Articolo a cura di Metella Orazi.
La minaccia del drastico cambiamento climatico, ce ne stiamo accorgendo da tanti piccoli segnali, incombe e Sandrine Collette nel romanzo E sempre le foreste, edito da edizioni e/o, mette su carta il peggior scenario che si possa immaginare per gli esseri viventi sulla Terra, causato forse dall’utilizzo scellerato delle risorse del mondo.
E sempre le foreste
Corentin è un figlio non voluto, che solo la testardaggine di due nonne ha fatto sì che nascesse.
Il padre si è volatilizzato e così le due anziane comari del paesino immerso nelle Foreste hanno rinchiuso la madre e l’hanno costretta a portare avanti una gravidanza indesiderata.
La madre non cambia atteggiamento dopo la nascita del bimbo, non lo ama e lo sballotta tra una casa e l’altra, dove a prendersene cura sono amici e conoscenti.
Ogni volta, passato qualche tempo e all’improvviso, Marie torna e strappa Corentin da quel minimo di affetto familiare che era riuscito a crearsi in sua assenza, lo porta via con sé, per farlo ricominciare daccapo in un altro posto, con persone nuove.
Non capì mai perché non lo avesse abbandonato appena nato. Passò la vita a rimpiangere di non averlo fatto.
Qualcosa l’aveva trattenuta.
Forse l’immensa solitudine.
Forse non le andava giù che altrove il bambino potesse essere amato, avere una bella esistenza. Lei non voleva che fosse felice.
Di fatto, ogni volta che lui avrebbe cercato di esserlo Marie si sarebbe messa d’impegno a distruggere l’universo che si era inventato.
Questo circolo instabile continua fino a che Corentin viene lasciato definitivamente ad Augustine, nonna del padre mai conosciuto, che vive nel paese natio, nelle Foreste.
Corentin cresce con la bisnonna, si fa degli amici, impara ad apprezzare la natura, è un bravo studente e gli insegnanti comprendono presto le sue potenzialità, così a diciotto anni va a studiare all’università nella grande città, un luogo molto diverso rispetto alle sue Foreste ma stimolante per il futuro in cui si prefigura già professore.
Impercettibilmente, da quando Corentin è bambino, qualcosa sta cambiando: gli alberi perdono la corteccia, le temperature si alzano, le foglie cadono a giugno, i ruscelli si seccano, fino al giorno in cui tutto si stravolge radicalmente e per sempre.
Quando un soffio di calore distruttivo, spazza via tutto ciò che vive sulla Terra, Corentin per pura casualità è insieme ad un gruppo di amici nelle catacombe della città e solo per questo motivo si salva.
Una volta tornati in superficie, i compagni superstiti si sparpagliano, ognuno a cercare i propri affetti.
Corentin da quel momento è solo.
Un unico pensiero, per quanto infondato lo accompagna: far ritorno alle sue Foreste e ritrovare Augustine.
Di lì in poi si mette in cammino ossessionato dal ritorno a casa.
Aveva ripreso a camminare nonostante stesse scendendo la notte.
Si era messo in testa di andare avanti senza cedimenti, senza tregua, arrivare alle Foreste, come se le Foreste fossero la salvezza, come se fossero state risparmiate, anche se sapeva che era impossibile.
Pazienza, si diceva.
Devo andarci.
Si faceva coraggio sottovoce.
Vero che devo andarci?
Le Foreste rappresentano la speranza che nulla scompaia del tutto, che si possa ricominciare, e il pensiero fisso di Corentin per darsi speranza è quello di ricostruire in qualche modo il mondo devastato.
Collette non chiarisce quale sia veramente la causa della distruzione, il nome che viene attribuito alla catastrofe è la cosa, ma in più punti emerge chiara la critica feroce allo sfruttamento incondizionato delle risorse naturali, alla noncuranza che l’uomo mette nella gestione di un patrimonio naturalistico che dà per scontato ma che una volta perduto lo è per sempre.
E sempre le Foreste è una favola nera, un racconto distopico che in maniera dura affronta un tema impossibile da ignorare, per non ritrovarsi un giorno a soffrire come il protagonista, a vivere la sconvolgente tragedia della fine della speranza.
Questo romanzo è il contrario di un racconto moralista, l’autrice non si mette mai in cattedra a giudicare quello che Corentin è disposto a fare pur di sopravvivere, piuttosto sembra indicare con questo personaggio tutto il bene e tutto il male che può coesistere in un animo solo, alla ricerca di un motivo per vivere.
Corentin è il protagonista, ma non è l’eroe, è uno che resiste in ogni modo e lo fa a qualsiasi costo. Benché il pessimismo pervada molte delle pagine, la lettura non lascia in preda all’angoscia perché è illuminata dalla speranza che non tutto sia perduto, tanto per il personaggio sulla carta quanto per noi come umanità.
un libro per chi: ha letto e amato La strada di Cormac McCarthy o Io sono leggenda di Richard Matheson
autrice: Sandrine Collette
titolo: E sempre le Foreste
traduzione: Alberto Bracci Testasecca
editore: edizioni e/o
pagg. 279
€ 19,50