L’educazione di Tara Westover, caso editoriale in cima alle classifiche americane e inglesi e pubblicato in Italia da Feltrinelli, è un libro sconvolgente.
Ho finito di leggerlo da poche ore e non riesco a togliermi dalla mente che la storia di Tara e della sua famiglia di mormoni anarchici e integralisti della provincia americana sia vera e vissuta quanto la mia, quanto quella di tutti noi.
Tara, che oggi ha quasi trentadue anni, è realmente passata attraverso tutto ciò che racconta nelle 360 pagine del suo memoir crudo e inclemente.
Il fatto che sia ancora viva e che oggi riesca a raccontarci la sua rinascita, mi appare come un miracolo.
L’educazione
Tara è figlia di Faye, che proviene da una buona famiglia, e di Gene, integerrimo credente di più umili origini. È l’ultima di sette fratelli e sorelle, che crescono ai piedi di un picco montuoso, il Buck’s Peak in Idaho.
Gene fa soldi (pochi), a volte raccogliendo lamiere e rivendendo i metalli, altre volte costruendo fienili e capannoni. Faye prepara intrugli guaritori e impara, con grande fatica e disgusto, a far nascere bambini. In mezzo a queste due figure genitoriali alquanto bizzarre, i sette figli crescono ignoranti e sporchi, lavorando nella discarica paterna o rimestando erbe in pentoloni fumanti.
È Gene a dettare le regole in famiglia, straparlando con veemenza e convincendoli che su tutti loro vegli la mano di Dio e allo stesso tempo incombano i giorni dell’abominio, quelli che per il resto del mondo sono semplicemente il periodo d’attesa del millenium bug (quell’attimo a cavallo tra il 1999 e il 2000 in cui un potenziale difetto informatico avrebbe, secondo alcuni, messo in crisi l’economia e la società).
Nell’attesa dell’apocalisse, Gene, Faye e i loro figli accumulano cibo, benzina, armi e munizioni, perchè solo loro, veri credenti e fedeli, sopravviveranno all’abominio mentre tutto il resto del mondo andrà in pezzi e chi non si sarà preparato alla fine, cercherà di attaccarli per portare via i loro preziosi beni.
Faccio fatica a credere che il giovane spensierato in quella fotografia sia mio padre. Se penso a lui vedo un uomo stanco di mezza età, spaventato e ansioso, che accumula cibo e munizioni. Non so quando l’uomo nella fotografia sia diventato l’uomo che conosco come mio padre. Forse non c’è stato un momento preciso.
Cosa ha cambiato Gene? Come mai è arrivato a essere un estremista mormone? Forse la causa scatenante è stato il discusso assedio dei Weaver, una famiglia di cui ha sentito parlare in tv, accerchiata dai federali e quasi sterminata?
Le verità Tara la scoprirà solo quando inizierà a studiare e a emanciparsi lontano da casa, ma prima dovrà subire il lavaggio del cervello di questo padre malato e incoerente e i ripetuti soprusi del fratello Shawn. Dovrà sopportare l’umiliazione di essere diversa, dovrà veder passare sotto i propri occhi la carne maciullata e ustionata del fratello Luke, dovrà sentirsi dire che puzza e che ciò che crede vita è in realtà una prigione piena di violenza.
Quel momento avrebbe definito il mio ricordo di quella sera, e di molte altre sere simili, per dieci anni a venire. In quel ricordo mi vedevo incrollabile, dura come pietra. All’inizio me l’immaginai e basta, finché un giorno divento realtà. Allora potevo dirmi, senza mentire, che non aveva nessun effetto su di me, che lui non aveva nessun effetto su di me, perché niente l’aveva. Non capivo quanto fosse vero e malsano. Quanto mi fossi svuotata. Nonostante tutto il mio arrovellarmi sulle conseguenze di quella sera, non avevo capito la verità essenziale: che il fatto che non avesse nessun effetto su di me era il suo effetto.
Una prima scintilla di libertà si accende in Tara quando il fratello Tyler lascia la famiglia per andare al college. In quel momento uno spiraglio si apre, per far filtrare un’accecante luce di normalità.
Si può quindi essere liberi e realizzati lontani da Buck’s Peak, dalla discarica, dai rottami, dalle erbe e dagli oli essenziali?
Si può, ma il distacco ha un prezzo e la guerra interiore lascia ferite non facili da gestire per una giovanissima donna.
La collera di Dio aveva devastato città, aveva inondato la Terra intera. Mi sentii debole, poi del tutto impotente. Mi ricordai che la mia vita non mi apparteneva. Che potevo essere spogliata del mio corpo in ogni momento, e trascinata in cielo a rendere conto a un Padre infuriato.
Più dirompente di tutto, però, è la CULTURA.
Più Tara studia più si rende conto d’aver vissuto in mezzo a bugie stupide, a credenze inutili, circondata da falsità vere e finte verità.
Provavo un certo brivido, ora, nel confrontarmi con quelle parole. Provavo un brivido simile nel leggere Madison, Hamilton e Jay, soprattutto quando rifiutavo le loro conclusioni a favore di quelle di Burke, o quando mi sembrava che le loro idee non fossero poi molto diverse nella sostanza ma solo nella forma. C’erano dei presupposti meravigliosi insiti in questo metodo di studio: che i libri non erano dei trucchi, e che io non ero una stupida.
Tara è in lotta contro se stessa, in una una sfida dolorosa e continua tra quella che è stata e quella che può diventare. È una puttana senza alcun futuro, così come la marchiavano il padre e Shawn, o è una studentessa brillante?
La battaglia interiore è raccontata con tale realismo e vigore da ritrovarci, noi lettori, a fare il tifo per questa ragazza americana che spezza le inossidabili catene di un martirio troppo a lungo subito e vola verso una redenzione più che meritata.
Forza Tara, forza!
L’educazione è un libro che porta in sé un messaggio potente: si può emergere dall’ignoranza, si possono sconfiggere paure e credenze e la via per liberarsi è lastricata di studio, libri, impegno, cultura.
Un messaggio che oggi più che mai, in mezzo a gente che teme l’uomo nero e si barrica dietro alti muri, è necessario diffondere.
un libro per chi: non s’impressiona facilmente e per chi cerca una storia che colpisca forte lo stomaco, riaccendendo il cervello
autore: Tara Westover
titolo: L’educazione
traduzione: Silvia Rota Sperti
editore: Feltrinelli
pagg. 368
€ 18
Come non condividere la tua frase conclusiva al post? La cultura per abbattere i muri.
PS. Non è che stasera sei alla Feltrinelli Red di Sabotino?
Ho trovato questo libro di un’attualità disarmante.
Ho pensato per tutto il tempo agli ignoranti – nel senso letterale, che ignorano – che hanno paura di qualsiasi cambiamento della società civile, perché non sono in grado di vedere oltre il proprio piccolo mondo.
È stata una lettura davvero illuminante!
P.S: no, stasera non sarò in Sabotino!
Una lettura decisamente necessaria!
Ho letto questo libro qualche anno fa e probabilmente lo rileggerò presto perché mi piacerebbe approfondire di più questo tema della cultura che salva dall’ignoranza. Sapresti consigliarmi qualche titolo? Grazie!
Ciao Sandra, qui sul blog trovi il post dedicato al romanzo di Abi Daré, La ladra di parole!