È più terrificante ciò che conosciamo e sappiamo essere spaventoso o ciò che non riusciamo a comprendere e di cui non abbiamo certezza?
Questo è uno dei tanti temi che Aldo Simeone affronta nel suo bel romanzo d’esordio, Per chi è la notte, pubblicato da Fazi Editore.
Un libro di cui discuteremo nell’incontro del 18 novembre del gruppo di lettura Absolute Beginners.
Per chi è la notte
Garfagnana, settembre 1943.
Francesco ha undici anni e vive nel piccolo paese di Bosconero, dove la guerra ha finora avuto un impatto meno cruento che in altri luoghi.
Il suo papà è un carbonaio, ma da qualche tempo è sparito nel bosco, lasciando Francesco solo con la mamma – indurita dalla solitudine e dalla fatica – e la nonna, abile guaritrice e saggia tanto quanto serafica presenza.
In paese si dice che il padre del ragazzino sia un disertore o, addirittura, un partigiano, ma Francesco preferisce pensare che lo abbiamo rapito gli streghi, misteriose creature demoniache che abitano il bosco.
A Bosconero il divieto di farsi trovare per strada dopo il tramonto c’era da prima della guerra. Almeno da sempre – diceva mia nonna -, da quando il paese aveva iniziato a essere una cosa diversa dal bosco. Bisognava rientrare in casa con l’ultimo sole, ché sennò avresti incontrato il demonio.
Non ha amici Francesco. La scuola è chiusa a causa della guerra e l’onta di essere figlio di un traditore non gli dà tregua.
Persino Secondo, un sedicenne di indole fascista, lo dileggia chiamandolo fruffru, per non cedere alla richiesta di amicizia e mantenere la distanza necessaria in tempi di mera sopravvivenza.
I due, nonostante tutto, condividono pensieri ed esperienze, perché a Bosconero c’è ben poco da fare, se non raccontarsi leggende e storielle terrificanti, nell’attesa che la fame passi e che si abbiano notizie di Mussolini, in prigione dopo l’armistizio firmato da Badoglio.
Sapevo bene quanto era grande il paese, perché finiva dove iniziava il bosco, ma dove finiva il bosco, questo non lo sapeva nessuno. Certo, doveva essere infinito e pieno di spavento. Gli raccontai dei giganti e delle impronte dei loro piedi sulla roccia; delle marmitte dove fate fanno il bucato, che loro di solito non sono pericolose, a meno che non gli venga il capriccio di averti con sé, perché allora ti rapiscono e ti portano sotto un cerro a ballare finché non caschi morto. E gli dissi anche della Torre del Fattucchio, che sembra uno spuntone di roccia ma in certe mezz’ore diventa di nuovo una torre in cui ci si può entrare e trovarci dentro tanto oro da diventare più ricchi di tutti i re del mondo, ma poi è quasi impossibile uscirne e ci muore di fame. E infine gli dissi dei linchetti, che si intrufolano nelle case a fare gli scherzi, ma li freghi con poco: se metti davanti all’uscio una ciotola piena di chicchi di grano, passano tutta la notte a contarli.
È la paura a scandire le giornate di Francesco.
La paura di non rivedere più il padre.
La paura di saperlo vivo ma volontariamente distante.
La paura dei demoni che abitano nel bosco.
È l’incontro con Tommaso, un ragazzino presumibilmente ebreo e ospitato in canonica dal coraggioso e rivoluzionario Don Dante, a dare uno scossone alle tormentate superstizioni di Francesco.
Tommaso ha visto la guerra con i propri occhi.
Ne ha sentito l’orrore fino in gola, quando respirava la polvere sollevata dai bombardamenti.
Tommaso sa bene che non è delle creature misteriose che si deve avere timore, perché l’abominio vero è sempre accanto a noi, nelle persone cattive pronte a farci del male.
«Che speranza c’è nella tua paura?», mi chiese.
Risposi che non aveva senso. Ma ci pensai e mi venne in mente che forse la speranza è sempre quella di sopravvivere, in fondo.
Per chi è la notte è un suggestivo romanzo di formazione, raccontato con l’incalzante ritmo delle fiabe più oscure.
Uno specchio dell’adolescenza, che strizza l’occhio ai looser di Stephen King e che Simeone riesce a intrecciare sapientemente con la narrazione storica di un’epoca di cui ha ancora e sempre senso parlare.
Su tutto, salta agli occhi il rispetto reverenziale per la terra e il territorio, per le radici e per quel tempo andato e malinconico che appartiene a tutti noi.
A quel tempo il bosco era per me solo alberi e foglie. Il babbo m’insegnava a rispettarlo. Una volta mi disse che niente ci è dato per niente, ogni cosa ha un costo e un sacrificio, la proprietà non esiste, tutto quello che abbiamo l’abbiamo in prestito. I carbonai, per esempio, prendendo la legna dal bosco, lo ripuliscono e scongiurano gli incendi. È per questo che hanno il permesso di entrare.
Un romanzo d’esordio intenso e maturo, che scorre veloce nell’attesa di scoprire se gli streghi avranno la meglio sui nazisti.
Da leggere.
un libro per chi: da bambino (ma anche da adulto) non dormiva con i piedi fuori dal letto per paura che un mostro potesse afferrarli
autore: Aldo Simeone
titolo: Per chi è la notte
editore: Fazi
pagg. 289
€ 16