Fresco vincitore del Premo ITAS del Libro di montagna, I Moosbrugger di Monika Helfer, pubblicato da Keller, è una breve ma intensa storia familiare che vede le montagne come scudo protettivo ma anche come luogo d’isolamento ed emarginazione.
I Moosbrugger
Perché i miei avi si sono sempre isolati di proposito? Perché? Perché sono rimasti lassù, nella parte più remota della valle? Se non volevano avere nulla a che fare con gli altri, perché sono rimasti lì?
Le montagne sono il luogo che la famiglia Moosbrugger ha scelto per isolarsi, lontano da tutto e da tutti.
All’inizio del secolo breve, Josef e Maria – attraente, taciturno e possessivo lui, bellissima, desiderabile e remissiva lei – vivono con i loro figli piccoli Heinrich, Katharina, Lorenz e Walter in una fredda casa, senza acqua corrente né energia elettrica, sui pendii a margine di un piccolo paese austriaco.
Per la gente del paese, stranita dal loro isolamento ma anche molto invidiosa della bellezza della coppia e della loro apparente felicità, loro sono gli Emarginati, persone da tenere lontane ma anche da tenere sotto controllo.
… questa storia comincia quando mia madre non era ancora nata. La storia comincia quando mia madre non era ancora stata neppure concepita. Comincia un pomeriggio in cui Maria stava stendendo l’ennesimo bucato. Erano i primi di settembre del 1914. A un certo punto riconobbe il postino in fondo alla strada. Lo riconobbe già da lontano.,
La Prima Guerra Mondiale incombe e Josef viene chiamato alle armi; prima di partire, affida al sindaco del paese, un uomo generoso ma ambiguo, il compito di prendersi cura della sua famiglia, ma soprattutto di controllare che la bellissima e avvenente Maria non lo tradisca e che nessun uomo si avvicini a lei.
A narrarci la storia di questa donna che tutti bramano e della sua famiglia povera e isolata, è l’autrice stessa, nipote di Maria, figlia di quella bambina, Grete, che sarà concepita mentre Josef è un guerra.
È lei a voler ricostruire la storia degli Emarginati, cercando la verità sulle proprie origini: discende da Josef o suo nonno era Georg, un uomo dall’accento strano, che aveva incontrato Maria al mercato?
La mia “splendida” nonna era modello e accusa. Tutte le cose positive erano merito suo, ma se qualcosa di me non andava bene a mia madre, allora diceva che dovevo stare attenta a non diventare come lei. La cosa positiva di mia nonna era la sua mitezza, e il fatto che ascoltava tutti, convinta che tutti meritassero di essere ascoltati, ovviamente fino alla fine, e che la fine del discorso potesse decretarla solo chi parlava.
Cosa succede quando si viene etichettati in un certo modo, senza possibilità di riscatto?
È possibile ricomporre il puzzle della propria storia familiare, senza rischiare di rimescolare i ricordi e la memoria, componendo una verità effimera?
Sono questi i temi portanti della narrazione di Helfer, che punta il dito contro le maldicenze che possono segnare un’intera vita.
In un crescendo di meschinità nei confronti di Maria, rea di essere troppo bella per quella piccola comunità, costretta a difendersi dalla violenza fisica di chi vuole possederla ma anche e soprattutto dalle parole e dai pensieri cattivi di chi la giudica per il suo aspetto, Monika Helfer ci porta nel cuore della sua famiglia, raccontandoci pregi e difetti di ogni personaggio, ma ci fa anche vivere gli orrori delle guerre, della fame, della miseria.
I fratelli, tra loro, non parlavano mai del passato. Erano uomini venuti su dalla terra, che quando non ci fu più nulla da aspettarsi morirono.
Alla fine, non sarà davvero importante capire se Maria ha tradito e se Grete non era una Moosbrugger purosangue, perché il legame che unisce tutti è quel senso di emarginazione che si è ormai infilato sottopelle, diventando un’eredità genetica condivisa anche dai discendenti.
Affascinante.
un libro per chi: nella memorie altrui cerca anche un po’ di sé
autrice: Monika Helfer
titolo: I Moosbrugger
traduzione: Scilla Forti
editore: Keller
pagg. 210
€ 16.50