni tanto Berta rideva, oppure chiudeva gli occhi. Le parlavo e lei non rispondeva, non reagiva.
Barbara Cagni consegna alla più piccola delle sorelle la narrazione di un mondo che sta cambiando: da una parte ci sono coloro che fanno parte della generazione dei suoi genitori, gente umile, lavoratrice, dedita alla famiglia e profondamente legata alla propria terra di origine; dall’altra le nuove generazioni, animate da una passione e un forte desiderio di cambiamento e di rivoluzione, disposti a mettersi in gioco, a sacrificarsi per conquistare una stabilità economica, a separarsi dal proprio amore per qualche anno per potersi garantire poi un futuro insieme dignitoso.
La vita, però, non sempre si rivela così semplice; a volte accadono cose imprevedibili e in un attimo tutto cambia. Ciò che sembrava indissolubile e per sempre, improvvisamente si dissolve e con sé porta via la speranza di poter vivere davvero e pienamente il proprio futuro, indipendentemente dalle proprie decisioni.
La narrazione affonda nelle descrizioni affettuose di un mondo che deve fare i conti con un cambiamento, necessario ma spesso doloroso.
L’autrice lo descrive con minuzia di particolari senza mai giudicare le scelte degli uni o degli altri, attraverso gli occhi di una bambina che è testimone delle vicende che coinvolgono persone a lei care, testimone di dolori immensi, di grandi trasformazioni e di quella sua vita che è nelle sue mani ma anche frutto di una narrazione collettiva e condivisa.
Per sempre, altrove è un’accurata storia familiare e popolare su cosa significhi emigrare e sul perché si scelga, ieri come oggi, di lasciare la propria terra e i propri affetti, nonostante l’inevitabile struggimento che ne deriva.
un libro per chi: ha voglia di capire cosa significhi darsi la possibilità di scrivere la parola futuro, nonostante tutto
autrice: Barbara Cagni
titolo: Per sempre, altrove
editore: Fazi
pagg. 197
€ 17