Si rischia di cadere nel banale quando si tratta di raccontare un romanzo come L’anno in cui imparai a leggere di Marco Marsullo, pubblicato da Einaudi.
Il rischio è quello in cui ci si può imbattere quando si ha a che fare con quei libri che vengono unanimemente definiti “belli” ed “emozionanti”, perché si sa che in quest’epoca di rabbia, disagio e dolore, qualsiasi cosa propaghi bellezza ed emozioni positive tenda a passare per ordinaria e superflua.
Non può però esserci nulla di banale in un romanzo che riscrive, tra lacrime di commozione e fragorose risate, il significato profondo della parola famiglia.
L’anno in cui imparai a leggere
Niccolò ha venticinque anni e un romanzo di successo alle spalle.
Simona ha la stessa età ed è già madre.
Un colpo di fulmine li unisce immediatamente in una Napoli accogliente e caciarona, dando vita a una relazione che subito deve fare i conti con la realtà e il senso del dovere di una mamma alle prese con un figlio di quattro anni, il piccolo e malinconico Lorenzo.
Lorenzo non ha mai conosciuto suo padre.
Simona lo ha incontrato durante l’Erasmus in Spagna e di quel bel ragazzo argentino non ha poi saputo più nulla, crescendo da sola – orfana di entrambi i genitori e con il solo aiuto di una strampalata vicina di casa – il frutto del loro passionale amore.
Non è facile per Niccolò inserirsi in quella minuscola famiglia dalla solida quotidianità, fatta di regole e orari, impegni e bisogni.
Non è semplice per Lorenzo dividere la mamma con un altro maschio, un rivale che potrebbe mettere in discussione tutto il suo mondo affettivo.
– Vuoi sapere una cosa, Nic? – Simona si rabbuiò.
– Dimmi… – la guardai negli occhi.
– Sai perché mi innamorai del padre di Lorenzo?
– Che c’entra questo, ora?
– Lui aveva perso la mamma quando era piccolo, proprio come è capitato a me con i miei genitori. Quel dolore lì ci aveva uniti, ci eravamo innamorati perché eravamo rimasti soli troppo presto.
– E quindi?
– Con te non mi sento più sola. Vorrei che per una volta nella mia vita l’amore arrivasse per cose che vivono, non per cose morte.
Tra Niccolò e Lorenzo non è tutto rose e fiori.
Mentre il primo incolpa le dinamiche familiari di una crisi creativa che gli fa mettere in dubbio il proprio talento e rimesta insicurezze affettive mai del tutto superate, il secondo teme di dover rinunciare anche all’unico genitore che conosce.
Simona, che non ha mai abbandonato il sogno di diventare attrice, li costringe ad avvicinarsi chiedendo a Niccolò di prendersi cura di Lorenzo per un mese, durante il quale lei tornerà a essere una giovane e spensierata ragazza che insegue la vita.
Le famiglie sono una trappola a cui nessuno di noi può rinunciare.
Le famiglie si distruggono, spaccano le vite a metà, si ricostituiscono. Si autogenerano senza che ce ne accorgiamo, sono un sistema istintivo di sopravvivenza. Tutti ne abbiamo bisogno e tutti ne siamo soffocati.
A complicare il tutto, proprio mentre Niccolò si arrende all’infinito amore che prova per Lorenzo, dall’Argentina arriva Andrés, padre naturale del bambino.
Chitarra in spalla, riccioli ribelli, braccia tatuate, un bagaglio di bugie e un sorriso sfrontato, il giovane e ciclonico musicista porterà scompiglio in quel difficile ma ormai viscerale rapporto a due.
Marco Marsullo, con sensibilità rara e profondamente autentica, racconta una storia che non può che fare breccia nel cuore dei lettori.
Niccolò, Andrés, Lorenzo e la stessa Napoli, ci ricordano che amare davvero significa anche lasciare andare, che sentirsi parte di una famiglia spesso ha ben poco a che fare con i legami di sangue e che aprirsi e donarsi agli altri sono i più grandi regali che possiamo fare a noi stessi.
E che il sorriso di un bambino, chiunque esso sia, può illuminare anche l’esistenza più cupa.
Perché i figli non sono solo di chi ci mischia dentro il corredo genetico. I figli sono di chi se ne prende cura, di chi scova un ultimo granello di energia per loro, la sera, dopo una giornata infernale. I figli sono di chi, senza pensarci troppo su e senza una garanzia, si innamora di loro anche se hanno gli zigomi di un’altra persona.
L’anno in cui imparai a leggere è un romanzo che resta, come certi ricordi d’infanzia che portiamo con noi per sempre.
un libro per chi: ha bisogno di sentirsi in famiglia
autore: Marco Marsullo
titolo: L’anno in cui imparai a leggere
editore: Einaudi
pagg. 277
€ 18
Devo dire che non amo molto gli autori italiani, ma mi hai incuriosito molto 🙂 Ci penserò 🙂
grazie per questa recensione. di Marsullo avevo molto amato Atletico Minaccia, detestato quello dei Quattro che fuggirono dalle Monache (non era proprio così il titolo, ma ci siamo capiti), così così I miei genitori non hanno figli. Quindi ero molto curiosa di questa sua nuova prova. Lo cercherò
Anche per me è stato amore con Atletico Minaccia, poi confesso di non aver letto altro dell’autore, ma questo affresco contemporaneo familiare mi ha davvero emozionata.
Buona lettura!