Articolo a cura di Metella Orazi.
Ci sono posti che possono diventare magici per molti motivi e la Sicilia che il compianto Roberto Perrone racconta in La vita che non voglio, edito da Harper Collins, è senz’altro uno di questi.
La vita che non voglio
Lena lavora come giornalista a Milano, ma a poco più di trent’anni si sente già intrappolata in una vita che non riconosce e che non si sente capace di cambiare.
L’unica soluzione che le viene in mente di fronte alla difficoltà di scegliere per il suo futuro è la fuga. La sua amica Anastasia, detta Ani, vedova di un collega più grande, l’ha già accolta in passato e lo farà ancora, così le telefona e le chiede rifugio con la scusa di una vacanza a Trapani.
In Sicilia Lena viene investita dalla luce, dagli odori, dalla bellezza dei luoghi che portano su di sé storie millenarie, ma ha anche una sorpresa non del tutto gradita quando scopre di non essere l’unica ospite nella casa in centro città dell’amica. Un’altra persona, la informa Ani, è lì per “rifiatare”, per rilassarsi nel chiarore abbagliante di Trapani.
Lena è sempre affascinata dall’uso della lingua italiana di Ani, dei suoi verbi, dei suoi aggettivi, dei suoi sostantivi e del significato che dà a questi. Mai quello comune. Spesso si tratta di eufemismi. Rifiatare, in questo caso significa che l’amico dev’essere in fuga come Lena. Da qualcosa o da qualcuno. Rifiatare significa scappare, fuggire, allontanarsi, staccare da persone e situazioni e trovare un luogo tranquillo dove rifugiarsi, in attesa del mutamento della condizione umana. Questa, la traduzione di “rifiatare” nel vocabolario di Ani, che ama far “rifiatare” le persone. Suo marito Angelo la chiamava refugium peccatorum.
Il fatto di non essere sola in casa disturba parecchio Lea, tanto più che l’altro ospite è un vescovo settantenne, Monsignor Patrick, arrivato senza preavviso e non avvezzo alla convivenza con altre persone, con le donne in particolare.
Lea si chiede se anche il prelato sia davvero come lei in fuga… ma perché mai un uomo di chiesa dovrebbe esserlo?
Non vuole continuare quella convivenza forzata, ma quando ha ormai deciso di andarsene, accade qualcosa che la costringe a restare.
I due ospiti, quindi, sono costretti a rimanere per l’amica comune e iniziano un rapporto non cercato da nessuna delle due parti, ma che forse serve ad entrambi. Cominciano a studiarsi facendo congetture sul cosa li abbia portati lì e lentamente allentano le barriere inibitorie e cominciano a raccontarsi.
«Un prete è come un tatuatore, le storie che ha ascoltato, le vite che gli sono state raccontate, lei non può immaginare. Lei non ometta nulla. Se troverò insopportabili certi dettagli, la inviterò a mettere quegli omissis»
La vita che non voglio racconta di due dolori che si guardano e si riconoscono, che aprendosi alleggeriscono il loro cuore. Lena e Monsignor Patrick sono anime eterogenee e distanti ma l’amicizia inaspettata cominciata in un luogo magico per bellezza naturale e storica, è per loro il punto svolta da cui far ritorno a se stessi e alla vita che questa volta decidono di volere.
un libro per chi: è fuggito per fare ritorno più felice di prima
autore: Roberto Perrone
titolo: La vita che non voglio
editore: HarperCollins
pagg. 233
€ 18,50