Difficile che un cosiddetto giallo mi appassioni, che riesca a destare in me l’interesse per andare avanti nella lettura.
Difficile ma non impossibile, soprattutto quando tra le mani c’è un romanzo storico che tratta temi come l’Olocausto, i segreti vaticani e, cosa rara e per questo sempre preziosa, le vicende dei Balcani, dalla Seconda Guerra Mondiale ai più recenti anni 90.
L’esordiente Claudio Uguccioni con Il purgatorio non è eterno, pubblicato da Ronzani Editore, ha costruito un romanzo avvincente e perfetto anche per chi storce il naso davanti ai libri di genere.
Una storia così intrigante da diventare protagonista del gruppo di lettura Absolute Beginners nell’incontro del prossimo 17 settembre.
Il purgatorio non è eterno
Roma, 1995.
Il professore francese Émile Martin è stato trovato morto nella sua camera in un residence.
Pare che si sia sparato alla testa, un suicidio che potrebbe essere giustificato dalla perdita di moglie e figlio in un incidente stradale.
Qualcosa, però, insospettisce il tenace e passionale vicecommissario Luigi Ranieri, chiamato a fare le opportune verifiche prima di archiviare il caso.
Martin aveva prenotato un volo aereo e un hotel per Washington, avrebbe dovuto partire di lì a poche ore.
Perché organizzare un viaggio se l’intento imminente era quello di uccidersi?
Qualcosa non torna e Ranieri non può che rivolgersi a Elena Mariani, giovane e determinata magistrata cresciuta nel team di Paolo Borsellino, che scelse di abbandonare quando divenne madre, non potendo più pensare solo a se stessa.
Mariani segnala al vice commissario un’altra morte sospetta: un incidente stradale in cui la vittima è Remo Gentili, archivista del Vaticano con il vizio del gioco d’azzardo.
Qualcosa lega queste due morti apparentemente casuali?
«… Ranieri, io sarò riservato, ma tu cerca di fare attenzione. Quelli che abitano oltre il Tevere tendono a essere molto permalosi quando si tratta del loro Archivio. Se fosse vero che hanno rubato qualcosa, saranno a dir poco arrabbiati e faranno di tutto per recuperarlo. E chiunque proverà a mettersi in mezzo, rischierà di essere poco gradito.»
Inizia così a dipanarsi un fitto mistero, che vede coinvolto il Vaticano e riporta alla luce fatti storici sconosciuti ai più, come il regime degli Ustascia, una sorta di squadrone della morte croato dedito alla pulizia etnica contro la popolazione serba durante la Seconda Guarra Mondiale.
Tutto ciò con il placido e omertoso benestare del supremo ordine religioso romano, sempre in lotta contro il comunismo e pronto a difendersi da qualsiasi usurpatore del proprio potere millenario.
«L’olocausto perpetrato dai nazisti e in maniera più più artigianale, le stragi di serbi, ebrei e rom da parte degli Ustascia» concluse Marchini, «non furono soltanto un crimine contro l’umanità, ma anche la più grande rapina della storia. E grazia al frutto di questa rapina, gli Ustascia ebbero la possibilità di rifarsi una bella vita nei paesi al di là dell’Atlantico dove si trasferirono: Argentina, Cile, Canada e via discorrendo. Proprio come fecero i nazisti in fuga con l’oro degli ebrei depositato nelle banche svizzere. Però, da questi fatti e ormai trascorso mezzo secolo, un po’ troppo per spingere qualcuno a commettere qualcosa di illecito.»
Gli orrori perpetrati dagli Ustascia erano gemelli di quelli portati avanti dai nazisti, tanto da non limitarsi alle torture contro serbi e musulmani, ma arrivando a sterminare anche ebrei e rom.
Cosa stava cercando Émile Martin? Perché aveva chiesto aiuto all’archivista Gentili?
Cosa cerca di nascondere il Vaticano e perché sono coinvolti anche gli Stati Uniti?
Il comandante delle guardie di Jasenovac era un ex frate, convinto di essere simile a un antico profeta. All’apice del suo delirio si era convinto che fosse giunta l’ora di perpetrare la sua discendenza, e fu allora che arrivò la madre di Ivana.
Quando il comandante la vide, la volle solo per sé. La portò nel suo alloggio, non le fece mai mancare nulla, ma per lui avere una discendenza significava generare un figlio maschio. Quando nacque Ivana sembrò impazzire. Il suo peccato, l’essersi accoppiato con una serba, non era servito a niente. Accecato dall’ira era sceso nella camerate, aveva afferrato per i capelli l’ultima prigioniera arrivata al campo e l’aveva sgozzata. Lì, davanti agli sguardi pietrificati delle altre prigioniere.
Dall’altra parte del mare, nelle terre che furono già massacrate dagli Ustascia, imperversa una guerra ancor più tragica e feroce. Croazia, Serbia e Bosnia Erzegovina sono una polveriera sul punto di esplodere.
La ricerca di Martin ha a che fare anche con questo?
Scritto molto più che bene, con un buon approfondimento storico che non diventa mai didattico, Il purgatorio non è eterno si legge voracemente e senza tregua, con momenti di vero stupore per alcuni colpi di scena davvero inaspettati.
Claudio Uguccioni si rivela un autore attento, con la capacità di dosare fatti storici e accadimenti inventati, senza mai scadere nel complottismo italico e nel sensazionalismo d’oltreoceano.
Sicuramente una piacevole lettura da fare sotto l’ombrellone, nonostante qualche errore e refuso di troppo, ma anche un ottimo romanzo da cui partire per fare alcuni approfondimenti storici davvero interessanti.
un libro per chi: non si stanca mai di conoscere, approfondire, studiare
autore: Il purgatorio non è eterno
titolo: Claudio Uguccioni
editore: Ronzani Editore
pagg. 363
€ 17