Articolo a cura di Metella Orazi.
Scrivere un libro e vederlo pubblicato per poi, solo due settimane dopo, togliersi la vita può sembrare singolare, ma è quello che è successo all’autrice di origini ungheresi Susan Taubes, autrice di Divorzi, suo primo e unico libro.
Stroncato dalla critica quando uscì nel 1969 – che forse non ne comprese l’originalità -, viene riportato ora in libreria da Fazi.
Divorzi
L’avvio del racconto è sorprendente, infatti la protagonista e narratrice viene investita da un taxi e muore decapitata a Parigi.
Pur essendo questa la fine, la storia non si ferma e, tra sogni e ricordi, Sophie Blind avverte il privilegio di essere libera di rielaborare gli episodi della sua vita, di viaggiare nel tempo e nello spazio, di tornare al passato di bambina nata a Budapest ma cresciuta negli Stati Uniti, dove la famiglia era dovuta emigrare a causa della seconda guerra mondiale.
Sì sono morta. Lo sapevo quando ero venuta ma non volevo essere la prima a dirlo. Non subito, appena arrivata. Insomma non ne ero completamente certa. Era tutto così nuovo, i serbatoi dell’acqua sui tetti, le grandi avenue e le pesanti porte di vetro; i ragazzini che giocano a football sul marciapiede. Neanche fossi a New York per la prima volta. In certi casi il mio senso delle cose è distorto. Ma non mi sono mai sentita tanto viva come adesso.
Nel momento in cui Sophie perde la vita è alle prese con il divorzio da Ezra Blind, filosofo donnaiolo che l’ha fatta viaggiare in lungo e in largo, le ha dato tre figli e non crede che lei riesca ad andare fino in fondo nel proponimento di chiudere il loro matrimonio divenuto troppo soffocante.
Ezra le suggerisce, in maniera quasi canzonatoria, di parlarne con un’analista, lei che è figlia di uno psicanalista e forse sente l’esigenza di separarsi anche da un padre che ha sbrigato i suoi doveri genitoriali semplicemente spiegandole il complesso di Elettra, tanto le doveva bastare.
Anche la figura materna non si può dire per lei un esempio; è assente e poco amorevole, ha preferito salvare le sue pellicce dai nazisti e fuggire di casa con l’amante piuttosto che rimanere con il marito e la figlia.
L’inganno è infinito. Ridere. Piangere. Imprecare. Respirare è quasi tutto quello che riesce a fare. La notte scolora. Presto sarà l’alba. Comincerà il giorno. La luce fievole, dapprima densa, si rischiara fino a perdere ogni peso; c’è soltanto la pura superficie del giorno, la città di strade e edifici, le mura dentro e fuori, tutto sarà solo superficie, sulla quale altre superfici gettano ombre nette.
Dopo la morte di Sophie la voce narrante passa alla terza persona per tornare con diverse incursioni alla prima, e segue i fantasmi della vita della donna, in cui disperazione e umorismo viaggiano di pari passo.
«Che gran donna è stata», dice in tono solenne.
Sono morta. Che si rilassino tutti e festeggino.
Durante il funerale, mentre il corpo della vittima è nella bara, viene chiesto a chi appartenga: al marito, al padre o al rabbino?
L’autrice sembra chiedere: mai a se stessa?
Taubes mette in atto una forte critica alla misoginia imperante nella sua epoca riuscendo a essere completamente svincolata dalla morale vigente grazie al fatto che a esprimersi è una donna morta, i cui pensieri fuoriescono dalla testa decapitata.
I racconti dei suoi vari amanti sono disinibiti e profondi, e insieme a quelli della vita familiare, ai ricordi d’infanzia, ai sogni, compongono un pot-pourri di immagini che ancora oggi percepiamo affini all’esperienze contemporanee.
L’estrema modernità di Divorzi traspare attraverso i dialoghi, a volte surreali, e a una scrittura sperimentale alla ricerca dell’essenza di ciò che “moglie” e “madre” significhino in relazione alla vita delle donne, in un continuo rimando di auto-fiction e aneddoti inventati, esperienze mai vissute o ferocemente reali.
Originale e con una grande profondità.
un libro per chi: è alla ricerca di qualcosa che riesca ad alleviare la pesantezza delle separazioni, che siano esse matrimoniali, amicali o dalla vita stessa
autrice: Susan Taubes
titolo: Divorzi
traduzione: Giuseppina Oneto
editore: Fazi
pagg. 321
€ 19