Sfido chiunque a non ritrovarsi in almeno una delle manie di controllo di Susan Green, la protagonista del romanzo di Sarah Haywood, La felicità del cactus.
Per quanto ci si possa credere e sentire liberi, estroversi e alternativi, in tutti noi alberga una Susan; forse nascosta sotto ben altri aspetti caratteriali, sicuramente in misura infinitesimale, ma io so che lei è dentro di noi.
Perchè sono certa che, almeno una volta nella vita, tutti noi ci siamo detti “questa cosa deve essere esattamente così come voglio io e nessuno deve mettersi tra i piedi”.
Lo abbiamo detto per difesa, per non soffrire, per sentirci al sicuro.
Ebbene, Susan Green è assoluta campionessa di questa filosofia.
La felicità del cactus
Spartana, determinata, anaffettiva.
Sono questi i primi tre aggettivi che mi sono venuti in mente, incontrando questa quarantacinquenne inglese alle prese con il pieno controllo della vita, sua e altrui.
Direte: come si può entrare in empatia con una donna simile?
A Londra ho costruito la vita perfetta per me. Ho una casa che soddisfa le mie attuali esigenze, un lavoro adeguato alle mie capacità e facile accesso a stimoli culturali di ogni genere. A eccezione delle ore lavorative, ho pieno controllo su ogni aspetto della mia esistenza. Fino a poco tempo fa avevo quello che si potrebbe impropriamente definire un “compagno”, anche se in realtà si trattava di un rapporto di reciproca convenienza: avevamo un semplice accordo che ci garantiva i benefici di una relazione intima con un individuo del sesso opposto, senza però i costi emotivi che normalmente comporta. Appena ho scoperto che il caso, il destino, la sfortuna – chiamatelo un po’ come vi pare – aveva compromesso la mia posizione, ho dato un taglio netto al nostro accordo. Nessuno può intrufolarsi nel mio mondo, che resta mio e basta. Anche se forse le circostanze attuali potrebbero richiedere qualche aggiustamento.
Fin dalle prime pagine, Sarah Haywood descrive il carattere e il modo di vivere di Susan, costruendo con maestria un personaggio in pieno cambiamento.
Sì, perchè Susan è sicuramente una maniaca del controllo, fredda e distaccata, ma nel vedere il suo corpo diventare morbido e le ferree abitudini messe a dura prova, è costretta, suo malgrado, a rivedere tutte le regole e i ritmi dati alle proprie giornate.
Ed è per questo che da antipatica perfettina, riesce a diventarci quasi simpatica.
Susan non deve solo affrontare una gravidanza – che definisce, in uno dei momenti che più mi hanno fatta sorridere, trafila – ma anche la perdita della madre e la conseguente lotta con il fratello per la suddivisione dell’eredità.
Apparentemente disinteressata all’amore passionale e ai rapporti affettivi, Susan nasconde un passato difficile, a cui ha scelto di reagire coltivando un eccesso di autonomia.
Ai tempi della scuola, non ero interessata ai ragazzi nel modo sciocco e frivolo in cui lo erano le mie compagne di classe. So che alle persone piace cercare una ragione psicologica per ogni aspetto della nostra personalità e se anche voi siete così vi basterà pensare ai modelli maschili presenti nella mia vita, cioè mio padre (alcolista e inaffidabile) e mio fratello (pigro e vendicativo). Oppure potrebbe semplicemente darsi che già in tenera età fossi consapevole del fatto che una relazione intima con un ragazzo o un uomo – o a dire il vero con chiunque altro – avrebbe messo a repentaglio la mia libertà, indebolito il mio individualismo, rubato tempo prezioso ad altre cose e causato uno spreco superfluo di energia emotiva.
Grazie al confronto con la vicina di casa Kate, madre di due bambini molto piccoli e abbandonata dal marito per un altro amore, e con Robert, amico del fratello Edward, Susan inizia a notare qualche crepa nella sua lucente corazza indurita dall’ipercontrollo.
Riuscirà a superare i ricordi d’infanzia e giovinezza, che l’hanno così tanto condizionata, e ce la farà ad accettare questo nuovo modo di vivere senza voler continuamente mettere freno alle emozioni?
Se amate il Sheldon Cooper di The Big Bang Theory, se avete simpatizzato con Melvin Udall, l’ossessivo compulsivo interpretato da Jack Nicholson in Qualcosa è cambiato, o se ancora pensate con affetto al professor Don Tillman raccontato da Graeme Simsion in L’amore è un difetto meraviglioso, La felicità del cactus è un libro che dovete leggere e Susan Green entrerà di diritto tra i personaggi che non dimenticherete.
un libro per chi: ha sofferto e ha scelto di difendersi dal mondo, ma oggi ha voglia di vivere e sentire tutto, fiorendo come un cactus
autore: Sarah Haywood
titolo: La felicità del cactus
traduzione: Chiara Mancini
editore: Feltrinelli
pagg. 360
€ 15