Dove la luce di Carmen Pellegrino

Sulla copertina di Dove la luce di Carmen Pellegrino c'è una mano tesa che raccoglie pioggia nera che cade da un cielo velato da nuvole

Carmen Pellegrino con i suoi romanzi è solita portarci nel punto più profondo dell’anima di luoghi e persone. Con Dove la luce, il suo libro più intimo e struggente, la scrittrice campana, già finalista con Cade la terra al Premio Campiello nel 2015, si conferma un’autrice raffinata, con un inconfondibile stile che risuona nella letteratura più alta.

Dove la luce

Il destino a volte fa così: bussa e si ritira, bussa di nuovo e si ritira, poi un giorno irrompe.

Qui le storie sono tante.
C’è quella di Milo Marsico, personaggio inventato che racchiude in sé tutte quelle persone che si trovano costrette a vivere per strada, sopraffatte dai problemi finanziari e da un mondo che non perdona.
C’è la storia di Federico Caffè, economista realmente esistito e professore amatissimo dai suoi studenti, convinto che lo Stato debba farsi carico di sostenere i più fragili, scomparso senza lasciare traccia il 15 aprile 1987.

La storia di Milo e del Prof. Caffè, a cui Pellegrino rende omaggio con parole piene di commovente grazia, si incrocia il giorno di Natale del 1986, alla mensa dei poveri.
Il Professore, che ha sempre vissuto per lo studio, la ricerca e l’insegnamento, si trova ormai a un passo dalla vecchiaia, in quel periodo dell’esistenza umana che rimette in discussione tutto ciò che siamo stati e che siamo. Milo, invece, nonostante sia decisamente molto più giovane dell’economista, prega ogni giorno Dio di prenderlo con sé, dandogli modo di placare il dolore di una vita sempre più misera.

Il cuore di questi due personaggi si tocca al punto da trovarsi a percorrere la stessa strada, ognuno verso il proprio oblio.

C’è poi la storia di una donna, l’autrice stessa, profondamente delusa da ciò che è rimasto sul piatto per la sua generazione: se i figli del boom economico del dopo Guerra hanno avuto l’opportunità di sognare e realizzarsi in grande, ai figli della generazione X è rimasto ben poco su cui contare. È stata innanzitutto la subdola politica della Prima Repubblica a divorare le speranze, sono stati i tanti segreti di Stato a corrompere per sempre il potere, in un gioco al massacro per le nuove generazioni tanto da essere perdute all’origine.

Compresi, quell’anno, che non sempre il colore che ti capita in certi momenti della vita e poi quello con cui andrai avanti, e che il colore destinato a te prima o poi arriva, sotto forma di toppa blu cobalto o di inserti dark. Non credo sia un caso che in seguito, quando poi ho conquistato una legittima autonomia nello scegliere i vestiti, questi per lunghi anni siano stati neri. Oggi, al contrario, preferisco altri colori, anche quelli pastello che un tempo non mi piacevano, mi impensierivano. Ma può essere dovuto all’età: a vent’anni si è tanto spavaldi da poter sfidare anche la morte dopo; i quaranta certe sfide non si raccolgono più, la protervia diminuisce per gradi fino a scomparire e cominci ad apprezzare le sfumature, le dissolvenze sullo sfondo: fai caso una bella mattina di sole, a una giornata che finisce nella noia ma non è un problema. Fai caso persino a tuo padre, che è rimasto lo stesso, e tu no.

Questa donna – che potrei essere anche io ma pure voi, se il vostro anno di nascita segue il 1970 – ha un padre nato nel 1948, che gli anni del boom li ha vissuti e ne ha colto le opportunità, ma ha anche sempre lottato per i diritti dei lavoratori, contro il capitalismo che arricchiva solo alcuni, a scapito di tutti gli altri. Un padre che ha poi scelto di rifugiarsi nella terra, perché è la terra che, se amata e curata con dedizione, ci nutre.

Al momento non so guidare una macchina, ma ho portato una volta un trattore, avevo dieci anni e l’ho guidato, stando in piedi, per un considerevole tratto, e in quegli istanti di profetico movimento giurerei che si delineò un ordine, l’ordine di giorni antichi.

Carmen Pellegrino ha scritto una storia corale e collettiva, che fa dialogare le generazioni e che fa intersecare il tempo, sottolineando, con l’occhio acuto della storica, che molto di ciò che accade oggi è già accaduto, e che forse ciò che è già accaduto accadrà ancora.
Nel mezzo ci sono Andreotti, Moro, Ambrosoli, le stragi di Bologna e di Ustica, Seveso e la diossina, la banda della Magliana, lo IOR e l’Opus Dei, Licio Gelli e la P2, Calvi e Sindona, il disastro di Chernobyl, il crollo del Ponte Morandi e le alluvioni in Valtellina, e tutta quella Storia becera che ha condizionato l’Italia e gli italiani.

Dove la luce è anche un testo pregno di poesia e di amore e devozione per la parola scritta; è un respiro di sollievo per chi ama la letteratura e ne conosce il potere più grande: quello di seminare dubbi e riflessioni tali da spostare un poco più in là il limite del pensiero.
Da leggere.

un libro per chi: tra tanti libri che popolano gli scaffali, ne cerca uno “diverso”

autrice: Carmen Pellegrino
titolo: Dove la luce
editore: La Nave di Teseo
pagg. 195
€ 19

Babele il gruppo di lettura disordinato

Chi ha scritto questo post?

Emiliano-romagnola, ragazzina negli anni ’80, si è trasferita a Milano nel 2008 e per molto tempo è stata un "angelo custode di eventi".
Da anni si occupa anche di libri: modera incontri letterari, ha ideato e realizzato la rassegna Segreta è la notte e conduce diversi gruppi di lettura.
Pratica mindfulness dal 2012, sogna sempre le montagne e ascolta musica jazz.
È meno cattiva di quello che sembra e vorrebbe morire ascoltando “La Bohéme” di Puccini.

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