È un bel romanzo d’esordio, snello ma intenso, Divorzio di velluto di Jana Karšaiová, pubblicato da Feltrinelli e nominato al Premio Strega da Gad Lerner “perché vi si trova inscritto il fascino del nuovo romanzo europeo”.
Divorzio di velluto
Katarína aveva quindici anni quando la Cecoslovacchia si divise in due con quello che il mondo ricorda come divorzio di velluto.
Oggi vive a Praga, nella Repubblica Ceca, ma le sue radici sono a Bratislava, in Slovacchia.
Erano nate nel ’78, tutte tranne Mirka, in una Cecoslovacchia comunista appena matura che dopo quindici anni sarebbe morta per vedere sorgere dalle proprie ceneri due stati nuovi, una fenice moderna, gemella ma non troppo, un matrimonio il cui apice sarebbe stato il divorzio, battezzato anche quello di velluto. Come la rivoluzione dell’89, la Rivoluzione Gentile la chiamavano gli slovacchi, di Velluto, ribattevano i cechi.
Tornata “a casa” per Natale, Katarína deve giustificarsi con la famiglia per l’assenza del marito Eugen, che l’ha lasciata pochi mesi prima lasciandole un sintetico biglietto sulla tavola della cucina.
Una separazione inaspettata, un fulmine a ciel sereno, anche se il loro matrimonio era stato frettoloso e se spesso lui stava a Londra per questioni di lavoro.
Erano seduti dietro la vetrina, nel ristorante Como, uno di fronte all’altra. Lui ha alzato la mano, cercava un cameriere, lei beveva da un calice. Aveva delle unghie impeccabili. È stata la prima cosa che ho pensato, guarda che unghie impeccabili, lo smalto del colore dello smeraldo. Poi gli ha tirato il nodo della cravatta, piano, era un colpetto leggero ma in quel gesto mi è parso di vedere tutta l’intimità che condividevano.
Ma sotto le feste non è tanto Eugen a mancare quanto Dora, la sorella che ormai vive negli Stati Uniti, con cui Katarína scambia vivaci e affettuose mail, nel tentativo di mantenere un rapporto solido, di non perdere la rassicurante intimità familiare.
In quei giorni a cavallo del capodanno Katarína ritrova Viera, l’amica di sempre, con cui aveva studiato la lingua italiana all’università e che aveva scelto di trasferirsi in Italia, supportata da una borsa di studio per l’Università di Verona e inseguendo un amore incerto.
Era abituata a parlare in italiano, ma non sempre. A Bratislava la rendeva speciale, con Katarína lo usavano come un gioco. Le parole italiane avevano un suono morbido che si curava sotto il palato, diventavano melodia, e Viera piaceva. Ma qui era diverso.
Nonostante la vita di Katarína sia stata costellata di separazioni, quella da Eugen scava il dolore sottile dell’affronto, che si mescola al sospetto di aver sbagliato qualcosa, forse addirittura di aver preso un abbaglio sposandolo.
Potrebbe essere anche il suo un divorzio di velluto? Potrebbero perdonarsi e lasciarsi andare senza ulteriori sofferenza?
Con uno stile asciutto, a tratti persino distante, Jana Karšaiová scrive un romanzo pregno di piccoli dettagli incantatori pur usando una lingua minimalista che sa arrivare al punto con grande efficacia.
Le storie dei suoi protagonisti – che siano donne, uomini o nazioni – si intrecciano con grande naturalezza, in una trama che svela diversi piani di lettura.
Una narrazione apparentemente semplice, come spesso sa essere quella di chi sa davvero scrivere.
un libro per chi: pensa alle separazioni come a baratri in cui sprofondare
autrice: Jana Karšaiová
titolo: Divorzio di velluto
editore: Feltrinelli
pagg. 160
€ 15
romanzo molto bello, scritto in maniera leggera, puntuale ma profonda, con punte di incantevole e disarmante cinismo. Seguivo la Karsaiova da tempo nei suoi progetti artistici ma mi ha sorpreso la capacità di tratteggiare un periodo storico ed un’intimità poco conosciuta (almeno dal mio punto di vista) senza perdere mai equilibrio.
Spero e sono convinto che possa ottenere un plauso e l’attenzione che merita grazie al Premio Strega
Non sapevo di Janka prima, un giorno mi ha scritto una mia amica ,che uscirà un libro e che si chiama Divorzio di velluto e mi ha chiesto se lo comprerò e poi li dirò come è.Sono andata a comprarlo,mi ero seduta in un bar in centro commerciale e ho letto tutto il libro,cosi mentre bevevo mio cappuccino.Qualche giorno dopo ho letto sulla pagina di Janka,che ci sarà la presentazione del suo libro a Verona, ma in quel giorno mi hanno cancellati tutti i treni per Verona ed ero stanca a guidare.Allora aspettavo quando sarebbe venuta a Milano ed ero andata insieme alla mia famiglia .E stato bellissimo, perché sentire il racconto del libro, come era arrivata a tutto questo e ritrovarmi nel libro,perché anche io ero nata in Cecoslovacchia,nel 1976 e anche io ho vissuto tutto questo, e ho trovato tutto ben scritto nel suo libro, ma solo dopo sentirla parlare,raccontare ho capito che anche io mi portavo qualche “colpa” verso la mia lingua,perchè vivere in Italia usiamo la lingua italiana anche con i miei figli, ma in stesso tempo ci dà davvero la libertà sentirsi chi siamo.Allora posso solo dire che è un libro meraviglioso,magari tante cose possiamo capire noi che proveniamo dalla Slovacchia ma in stesso tempo penso che questo è un ottimo libro specialmente per gli italiani per capire meglio alcune cose di “quelli tempi in Czechoslovakia” e spero tanto che Janka continuerà a scrivere perché sa descrivere emozioni e momenti speciali con le parole giuste in modo,che uno si sente parte del libro.Almeno per me è stato così e conoscerla personalmente mi ha motivato molto,perché trovare la persona che ci capisce e che ha vissuto le stesse cose,che vive e lavora in Italia e ha lasciato dietro le spalle tutto,e più che raro e per questo e stato molto emozionante e speciale.
Cara Edita, che bello leggere questa tua testimonianza, grazie per averla condivisa qui!
Credo che certe storie vadano sempre raccontate, per unire chi le ha vissute direttamente e per farle conoscere a chi non ne sapeva nulla.