Articolo a cura di Metella Orazi.
Jack di Marilynne Robinson, con Gilead, Casa e Lila, è l’ultimo tassello, pubblicato da Einaudi e tradotto da Eva Kampmann, che va a comporre una tetralogia di libri ambientati negli anni ’50/’60, in piena segregazione razziale.
Jack
Jack Boughton, già presente nei citati romanzi precedenti solo in maniera marginale, è il protagonista assoluto di questa particolare storia in cui pensieri, riflessioni e poesia dell’uomo sono il fulcro attorno al quale Robinson costruisce un impianto di pensiero filosofico e religioso.
L’inizio del racconto è folgorante, Jack si trova in un cimitero di bianchi a St. Louis, dove incontra Della, una ragazza che scopriamo in un secondo momento essere nera, che è rimasta involontariamente chiusa dentro. La famiglia d’origine che ha dato a Jack un’educazione solida e rispettabile gli impone di non lasciare Della sola, per questo i due rimangono insieme e a debita distanza, cominciando a parlare in attesa che la notte finisca e che qualcuno apra loro il cancello la mattina seguente.
Lei è bella, giovane e figlia di un predicatore metodista che crede nel “separatismo” per l’emancipazione degli afroamericani, così diversa da Jack che è bianco e rappresenta tutto ciò da cui Della dovrebbe rifuggire, un ladruncolo senza fissa dimora, uno che per non nuocere agli altri se ne allontana e vive solitario perché porta solo guai e ne è consapevole.
L’incontro però sembra ineluttabile e Robinson ci fa scoprire lentamente tutte le fasi del loro avvicinamento nel segno di una sorta di predestinazione. Scopriamo che già in precedenza Jack e Della si erano conosciuti e lo svelamento del passato, del presente e del loro ipotetico futuro si snoda lungo tutto il libro, che a tratti sembra un giallo senza delitto perché nasconde il mistero della vita di Jack, un furfante buono e colto che si rifugia in biblioteca per ripararsi dal tempaccio e prendere in prestito temi su cui riflettere.
Shakespeare e Amleto, Macbeth, Re Lear, Milton e Il paradiso perduto compaiono nei loro dialoghi, così come il Giudizio Universale e la fine del mondo sono discussione e quasi gioco tra loro.
Qualsiasi spirito avesse assistito alla scena avrebbe pensato che fossero giunti là dopo giorni o anni di affettuosa amicizia, passando per il cimitero mentre si dirigevano verso il genere di futuro che di solito aspetta la gente, crepacuore o matrimonio o altro, mentre in effetti non solo erano estranei ma anche estraniati: lei parlava con lui solo per far passare il tempo, quelle poche, lunghe ore.
La Bibbia è la base della tematica narrativa di Robinson che, con una scrittura precisa e pulita, coinvolge anche il lettore avulso da ragionamenti teologici-filosofici e lo trasporta in un tempo senza tempo, nella dimensione del mito e nella contemporaneità in ugual misura.
Una lettura impegnativa ma Robinson ha la capacità di parlare attraverso un personaggio indimenticabile quale è Jack e, come i grandi scrittori sanno fare, narra dell’esistenza di uomini e donne, di bene e male.
per chi: ama vedere anche un punto di vista differente dal suo e non si spaventa davanti alla profondità
autrice: Marilynne Robinson
titolo: Jack
traduzione: Eva Kampmann
editore: Einaudi
pagg. 319
€ 20