David Leavitt è un narratore straordinario.
In Eguali amori, capolavoro che scrisse a soli 28 anni, Leavitt fu capace di catturare il lettore e trascinarlo nelle peggiori e più segrete dinamiche familiari, attraverso uno stile limpido e scorrevole, con sprazzi di leggerezza e salvifica ironia.
La casa editrice SEM – nell’attesa del nuovo romanzo, Il decoro, che uscirà nei prossimi mesi – sta ripubblicando tutti i libri del grande scrittore americano, con una nuova attraente veste grafica.
Dopo Il matematico indiano ripubblicato a gennaio, con Eguali amori è tornato in libreria anche Un luogo dove non sono mai stato.
Eguali amori
Ambientato nell’America repubblicana degli Anni 80, quella della Guerra Fredda e della scoperta del virus HIV, seguiamo le vicende dei Cooper, una tradizionale famiglia borghese: Louise è la madre malata di cancro da infiniti anni e sempre bisognosa di attenzioni, sposata con Nat, un ingegnere un po’ nerd e parecchio fedifrago, che porta avanti una relazione con una vicina di casa; ci sono poi i due figli, April e Danny, entrambi omosessuali, anche se diversissimi nell’approccio all’amore e alla vita.
April è una cantante impegnata politicamente, un tempo attratta dai bei ragazzi e scopertasi lesbica in un particolare momento della propria carriera musicale; Danny fa l’avvocato e sta con Walter da parecchi anni, in una relazione così stabile da essere diventata noiosa.
Cos’era il conforto, comunque? Nient’altro che un palliativo, un calmante, un falso oblio che probabilmente dava assuefazione. A questo scopo aveva un armadietto pieno di boccette amorevolmente prescritte: Valium, Percodan, Halcion.
A pensare questo è Louise, figura femminile dignitosa e indipendente ma sfiancata dal dolore e dalla frustrazione amorosa.
Nat non è l’uomo che avrebbe voluto sposare; bella, vivace e passionale com’era da giovane, sognava ben altro per il proprio futuro.
Quell’uomo sempre presente e disponibile nel momento del bisogno, fu un ripiego dettato dalla solitudine nella quale Louise piombò in seguito alla poliomelite della sorella minore Eleanor.
Quando finalmente la quarantena terminò, Nat si mise una camicia pulita, comprò dei fiori, e attese accanto alla porta, immaginando che Louise sarebbe emersa dal suo isolamento trasudando sensualità, vigore ed energia, che gli sarebbe saltata al collo soffocandolo di baci, piena di gratitudine perché lui le era stato accanto, era rimasto in contatto. Invece lei partì per Boston, dove Javier, il marinaio portoghese, era appena approdato. Nat aiutò la madre di lei a ripulire la stanza della malata.
Il tran tran quotidiano e infelice della famiglia è un morbo che infetta anche Danny, il piccolo di casa.
Omosessuale senza alcun dubbio fin dall’infanzia, Danny si innamora di Walter – un ordinario studente di legge – e si accasa nella East Coast, in una grande e bella casa, dotata di ogni comfort e simbolo della borghese agiatezza della coppia.
Una coppia che, dopo anni di convivenza, finge di non percepire il disagio causato dall’insoddisfazione reciproca.
Non che non lo amasse, no, lui adorava Danny! Lo amava nel modo in cui la maggior parte delle persone ama soltanto quegli amanti che si sono inventati nei sogni. Poiché, quando si erano incontrati, Danny era davvero il sogno di Walter. Era la libertà fatta persona. E Walter… bé, Walter si era legato per dieci anni al paletto della legge, aveva imparato la disciplina, aveva fatto i suoi passi per garantirsi una sicurezza fatta di denaro per il resto della vita.
Mentre Louise affronta i propri demoni – il cancro, la solitudine, il forte dolore fisico, il risentimento nei confronti di tutti, una crisi mistica – Nat fugge tra le braccia dell’amante, sempre più sfinito e scoraggiato dall’infelicità della moglie.
Per quanto si può fingere che tutto vada bene?
Per quanto ci si può accontentare di una vita senza passione?
«Poter venire qui da te è la mia salvezza» disse Nat. «Ma appena arrivo qui, incomincio a pensare, perché deve finire al mattino? Dio, perché devo tornare a casa, perché? Dio mi perdoni, vorrei proprio che morisse. Non riesco a crederlo, ma vorrei che morisse.»
April, dal canto suo, appare come uno spirito libero, fiera guru di altre migliaia di donne, eppure si ritrova, dopo anni di interminabili tournée in giro per gli Stati Uniti e per il mondo, a desiderare qualcosa di più tangibile, che la faccia sentire completa.
Tutti i membri della famiglia danzano un valzer solitario e malinconico, ruotando attorno all’unico crudele destino che difficilmente riusciranno ad accettare: Louise sta realmente morendo, la fine è vicina.
Nella seconda straziante parte del romanzo, Leavitt racconta la crudeltà dell’addio e rivela, ancor più che nelle precedenti pagine, i lati più intimi dei diversi personaggi alle prese con dinamiche familiari squilibrate e patologiche.
Eguali amori è un indimenticabile affresco sulla decadenza di una famiglia, dipinto con una prosa cristallina e avvolgente.
Vi assicuro che dopo questo romanzo, di Leavitt vorrete leggere tutto.
un libro per chi: ricorda con particolare trasporto il bellissimo film Gente comune di Robert Redford
autore: David Leavitt
titolo: Eguali amori
traduzione: Delfina Vezzoli
editore: SEM
pagg. 341
€ 15
Da una parte odio dover ammettere di averlo letto quando uscì negli anni 80, eh sì, ho ancora quell’edizione (il che mi rende un po’ datata), dall’altra sono felice di poterlo dire, di averci visto lungo assai quando lo chiesi come regalo di compleanno al tempo che fu.
A presto!
Davvero una gran bella scrittura quella di Leavitt!
Io avevo letto solo Il matematico indiano, ora recupererò tutti i suoi libri.
Ciao Sandra, un abbraccione!