Chi ama perdersi nei mercatini del brocantage, cercando vecchie cartoline in bianco e nero, ritagli di giornale del secolo scorso, locandine pubblicitarie di un’epoca andata, sarà felice di leggere il memoir di Luciana Boccardi, che pubblica con Fazi La signorina Crovato, il primo capitolo dedicato all’infanzia delle sua lunga, piena e avvincente vita.
La signorina Crovato
Luciana Boccardi – decana del giornalismo di moda e illustre esperta di costume – ridà fulgore a ricordi ricchi di dettagli, che nell’insieme passano in rassegna una vita lunga, piena e appassionata, trasportandoci nell’Italia del secolo scorso, tra le vie della decadente e affascinante Venezia e i campi della più ruspante campagna veneta.
La storia parte dal 1936, quando Lucianina ha solo tre anni e mezzo e il suo amato papà Raoul, musicista talentuoso, geniale, dalle idee politiche rivoluzionarie e anti fasciste, rimane vittima di un incendio che lo sfigurerà per sempre.
La mamma Marcella, pianista innamorata e presente, si sobbarca il peso della famiglia e delle cure particolari che sono necessarie al marito, la cui fragilità nel tempo sfocerà in depressione e alcolismo.
Papà cercava di farmi sentire l’amore infinito che provava per me, ma non riuscivo ad accettarlo. Ancora non potevo guardarlo. Mi faceva paura e non volevo che se ne accorgesse.
Ma tutto cambiò la sera in cui sentii mamma gridare e chiamare aiuto.
«No, Raoul, non farlo! Raoul, no!»
Era sabato. Avevamo finito di cenare. I nonni erano tornati a casa loro visto che l’indomani il negozio restava chiuso e la mamma sarebbe stata in casa per badare a me e a Giorgio. Sulle prime non capii granché. Le urla venivano dal bagno. Mi precipitai e vidi la mamma, in lacrime, che sorreggeva il papà: piangevano entrambi, in realtà, sostenuti del vecchio signor Diego, che abitava al piano di sopra ed era corso giù sentendo mamma gridare. (A lui la nonna lasciava sempre le nostre chiavi per sicurezza).
«Mi sono accorta appena in tempo», singhiozzava la mamma, «che stava scavalcando il davanzale. Devo stare attenta, perché di là c’è la bambina».
E intanto accarezzava i capelli del papà.
I tempi sono quelli che sono, il fascismo sta svelando le sue beffe, la Seconda Guerra Mondiale è alle porte e le difficoltà aumentano di giorno in giorno e così Luciana viene temporaneamente affidata a una famiglia contadina della campagna padovana, imparando a vivere all’aria aperta, a godere dei frutti dei campi e dei prodotti di aie e stalle, con un entusiasmo semplice che le rimarrà per sempre cucito addosso.
Tornata a Venezia, Luciana si adatta ancora una volta, tuffandosi nella ritrovata vita di prima, seppur sempre più piena di difficoltà e privazioni.
Il suo carattere tenace, la brillante intelligenza e quel nido d’amore incondizionato che è la sua famiglia, la porteranno a crescere forte e determinata, nonostante la povertà e la fame, il continuo confronto con le amichette benestanti, le privazioni e i dolori della guerra, le minacce fasciste, l’alcolismo del padre e le fatiche della madre.
Al pomeriggio, dopo i compiti e un’oretta di pianoforte, mi dedicavo al papà. Mi aveva chiesto se potevo aiutarlo a scrivere sotto dettatura dei testi politici, che dovevano restare segretissimi. Iniziammo così a stilare quello che lui chiamò il “documentario” di quegli anni di guerra. Un diario pieno d’informazioni, che avrebbe potuto essere un documento prezioso sulla storia della Resistenza, se alla morte di mio padre la mamma non l’avesse buttato via insieme ai suoi strumenti modificati. Oltre a essere un ricordo di famiglia, quegli oggetti avrebbero meritato di finire in un museo, come testimonianza di un ingegno di una tenacia fuori dal comune, in grado di rimediare alla più crudele delle disgrazie. Ma non ne ho mai fatto una colpa alla mamma: perché in quel viaggio tempestoso che è stata la mia infanzia, ho imparato che la miseria non va d’accordo con la sensibilità, la cultura e la bellezza.
I brevi paragrafi che compongono questo memoir sono istantanee fulgide e veloci, frammenti che potrebbero – se l’aspettativa iniziale era quella di una complessa saga familiare – risultare persino irritanti durante la lettura e che invece, per chi ha sempre amato ascoltare le storie serali raccontate da nonne e zie, non sono che piacevoli e godibilissime pennellate che dipingono attimi sospesi nel tempo.
Il bene che ci volevamo era il nostro ossigeno, il mutuo soccorso era il cemento di una complicità più unica che rara. Quando si è disperati a quel punto, o ci si odia, o ci si ama ancora di più.
Per chi ha l’animo retrò e guarda al passato con curiosità, veder crescere Luciana e vederla entrare, a diciassette anni, alla Biennale di Venezia come dattilografa, sarà una bella avventura, la prima di moltre altre che arriveranno con i prossimi libri.
Da ascoltare con soddisfazione anche su Storytel nell’attesa delle prossime avventure della signorina Crovato.
un libro per chi: ascoltava sempre con affettuoso interesse i racconti delle nonne e delle zie
autrice: Luciana Boccardi
titolo: La signorina Crovato
editore: Fazi
pagg. 328
€ 18