Articolo a cura di Melina Spinella.
All’inizio del libro scritto da Carmine Abate, L’albero della fortuna c’è una breve premessa di Aboca Edizioni che ci ricorda che oggi più che mai è di vitale importanza che la collettività acquisisca totale consapevolezza su quanto sia urgente vivere seguendo uno stile di vita nel pieno rispetto della natura – che poi, non è altro che vivere rispettando noi stessi.
L’albero della fortuna
Questo delicato e profondo romanzo conferma lo spessore del contributo di Aboca – un’azienda conosciuta in tutto il mondo per i suoi prodotti naturali per la salute e il benessere – che si propone di trasmettere valori legati all’ambiente e alla natura non solo attraverso opere scientifiche, ma anche con un’originale linea editoriale composta da una serie di romanzi che raccontano il mondo che ci circonda a partire da un albero.
La voce narrante del romanzo è quella di Carminù, un ragazzino che vive in un piccolo paese della Calabria e che ha una smodata passione per i fioroni che in dialetto si chiamano bottafichi: c’è un albero di fichi dietro casa sua, è fine giugno e i suoi frutti, quelli preferiti da Carminù, sono ormai maturi.
Così era diventato il più bel fico dei dintorni, l’albero di tutti: del nostro vicinato e del paese intero di Spillace, dei girovaghi forestieri, dei venditori ambulanti, dei teatristi che replicavano i loro spettatori in piazza per una settimana, dei ladri di frutta, del pescatore della Marina che arrivava a dorso di mulo per vendere due cassette di sarde coperte da nuvolette di vespe. Insomma, il fico apriva come braccia generose i suoi rami carichi di frutti, donandoli a chiunque gli passasse davanti.
La lettura del romanzo è molto scorrevole grazie anche al particolare stile evocativo della scrittura di Abate, che sa utilizzare parole semplici, ben calibrate e così potenti che pare davvero di sentire il profumo della campagna dove i ragazzi scorrazzano d’estate o delle polpette cucinate dalla madre di Carminù.
È intorno a quel fico che si svolge la vita degli abitanti di Spillace.
È in quel luogo che Carminù, Vittorio e Mario diventano “compari” scambiandosi un garofano come prevede la tradizione; è lì che Carminù vede per la prima volta Argentì – così soprannominato perché da giovane era emigrato in Argentina – ma soprattutto dove impara a conoscerlo.
Nuni Argentì, come lo chiamavano in dialetto tutti i bambini del paese in forma di rispetto, è un uomo anziano che ogni giorno, da quando è tornato in paese, ama sedersi sotto quell’albero, su una sedia che porta con sé; racconta al ragazzino che gli antichi dicevano che il fico portasse fortuna anche perché grazie ai suoi frutti nutrienti intere generazioni non sono morte di fame. Carminù, che sente raccontare per la prima volta questa credenza, non sa se credere a quello che sostiene con convinzione Nuni Argentì.
Se tu ci credi fermamente che il fico è l’albero della fortuna, la fortuna ti assiste davvero. Ma non pensare che ti aiuta a vincere all’Enalotto o al Totocalcio. Ti aiuta a usare meglio la tua forza e la tua spertizza, se ne hai a sufficienza. Ti aiuta a fare progresso nella vita. Gli antichi, nelle cose che contano, sbagliavano poche volte. E dagli sbagli imparavano. E pure dai fatti buoni imparavano…
Nuni Argentì diventa un punto di riferimento per Carminù, che con il tempo comincia a considerarlo come un nonno adottivo, visto che i suoi li ha persi da tempo e ne sente la mancanza. Il loro è un rapporto profondo e delicato, a tratti davvero commovente per la dolcezza e la cura che usano reciprocamente durante le loro lunghe chiacchierate. Il vecchio si sente meno solo ora che è ha stretto un legame d’affetto con il ragazzo; la vita è stata già parecchio dura con lui.
Carminù è ancora un adolescente e Nunì Argentì cerca di prepararlo alla vita adulta che di certo non lo risparmierà dagli inevitabili dolori e dalle difficoltà che si presenteranno prima o poi.
Ti raccomando, impegnati sempre; il talento da solo non basta nella vita. E nemmanco la fortuna basta, senza la fatica!
L’albero della fortuna è un romanzo breve, ma caratterizzato da un’intensità struggente che non intristisce affatto il lettore.
Al contrario, sono pagine che trasmettono una potente energia che deriva dall’intreccio serrato tra natura e saggezza umana che, tramandata sapientemente, rappresenta un’eredità preziosa e indimenticabile per chi la sa custodire, come Carminù.
un libro per chi: prova una sana nostalgia del “paesello” e considera importanti le proprie radici
autore: Carmine Abate
titolo: L’albero della fortuna
editore: Aboca
pagg. 176
€ 14