Articolo a cura di Paola Migliorino.
Attratti dal titolo, senz’altro originale e criptico, quantomeno all’inizio, ci si accosta a Flashover di Giorgio Falco, pubblicato da Einaudi, con un misto di curiosità e diffidenza; non è chiaro infatti cosa aspettarsi: un saggio, un’inchiesta giornalistica, un reportage, una ricerca storica o, più semplicemente, la ricostruzione disincantata di un fatto di cronaca ai più poco noto, ma che sicuramente si presta a rielaborazioni/lucubrazioni?
Flashover
Flashover è un libro ibrido, che eccede qualsiasi definizione perché coincide solo con sé stesso.
A fine gennaio 1996 il Teatro la Fenice di Venezia si dissolse in un cumulo di macerie nell’arco di una sola, terribile nottata: all’epoca dei fatti, il teatro era oggetto di una ristrutturazione pressoché totale, e, proprio per questa ragione, al suo interno si trovavano grandi quantità di prodotti infiammabili.
Non fu però un evento fortuito a innescare l’incendio e la distruzione di un’opera d’arte, bensì un disegno criminale e premeditato, la cui gravità è sicuramente accentuata dalla futilità delle ragioni che spinsero il colpevole a questo gesto assurdo.
Enrico Carella, titolare della VIET, piccola ditta subappaltatrice degli interventi sugli impianti elettrici del teatro, appiccò volontariamente l’incendio per non pagare i circa 15 milioni di lire di penale dovuti per il ritardo nell’esecuzione dei lavori.
I canali attorno al Teatro sono in secca per dragare mezzo secolo di fango. I pompieri… non possono prendere acqua dai canali in secca, allora aggiungono altre manichette, in modo da prelevare l’acqua più lontano, fino al canal Grande… Se i pompieri non intervenissero, Venezia intera brucerebbe; i tetti di questi edifici rischiano di incendiarsi a causa di fumo incandescente, frammenti di materiali incombusti e tizzoni proiettati in cielo; così i gesti dei pompieri diventano decisivi per salvare il quartiere e la città, sebbene ogni loro azione, per quanto importante, dia l’idea di essere difensiva, serva a limitare i danni più che ad aggredire davvero l’incendio: dopo 10 minuti si dà per scontato che La Fenice sarà completamente distrutta.
E così, quasi in una “apologia della fiamma”, in questa città che non riesce ad appartenere né alla terra né all’acqua, e allora è giusto che appartenga al fuoco, seguiamo passo passo lo svilupparsi dell’incendio, con una tensione ipnotica e crescente, fino al raggiungimento del suo culmine, il Flashover del titolo, cioè il momento che, secondo la terminologia degli addetti ai lavori, indica il raggiungimento dell’incendio generalizzato, lo sviluppo completo dell’incendio, quando tutto brucia in maniera uniforme, all’unisono, perché non c’è più nulla che non sia incluso nella fiamma.
Se questo disastroso evento fosse stato in qualche modo previsto dai suoi artefici nella sua gigantesca portata o fosse stato voluto non come rogo doloso, comoda e grossolana soluzione per un problema economico di modesta entità, ma come performance grandiosa, pregna di valenza artistica e politica, forse lo Stato italiano sarebbe diventato efficiente e davvero repressivo, avrebbe trovato subito i colpevoli, gli artisti terroristi fino alla condanna esemplare. E invece niente arte né terrorismo.
L’incendio del Teatro La Fenice è soltanto uno degli incredibili episodi che ornano le cronache dei giornali italiani, presto superato e rimosso perché, fortunatamente, non causò vittime.
Ma ciò che lo rende indelebile per Giorgio Falco è la pochezza delle motivazioni che ne sono all’origine, ammesso che ne possano esistere di valide e sufficienti a giustificare un’azione simile.
Il crimine è tanto più abominevole, quanto più si indagano le ragioni che l’hanno prodotto, cioè la celebrazione del capitale nel Nordest degli anni ‘90 in pieno boom economico: chiunque con un po’ di intraprendenza e lavoro diventa imprenditore di sé stesso, apre la partita iva e inizia a guadagnare tanto da potersi (forse) permettere la BMW e la cocaina.
E se si scopre di vivere al di sopra delle proprie possibilità, c’è sempre il crimine, nel più totale disprezzo del bene collettivo.
Il vero obiettivo dell’autore è quindi il deprecabile abbandono in cui versa la morale pubblica dell’Italia degli anni ’90, l’Italia di Tangentopoli e dei soldi facili. Il tutto inframezzato dalle inquietanti immagini di Sabrina Ragucci, che ritraggono probabilmente l’autore stesso nascosto dietro maschere a volte sorridenti a volte impietrite, ma sempre inquietanti.
L’ultima foto rappresenta un sole, forse al tramonto: probabilmente il tramonto di una grande civiltà.
un libro per chi: vuole capire il mondo che resta
autore: Giorgio Falco
fotografie: Sabrina Ragucci
titolo: Flashover
editore: Einaudi
pagg. 190
€ 19