Amici degli anni 80, avete in mente film favolosi come The Breakfast Club e St. Elmo’s Fire?
Se ve li ricordate con affetto e avete voglia di un libro che vi faccia rivivere la giovinezza, La nostra casa di Bov Bjerg, uscito nel 2017, è il romanzo giusto.
La nostra casa
Non compiere 18 anni significava che era stato tutto vano.
È tempo di guerra fredda. Berlino è vicina, ma qui siamo nella Germania rurale, attraversata da strade e ferrovie che tagliano i campi e gli orti coltivati. E chissà dove arrivano, dove possono portare chi decide di seguirle…
Se lo domandano Höppner e Vera, quasi maggiorenni, che ogni tanto fanno l’autostop e arrivano nella grande città, dove tutto è eccitante ma pure tremendamente spaventoso.
Poi c’è il contadino amico di Höppner, Frieder, che ha tentato il suicidio e che su questo atto feroce e provocatorio, riesce a essere lucido e ironico in modo totalmente disarmante.
È dal drammatico gesto di questo ragazzo strambo che inizia la vera avventura.
Frieder, uscito dall’ospedale psichiatrico, decide di andare a vivere nella vecchia casa del nonno e Höppner, per non lasciarlo solo, lo segue a ruota, così come la fidanzata Vera e poi Cäcilia, un po’ snob e lamentosa, arrivata più che altro per non lasciare l’amica sola con ben due ragazzi.
Un atto di ribellione nei confronti di un presente distratto e insoddisfacente e di un futuro regolare e noioso, tutto casa e lavoro.
I quattro hanno poche regole: si va a scuola in bici, chi cucina sceglie cosa si mangerà per cena, la spesa si fa grazie ai piccoli furti messi in atto da tutti i membri della comune, bisogna arrivare a compiere almeno 18 anni.
In pochi mesi ai quattro amici si aggiungono Harry, omosessuale che si prostituisce e spaccia, e Pauline, la bellissima amica che Frieder ha conosciuto al manicomio.
L’ombra del suicidio aleggia nella grande casa, inutile negare la presenza del costante timore che Frieder ci riprovi. Come sarebbe ritrovarne il cadavere? Come reagirebbero i ragazzi? E perchè la morte deve giungere ancora prima di aver iniziato a vivere?
Suicidio. Faceva pensare a una malattia, mi dissi. O a una medicina. Prima si diceva togliersi la vita. O tentare di ammazzarsi. Frieder aveva cominciato a parlare di morte volontaria, di libera scelta. Dubitavo che fosse davvero libero quando ingerì le compresse. Se l’esito della decisione era scontato, in cosa consisteva la libertà?
I sei amici diventano una famiglia. Tra loro s’instaurano legami fortissimi. Si sono scelti e si comprendono, così come sono, accettandosi senza volersi cambiare. Potrebbe accadere in un mondo di adulti?
Il 24 dicembre ero a casa. Cioè, ero in famiglia. Perchè la mia casa in realtà era l’Auerhaus. Ma questo lo capivano solo quelli che erano a casa nell’Auerhaus. Per questo”a casa” significava sempre “famiglia” quando parlavamo con qualcuno che non era a casa nell’Auerhaus. Quando invece parlavamo con chi era a casa nell’Auerhaus, “a casa” significava sempre Auerhaus.
La costante ricerca della libertà diventa eccesso di anticonformismo e scintilla di una serie di bizzarre bravate, divertenti ma anche rivelatrici di importanti fragilità e intime paure.
L’epilogo arriva come il fendente di un’ascia, che spezza il sogno utopico e riporta alla più banale e torva realtà.
Ciò che abbiamo davanti agli occhi non è un semplice romanzo: è una sceneggiatura straordinaria, un film in cui Bjerg, attraverso l’io narrante Höppner, ci fa realmente vivere una scena dietro l’altra, grazie all’uso di dialoghi taglienti e di ingenue riflessioni interiori, in una prosa efficace che quasi oserei definire geniale.
Un romanzo che è come la giovinezza: ammalia e ferisce, volando via in un attimo.
un libro per chi: si sente nostalgico e ha bisogno di sorridere con un filo di amarezza
autore: Bov Bjerg
titolo: La nostra casa
traduzione: Franco Filice
editore: Keller
pagg. 201
€ 16