Sono pochissimi gli autori che riescono a farmi esplodere in una risata incontenibile, ovunque io mi trovi.
Leo Ortolani, fumettista papà di Rat-Man, di Cinzia e Piccettino, è sicuramente il capostipite dei possessori di questo grande potere.
Con Due figlie e altri animali feroci, introvabile lavoro uscito nel 2011 e ora ripubblicato da (santa) Bao Publishing, Ortolani mi ha fatta ridere e commuovere, come i romanzi più belli di solito sanno fare.
Due figlie e altri animali feroci
Il libro – in prosa e corredato da diverse tavole di fumetti – racconta la vicenda personale di Leo e Cate alle prese con il desiderio e la volontà d’essere genitori.
Dopo aver tentato invano e non senza dolorose ripercussioni l’adozione in Italia, i coniugi Ortolani partono alla volta di Cali, in Colombia, per incontrare le due piccole che diventeranno loro figlie.
Johanna e Lucy Maria, quattro e tre anni, entrano nella vita dei coraggiosi genitori rivoluzionando le loro abitudini e portando tanta felicità e altrettanto scompiglio.
È un attimo prenderle per la manina e salutare tutti, che ci vediamo tra una settimana, e siamo già in taxi, di ritorno in albergo. E Johanna, in braccio a me, dice qualcosa tipo: «Adesso vado un momento della zia e poi torno, eh?» che ci fa venire una cosa dentro… Non vedrai più la zia, piccina. Adesso sei qui con me. Con Califano. Tutto il resto è noia. E poi guardo Lucy Maria, che continui a ruminare qualcosa. Il pezzo di palloncino arancione in bocca. E penso che adesso si soffoca, e al Bienestar ci sgridano moltissimo, che non siamo nemmeno capace di tenerci viva una figlia. Non so come riesco a toglierlo di bocca. La prima impresa paterna della mia vita e sono invecchiato di 10 anni.
Due figlie e altri animali feroci, però, non è solo risate e leggerezza.
È lo spunto per riflettere seriamente sulle politiche d’adozione, che spesso spremono economicamente e mortificano psicologicamente le coppie che scelgono di percorrere questa strada tortuosa.
Ed è anche un pozzo senza fondo di tenerezza e commozione; un pozzo che trabocca soprattutto di fronte all’innamoramento che colpisce l’uomo che si scopre finalmente padre.
Per questo, non ne posso più. O meglio, ne potrei ancora, se fossi a casa mia, ma in hotel, già 15 giorni mi sono sempre sembrati un sacco, adesso è più di un mese. E guardo le piccine e non hanno mica colpa loro, se siamo ancora sulla navicella, in orbita attorno agli avvocati.
Che, a ragionarci sopra, non è che la tua vita sia cambiata. Le piccine le abbiamo cerCate e le abbiamo trovate e siamo contenti così,e piano piano diventeremo genitori, e loro diventeranno figlie. Questo lo dico per fare piacere e teorici dell’adozione, che dicono che ci sono dei tempi per tutto. Poi in realtà è come se fossimo una famiglia da anni, che Lucy assomiglia a me e forse di più a Rat-Man e la Johanna a Caterina, e fanno delle cose, fanno delle facce, che non è possibile che non siano figlie nostre, che ci vogliano anni perché lo diventino. A noi pare che lo siano già da sempre, ma sicuramente teorici dell’adozione ne sanno più di noi. Quindi, Lucy Maria, Johanna, abbiate pazienza, baciateci meno… anche noi faremo lo stesso, e vedrete che tra qualche anno ci vorremmo più bene.
Si gira l’ultima pagina e viene una gran voglia di abbracciare Leo Ortolani, ma anche la Cate, Johanna e Lucy Maria, tutta la combriccola Ottonani.
Perché conoscere questa famiglia e le peripezie che l’hanno fatta nascere, specchio di tante altre famiglie nella stessa situazione, ci fa sentire bene e rende il mondo un posto migliore.
un libro per chi: vuole saperne di più sulle adozioni internazionali, con qualche sana risata di mezzo
autore: Leo Ortolani
titolo: Due figlie e altri animali feroci
editore: Bao Publishing
pagg. 192
€ 18