Si può scrivere di nevrosi, di malattie mentali, di dolorosi distacchi, di squilibri familiari, con sguardo lucido e profondo ma senza mai risultare pesanti?
Lo ha fatto egregiamente Esmé Weijun Wang con Il confine del paradiso, in libreria per Edizioni Lindau.
Un romanzo d’esordio capace di cogliere la fragilità dell’essere umano e collocarla in un mondo nostalgico e surreale.
Il confine del paradiso
Americano di origini polacche, David Nowak è sempre stato diverso.
Da bambino viveva stati di profonda angoscia, pensando alla mala sorte dei suoi usurati pupazzi.
Da adolescente erano le ragazze la causa scatenante di un’incontrollabile ansia.
Descrivo l’espressione di quelle nevrosi con lo stupore di chi ancora non riesce a capirle e l’imbarazzo di chi sa quanto sembrino ridicole; ma se non controllavo lo specchio, non staccavo le croste, non mi cambiavo continuamente i vestiti nella speranza di riconquistare un corpo normale, e così via, i problemi non facevano che moltiplicarsi. L’unica possibilità che avevo di controllarle era essere sempre vigile e assecondarle.
Una ragazza in particolare, Marianne, riesce ad andare oltre la bizzarra apparenza del giovane, diventando il grande amore che mai dimenticherà.
Un amore che però non colma la vitafobia del ragazzo e che viene troncato dalla famiglia di lei, preoccupata che la malattia di David possa essere motivo d’infelicità per la figlia.
In seguito alla morte del padre, David eredita l’azienda di famiglia – una fabbrica di pianoforti economici ma di buona qualità – ma subito se ne libera, ammettendo la propria totale incapacità di gestirla.
Dalla vendita ricava abbastanza denaro per vivere per sempre di rendita, non facendo altro che viaggiare per il mondo e cercando di tenere a bada il male oscuro che alberga dentro il suo cervello.
Mi ero consumato fino alle ossa. Avevo fatto lo scalpo al mio teschio, l’avevo aperto e avevo visto il mio cervello in putrefazione. L’ultima cosa a cui volevo pensare era quanto fosse difficile essere una persona ed essere vivi.
Tornato da Taiwan con Jia-Hui, maitresse e puttana ribattezzata Daisy e definita dalla suocera un souvenir, David diventa padre due volte – prima di William, poi di Gillian – e l’isolamento in un piccolo paese ai piedi delle fredde colline californiane non fa che peggiorare le sue condizioni psichiatriche.
Il mio unico rimpianto era questo: non che mi fosse mancato il coraggio di seguire Marianne a Chicago, e neppure di essere fuggito in Oriente e aver deciso di sposare la donna che chiamavo Daisy, ma di avere una sola vita in cui prendere decisioni; e quella maledetta inflessibilità mi lasciò avido e bramoso, con la mano ancora premuta contro lo sterno come per trattenere il cuore nel petto.
Dove scorrerà ora la vita di David, autolesionista capace di ferirsi ripetutamente le mani, affetto ormai da tic incontrollabili e ossessionato dall’idea di farla finita?
Come cresceranno i suoi figli?
Il seme della malattia mentale può mettere radici in un’intera famiglia? Quanto può essere doloroso e destabilizzante il distacco dalle proprie origini?
Sono questi e molti altri i temi che ricorrono nelle pagine scritte da Esmé Weijun Wang, anch’ella con un disturbo schizofrenico e bipolare.
Il confine del paradiso è tante cose: è un potente romanzo d’esordio, con una narrazione avvincente e mai greve e tedioso; è un romanzo corale e famigliare, che scorre veloce e attraversa il periodo del dopoguerra americano, fino ad arrivare agli Anni 70; è una chiara denuncia sulle enormi difficoltà di integrazione spesso vissute dagli immigrati; è un racconto morboso e disturbante; è uno specchio in cui riflettere i nostri disagi, soprattutto quelli emotivi, che tendiamo a nascondere in antri profondi; è il delirio di un uomo inadatto alla vita ed è la confessione, puntuale e sofferta, di una donna che lo ha comunque sempre amato.
Probabilmente è anche uno dei romanzi più belli letti quest’anno.
un libro per chi: è attratto da personaggi empatici e storie che lasciano segni profondi
autore: Esmé Weijun Wang
titolo: Il confine del paradiso
traduzione: Thais Siciliano
editore: Lindau
pagg. 416
€ 19,50
Eccolo:)
Sono contentissima che il mio intuito non abbia fallito.
Leggendo la trama mi ha attratto subito e lo ho acquistato di impulso, ed ora, leggendo le tue parole, penso di aver fatto proprio bene.
Ne avremo conferma quando lo leggerò.
Intanto grazie per avermi fatto conoscere le edizioni Lindau, che, per mia ignoranza, non avevo mai sentito nominare
Cara Tiziana,
è un romanzo che sa essere durissimo e allo stesso tempo struggente.
Ne ho un ricordo bellissimo e credo proprio che ti piacerà!
Evviva Lindau!