Innamorarsi perdutamente della prosa di uno scrittore? Ogni tanto mi capita.
Ho da poco scoperto Ota Pavel e vorrei decine di suoi libri da leggere!
Cosa vorrei oltre a questo?
Riuscire a trasmettervi questo amore, per convincervi a correre immediatamente in libreria.
Ci riuscirò?
Ota Pavel
Otto Popper, meglio conosciuto come Ota Pavel, nacque a Praga nel 1930.
Figlio di un brillante e fascinoso rappresentante di elettrodomestici Electrolux, caduto poi in disgrazia durante la guerra a causa delle proprie origini ebraiche, Otto si trasferì con la famiglia nella cittadina boema Buštěhrad, dove oggi si trova il museo commemorativo Muzeum Oty Pavla u rotta.
I cechi non dimenticano il loro compatriota, mitico giornalista e commentatore sportivo, ex giocatore di hockey su ghiaccio e di calcio, nonché autore di biografie di atleti cecosclovacchi.
Lo ricordano con l’affetto dovuto a chi ha lungamente lottato contro la malattia mentale. La prima crisi depressiva, con tratti schizofrenici, colpì Ota Pavel nel 1964, mentre era in Austria per lavoro. Da quel momento, lo scrittore entrò e uscì ripetutamente da diverse cliniche, non riuscendo mai del tutto a trovare la pace.
In quegli anni, però, in quel mondo buio fatto di voci e di silenzi, trovò l’ispirazione per scrivere i suoi due meravigliosi memoir, La morte dei caprioli belli e Come ho incontrato i pesci.
Ota Pavel morì a Praga nel 1973, in seguito a un attacco cardiaco. Non aveva ancora compiuto 43 anni, ma ci ha lasciato tutto il suo mondo in quei brevi spiritosi e commoventi racconti.
La sua scrittura, buffa e malinconica, m’ha preso il cuore.
Con simpatia e leggerezza, Ota Pavel ci racconta i bei tempi andati della Cecoslovacchia, ma anche le atrocità della guerra, senza mai perdere quello sguardo delicato e sognante, che ha conquistato l’attenzione di tanti lettori.
In Italia è grazie alla casa editrice Keller che possiamo leggere due dei suoi capolavori, tra l’altro editi con una cura rara e preziosa: due piccoli volumi, leggeri e amabili, con un progetto grafico accattivante e l’ottima traduzione di Barbara Zane.
Due libri di racconti brevi, garbati e magici, capaci di trasportarci in un tempo distante, facendocelo vivere come vicino e reale.
Perchè tutti noi siamo stati bambini e nelle avventure di Ota Pavel e della sua famiglia, ritroviamo, tra le infinite difficoltà della guerra, la spensieratezza della gioventù.
La morte dei caprioli belli
Pubblicato nel 1971, il libro raccoglie nove racconti in cui Pavel, con la sua prosa semplice ma preziosa, ci fa conoscere l’affascinante e coraggioso papà ammaliatore, la mamma paziente e molto innamorata, lo scaltro zio Karel Prošek e il cane Holan, i fratelli Hugo e Jirka – che durante la guerra finiranno in campo di concentramento – e una lunga serie di personaggi bizzarri e surreali.
La natura, madre spigolosa e al tempo stesso accogliente, fa da sfondo a parecchie delle avventure vissute dalla famiglia Popper.
E Holan, cucciolo fino al giorno prima, era scattato come se avesse cacciato da sempre. Si teneva sottovento perché il capriolo non lo sentisse, e correva leggero, simile alla ragnatela che vola nell’aria durante l’estate di San Martino. Dapprima saltava, cuscinetti d’aria al posto delle zampe, le ultime decine di metri le aveva percorse rannicchiato, e alla fine strisciava. Si era lanciato e rispetto al capriolo aveva lo scatto fulmineo, così importante, e soprattutto il vantaggio della sorpresa. Il capriolo aveva belato, era partito di scatto, ed era già tardi. Holan era al suo fianco a un paio di metri di distanza, gli era saltato alla gola e forte del suo peso due volte superiore lo aveva buttato a terra e, come finiva in genere, gli aveva spezzato il collo. Con la bocca possente gli aveva squarciato poi la carotide. Prima che Prošek arrivasse, era già finita. Tutto si era svolto silenziosamente, le querce tacevano e in alto sopra il pendio i guardiaboschi passavano per la pianura e contavano gli alberi da portare via e la casa della guardia forestale si bagnava nel sole.
La lirica sentimentale di Ota Pavel è così vera e schietta da riuscire a commuovere in poche righe dal ritmo ben assestato.
Gli occhi del cane e quelli dell’uomo si incontrarono. Si guardarono l’un l’altro a lungo, forse per un’eternità, le luci dentro di loro si spegnevano e si accendevano, e quello che si dissero non lo sapremo mai perché sono morti tutti e due, e anche se fossero vivi, non lo saprebbe nessuno, perché nemmeno loro lo sapevano. Forse imprecavano sulla vita da cani, forse su quella da ebrei, ma sono tutte supposizioni.
autore: Ota Pavel
titolo: La morte dei caprioli belli
traduzione: Barbara Zane
editore: Keller
pagg. 158
€ 13,50
Come ho incontrato i pesci
È del 1974 questa seconda raccolta di racconti, in cui Ota Pavel approfondisce il suo amore per la pesca e per la magnifica e lussureggiante terra boema.
Ritroviamo qui gli stessi personaggi incontrati tra i caprioli, che ormai sono divenuti parte della nostra famiglia.
Guardavo l’acqua di primavera e sapevo che l’acqua della Berounka che scorreva qui era per forza quella che scorreva anche in alto lungo il villaggio di Skryje e sotto le barche dello zio Prošek a Luh. Il fiume, così come le nuvole, passava per i luoghi della nostra vita dove eravamo stati bene. Osservavo le sue correnti, i suoi pesci che saltavano in superficie, i mulini su gli sbarramenti e gli sbarramenti sulle acque trattenute. I mugnai che ancora macinavano e i traghettatori che traghettavano da una parte all’altra. Vedevo di nuovo il fiume dopo sei anni. Tenevo la faccia schiacciata sul vetro per non farmi scappare nulla. Amavo il fiume più di qualunque altra cosa al mondo e allora me ne vergognavo.
Non lasciatevi trarre in inganno: Come ho incontrato i pesci non è un libro sulla pesca, o almeno non è solo questo. È un libro sulla vita di un ragazzo e della sua famiglia, attraverso i difficili anni che hanno sconvolto l’Europa e hanno trasformato per sempre lo sguardo dei sopravvissuti.
Pescare è soprattutto libertà. Fare interi chilometri per trovare le trote. Bere l’acqua delle sorgenti, essere solo e libero almeno per un’ora, per giorni, o addirittura per settimane e per mesi. Libero dalla televisione, dai giornali, dalla radio e dalla civiltà.
Cento volte avrei voluto ammazzarmi, quando non ce la facevo più, ma non l’avevo mai fatto. Forse nell’inconscio desideravo baciare ancora una volta il fiume sulle labbra e prendere i pesci argentati. Era stata la pesca che mi aveva insegnato la pazienza e i ricordi che mi aiutavano vivere.
autore: Ota Pavel
titolo: Come ho incontrato i pesci
traduzione: Barbara Zane
editore: Keller
pagg. 263
€ 16,50
Lo sapeva fare. Ota Pavel sapeva come prenderti il cuore: ogni tanto rileggo i racconti de La morte dei caprioli belli per offrire un ricostituente al cuore. Ironia, leggerezza, acume, storie sognate e segni della storia: se la penna a volte colpisce più della spada, il cervello sa colpire sempre più della pancia.
Peccato sia morto così presto ma che bella l’edizione italiana di Keller dei due volumi: spero che in tanti si appassionino e cerchino, sul fondo del fiume, l’impronta di un bacio o di un pesce argentato.
Sono grata a Keller per tanti motivi, in primis per aver pubblicato in Italia due autori come Ota Pavel e Aglaja Veteranyi, entrambi morti troppo giovani, lasciandoci orfani di bellissime opere letterarie!