Da molto tempo desideravo leggere Nemici, il primo romanzo americano del Premio Nobel Isaac Bashevis Singer, oggi ripubblicato da Adelphi.
Il rincorrere perennemente il tempo, poi, a braccetto e in comunella con un’infinita lista di desideri letterari che aumenta di giorno in giorno, mi ha sempre fatta andare oltre, fino a quando questa nuova edizione dalla copertina rosa cipria, voluttuosa e sensuale, mi ha convinta che il momento giusto fosse ora.
Il libro racconta una storia dai toni sofferti e cupi, che però non rinuncia a quell’impalpabile velo di ironia che spesso contraddistingue la letteratura ebraica.
Nemici
Siamo a New York, nel 1949.
Herman Broder, polacco letterato al servizio di un rabbino invadente e disonesto, cerca di mandare avanti la propria esistenza dopo essere sopravvissuto all’Olocausto.
La moglie Tamara e i due figli piccoli sono morti in un campo di concentramento, mentre lui stava rinchiuso in un fienile, nutrito e accudito da una serva sempliciotta, la non ebrea Jadwiga, che ora ha sposato per riconoscenza e che vive con lui, reclusa in casa e sempre pronta a riverirlo.
A Jadwiga Herman mente sistematicamente, spacciandosi per commesso viaggiatore venditore di libri, mentre in realtà i suoi viaggi nascondono i momenti in cui si ricongiunge, dall’altra parte della città, con Masha la giovane amante, tormentata, mistica e sensuale, sopravvissuta alla detenzione ad Auschwitz.
Afflitto da un fragile senso di colpa per non essere in alcun modo intervenuto per evitare la mala sorte di Tamara e dei figli, Herman si lascia sopravvivere, pusillanime e senza impegno, convinto che nulla – oltre al personale minimo benessere – meriti una decisa presa di responsabilità.
Durante la guerra e negli anni successivi, Herman ebbe tempo a sufficienza per rammaricarsi del proprio comportamento nei confronti della famiglia. Però fondamentalmente rimase quello di sempre: non aveva fiducia in se stesso o nel genere umano; era un edonista fatalista che viveva in uno stato di cupezza suicidale. Le religioni mentivano. La filosofia era un fallimento già in partenza. Le futili promesse di progresso non erano nulla più di uno sputo in faccia a generazioni di martiri. Se il tempo è solo una forma di percezione, o una categoria della ragione, il passato è presente quanto l’oggi: Caino continua a uccidere Abele. Nabucodonosor continua a cavare gli occhi di Sedecia e a massacrare i suoi figli. Il pogrom di Kišinëv non finisce mai. Gli ebrei vengono bruciati ad Auschwitz per l’eternità. A coloro che non hanno coraggio di mettere fine alla propria esistenza non resta che un’unica via d’uscita: ottundere la coscienza, soffocare la memoria, distruggere le ultime vestigia di speranza.
Un giorno, però, per puro caso Herman legge un annuncio sul giornale: è ricercato da uno zio della moglie, con cui aveva interrotto ogni rapporto dopo l’arrivo in America.
Lo zio deve rivelargli una notizia di fondamentale importanza.
Tamara – la moglie apparentemente priva di opinioni proprie, ma sempre presente e accudente negli anni del loro infelice matrimonio – è ancora viva, sopravvissuta alla fucilazione nel campo di sterminio e salvata dai russi.
Herman quindi si trova improvvisamente bigamo e con tanto di amante appassionata, in un quadrangolo grottesco che rivela il desiderata e la debolezza di molti uomini.
… come poteva spiegare una situazione del genere? Gli avvocati americani avevano soluzioni semplici per qualunque problema: «Quale delle due amate? Divorziate dall’altra. Mettete fine alla tresca. Trovatevi un lavoro. Andate da uno psicoanalista».
…
«Le voglio tenere tutte e tre, è questa la disonorevole verità» ammise tra sé e sé.
Superato il primo momento di panico, a Herman non resta che continuare a giocare con la propria vita e con quella delle donne che lo amano, ognuna in modo singolare e diverso.
Se la povera e inutile Jadwiga rimane in un’iniziale e salvifica ignoranza e se Tamara, visti morire i figli e diventata pragmatica oltre ogni ragionevolezza, non si oppone all’idea di scomparire, la passionale Masha esige invece un riconoscimento del proprio ruolo, soprattutto dopo essere riuscita a ottenere il divorzio dal primo marito.
La stanza era buia. Masha era nella stessa posizione in cui Herman l’aveva lasciata. Le si avvicinò e le toccò il viso come per accertarsi che fosse viva.
«Che cosa vuoi?» disse lei, trasalendo.
Herman si svestì e le si coricò accanto. Stette lì fermo un po’ e poi si assopì. Quando aprì gli occhi, la luna splendeva. Masha era in piedi in mezzo alla stanza, e stava bevendo dalla bottiglia di cognac.
«Masha, non è questa la soluzione».
«Qual è allora?».
Si sfilò la camicia da notte e si avvicinò a Herman. Si baciarono in silenzio e fecero l’amore. Poi Masha si mise a sedere e accese una sigaretta. All’improvviso disse: «Dov’ero di questi tempi cinque anni fa?». Frugò a lungo nei ricordi. Poi disse: «Ero ancora tra i morti».
In un crescendo di situazioni imbarazzanti e angoscianti, la continua fuga dalla realtà che Herman perpetra a discapito delle figure femminili con cui condivide la vita mette in luce le più subdole debolezze umane, tra cui l’incapacità di imparare dai propri errori e la deriva dei buoni sentimenti, uccisi dal peso dello straziante passato.
Herman pensò al detto yiddish secondo il quale dieci nemici non riescono a infliggere a un uomo il danno che egli è in grado di infliggere a se stesso. Eppure sapeva di non agire da solo; c’era sempre il suo nemico occulto, il suo demone avversario. Invece di distruggerlo rapidamente, il suo nemico continuava a inventare per lui torture nuove e sconcertanti.
Con un’affabulazione ricca, drammatica e ipnotica, Singer ci mette di fronte all’orrore dell’Olocausto e ai profondi traumi dei sopravvissuti e ci apre le porte della psiche di chi ha subito un danno e tenta di ritrovare dignità e pace, in un mondo che non accoglie e giudica.
New York, che corre e fagocita, rumorosa e bulimica, fa da sfondo a una tragedia in cui la vittima sacrificale sarà chi è meno disposto a piegarsi agli accadimenti della vita.
Una profonda e magnifica riflessione sull’esistenza e sull’animo umano, che nasconde anfratti oscuri, incolmabili e terrificanti.
un libro per chi: cerca una storia torbida e impietosa
autore: Isaac Bashevis Singer
titolo: Nemici
traduzione: Marina Morpurgo
editore: Adelphi
pagg. 255
€ 18
Letto quando ero molto giovane. Bellissimo, come tutto Singer. Il bello poi è che di recente ho scoperto il fratello Israel e la sorelle Esther, anche loro scrittori, uno più bravo dell’altro!
Di Esther non ho letto nulla, credo sia tempo di recuperare!