È Gustavo Rol L’ultimo mago raccontato da Francesca Diotallevi nel suo ultimo romanzo pubblicato da Neri Pozza. Una figura enigmatica e controversa del passato più recente, che ha sempre diviso chi ne ha seguito le gesta.
L’ultimo mago
Chi era Gustavo Rol?
Un prestigiatore? Un sensitivo? Un medium? Un imbroglione?
Per chi lo amava e seguiva, era qualcuno in grado di connettersi con qualcosa di altissimo e onnipotente; era “la grondaia di Dio”, com’egli stesso amava definirsi.
Per chi, invece, era ed è spinto da razionalità e cinico scetticismo, Rol era solo un abile affabulatore, capace di convincere chi assisteva ai suoi esperimenti di averlo visto leggere libri a distanza, scrutare oggetti chiusi in cassetti a chilometri di distanza, dipingere senza toccare i pennelli, addirittura camminare sulle acque.
Ma L’ultimo mago, in verità, non è una biografia romanzata del distinto e garbato signore nato nel 1903 e morto nel 1994, vissuto nella Torino magica e circondato da amici importanti.
Il romanzo di Diotallevi è soprattutto la storia di un’amicizia, di un amore spezzato dal destino: quello di Antonio, detto Nino, e di Miriam, ora sposata con Giorgio, il terzo incomodo, l’amico di gioventù di entrambi, oggi ricco avvocato come lo era stato prima suo padre.
Siamo negli Anni 60 e Nino, perseguitato dai debiti di gioco, fugge da Roma, dagli strozzini che lo inseguono e da una carriera di sceneggiatore mai decollata a Cinecittà.
A Torino, in nome di un’amicizia giovanile mai dimentica seppur non coltivata, lo ospitano nella loro bella e grande casa borghese proprio Giorgio e Miriam, che si sono uniti in matrimonio mentre Nino, dopo la disfatta di El Alamein, era prigioniero degli inglesi in India, durante la Seconda Guerra Mondiale.
Nino è un uomo tormentato dai ricordi, dalle scelte che (non) ha fatto, dall’alcool e dal vizio del gioco, e il suo amore per Miriam non è stato in grado di tenerlo al sicuro, di fargli scegliere una vita diversa.
La guardò, e vide una donna ancora giovane, di una bellezza sfuggente, travestita da signora. Un tempo credeva di averla conosciuta, ma la sua non era che un’illusione: delle vite degli altri ci sfugge sempre l’essenziale.
Miriam, invece, ha scelto Giorgio. Ma è stata davvero una scelta voluta, desiderata fino in fondo, o è stato solo un ripiego nell’assenza di Nino?
«Ma cosa sei diventato, Nino?»
Lui fece roteare il bicchiere, osservando il liquido ambrato disegnare archi sul vetro.
«Qualcuno che il disprezzo non può più ferire» disse con calma, ingollando l’ultima sorsata.
In questo sofferto duello tra ex amanti si muove, elegante e discreto, la figura di Gustavo Rol, che tanto fece discutere chi voleva sbugiardarlo in tv, dove lui non volle mai andare a compiere i suoi famosi esperimenti.
Rol accetta di coinvolgere in questi solo poche persone, invitate di sera alla sua corte. Miriam è già tra queste, stregata dai poteri dell’uomo, e Nino, tra gli scettici che vedono in Rol un truffatore, chiede di essere ammesso tramite lei in quel cerchio prestigioso, mosso dal desiderio di scrivere la verità sull’uomo dei miracoli.
«Ma lei chi è, esattamente? Un prestigiatore? Una specie di mago?»
«Nulla di tutto ciò» rispose Rol. «La pregherei, anzi, di non usare quel termine: ha un significato oscurantista che proprio non mi si addice. Non credo d’essere un medium nel senso letterale della parola, e nemmeno un sensitivo. Forse posseggo doti di una intuizione molto profonda e istintiva, tutto qua. Quello che faccio, servendomi di un mezzo, se vogliamo, piuttosto banale» proseguì, indicando la carta, «è far capire agli altri di quale portata è la potenza della mente umana e, di riflesso, quella dello spirito». Gli rivolse un’occhiata benevola. «Lei chi è, invece? E perché è qui stasera? Vuole che glielo dica io?»
Più che la storia, ben raccontata e documentata, è la scrittura pulita, soppesata ed efficace di Francesca Diotallevi a trascinare le lettrici e i lettori fino all’ultima pagina; una scrittura che nella sua limpidezza si fa così potente da renderci realmente partecipi delle serate “magiche” nella casa di Gustavo Rol.
Tra queste incalzanti pagine c’è anche Torino, quarta protagonista del romanzo, la città magica che fa da sfondo a questa storia e che Diotallevi mette su carta in maniera così vivida da farci sentire l’umidità nelle ossa.
Tra riflessioni sull’incedere del tempo e sulla sua nascosta elasticità, sul destino ineluttabile già scritto per tutti noi, sulla scrittura che è spesso il mezzo per rendere visibile e palpabile ciò che non lo è, L’ultimo mago si legge avidamente, nella speranza di cogliere i segreti di quello che è stato un personaggio controverso ma indubbiamente affascinante.
un libro per chi: non conosceva Gustavo Rol ma soprattutto per che ne conosceva già le gesta e vuole ritrovarle
autrice: Francesca Diotallevi
titolo: L’ultimo mago
editore: Neri Pozza
pagg. 240
€ 18