C’è una Sicilia crudele, incantata e ancestrale a far da sfondo a La Dragunera, libro d’esordio di Linda Barbarino, pubblicato da Il Saggiatore qualche giorno prima del lockdown e diventato, nonostante tutte le difficoltà del periodo, un caso editoriale già in ristampa.
Un romanzo che fa dello stile e della lingua il perno su cui ruota una tragica storia di amore e odio, e che sarà protagonista dell’inconro virtuale del gruppo di lettura Absolute Beginners il prossimo 23 luglio.
La Dragunera
Al paese si diceva che era magara, ntisa la Dragunera, così la chiamavano, come la tempesta di vento e acqua a capo di verno. E anche sua madre era Dragunera, una ladiazza che intrecciava canestri davanti la porta e vendeva cipolle per farli entrare i belli giovani e sistemare la figlia.
E la figlia si sistema, con il giovane Biagio, che aveva lasciato la casa natale per fare il questurino ma che non ha resistito lontano dalla terra aspra e assolata in cui affondano le sue radici.
La Dragunera lo ha ammaliato, diventando l’ennesima occasione di allontanamento dalla famiglia e in particolare dal padre, che lo ha sempre ritenuto uno smidollato poco di buono, e dal fratello Paolo, che è sempre rimasto accanto ai genitori per lavorare la terra e fare il vino.
La sapeva la gran minchiata che aveva fatto a farsi mettere la verdedda da due femmine. Lo capiva che ci voleva coraggio e una faccia di bronzo a tornare da suo padre dopo che gli aveva tolto l’aiuto. E ci tornava con altre due bocche da sfamare. Che uomo era? Che stava a significare? Solo sua madre lo poteva cupunare, solo una femmina, che le femmine non pensano colla testa.
Biagio che è così diverso da Paolo, il gran lavoratore che come unica distrazione ha le femmine, tanto da andare a puttane! Anzi, dalla puttana.
Perché Rosa Sciarra è la sua prediletta, quella a cui dedica più tempo, a cui rivolge le attenzioni che solitamente dovrebbero appartenere solo alla donna con cui ci si accasa.
E lei, Rosa, la puttana buona che ancora sogna la casa d’infanzia da cui fu allontanata alla morte della madre, accoglie quell’uomo ogni volta come se il loro fosse un vero incontro d’amore, ben diverso da quelli a cui è costretta per sopravvivere.
I dissapori tra i due fratelli sono speculari a quelli tra le due donne, vere protagoniste di questa storia di polvere, sudore e sangue.
Due donne che mai interagiscono tra loro e la cui rivalità si tende tra le pagine fino a renderle taglienti.
La forza del romanzo di Linda Barbarino sta proprio qui, nel girare intorno a una storia appena sfiorata eppure così maledettamente affascinante da tramutarsi in ossessione, muovendosi solo tra l’essenzialità di pochi fatti e un tripudio di immagini evocate da un linguaggio dialettale che diventa ordito di un prezioso tessuto.
Il lettore non cerchi quindi ne La Dragunera una trama avvincente e originale, ma si lasci trasportare dalla magia di una lingua dialettale impossibile da comprendere fino in fondo eppure capace di smuovere qualcosa di profondo, trasformando le vicende dei personaggi nella malinconica storia di un mondo rurale antico che appartiene al passato di tutti noi.
un libro per chi: non resiste al richiamo di Verga, Sciascia e Bufalino
autore: Linda Barbarino
titolo: La Dragunera
editore: Il Saggiatore
pagg. 192
€ 17