Cambiare vita.
Mai come in questi giorni stiamo tutti riflettendo su questo.
Arriva quindi al momento giusto la lettura dell’ultimo romanzo di Francesca Scotti, Capacità vitale, pubblicato nel 2019 da Bompiani.
Capacità vitale
Adele è un giovane avvocato.
Ha accettato di difendere due gemelli, allevatori di maiali accusati dalle associazioni animaliste di maltrattare le bestie già costrette a una atroce non-vita da allevamento intensivo.
Rimasta orfana da bambina e cresciuta dai nonni, Adele è una donna molto trattenuta, apparentemente dura, immorale e insensibile.
Ama avere il controllo della propria vita e non a caso pratica immersioni subacquee, un passatempo in cui rispettare le regole è necessario per non incappare in brutti incidenti.
Sott’acqua ogni cosa è lenta, rallentata, sedata. Le parole mancano. Le onde sonore si propagano velocemente eppure si fatica a sentire. Quello che si sa è che si è resta in superficie. L’acqua è elemento, origine, solvente; il cervello è fatto d’acqua, l’acqua vedere con i miei occhi, pensa Adele.
È proprio la momentanea perdita di controllo a salvarle la vita.
In vacanza con amici appassionati di immersioni – Nora, Damiano, Enrico, poi il nuovo arrivato Matteo e la giovane Zoe – Adele subisce un lieve attacco di panico che la costringe a fermarsi per un giorno intero.
Il giorno in cui qualcuno non tornerà dalle immersioni e qualcun altro resterà in vita, per entare a far parte di quella di Adele.
Zoe, la figlia adolescente di Nora, che sa scrutarle l’anima meglio di chiunque altro, e Matteo, quel ragazzo nato in montagna e capace di non spaventarsi della sua dura e ruvida schiettezza.
Sopravvissuti come lei, e come lei alla ricerca di qualcosa che non ha altra definizione oltre che amore.
Può una donna che non ha mai parlare il cuore, lasciarsi andare a emozioni che fino ad allora credeva di non aver mai provato?
Può il suo razionale egoismo farsi da parte per aprirsi a relazioni umane fino a quel momento impensabili?
Adele, che non riesce a provare compassione nemmeno per Ines, la nonna ormai affetta da demenza senile, può riuscire a scardinare la gabbia in cui ha rinchiuso se stessa per anni?
Avere la guarda, la guarda e vorrebbe afferrarla e scuoterla esgridarla. Vorrebbe arrabbiarsi come ha già fatto la volta scorsa quando ho trovato il detersivo in frigorifero, e quella prima, quando ho scoperto la farina nella lavatrice. Vorrebbe urlare adesso basta, ti porto dal medico e ti lascio lì, ti detesto. E invece le parole rotolano giù per la gola. Adele stringe le mani di Ines, sono come invecchiate, macchie caffellatte, rughe sottili. Pelle contro pelle sente il tempo, quello andato avanti, quello vissuto insieme, distanti, vicine e ora di nuovo distanti anche se vicine. È solitudine quella che prova. Dove sono quelle mani che mi hanno insegnato a ritagliare la carta, a fare il fiocco alle scarpe, a portare il cibo alla bocca?
Francesca Scotti è abile a tratteggiare un personaggio per cui non è affatto spontaneo provare empatia. Lo fa con una scrittura cristallina ed essenziale, che si fonde con uno sguardo sensibile e acuto, rivolto all’animo di chi ha costruito armature di razionalità per difendersi dagli inspiegabili sentimenti che si affacciano quotidianamente sulle nostre vite.
Adele è una persona che ha scelto di anestetizzarsi per inseguire la migliore immagine di sé.
Un’immagine che, forse, avrà il coraggio di cambiare, dopo essersi vista riflessa negli occhi di persone realmente interessate a lei.
Nell’aria tesa dell’aula Adele incontra l’istante in cui ancora può scegliere. L’istante in cui il futuro è certamente destino ma anche volontà.
Un bel romanzo breve, a tratti fastidioso come può esserlo la verità.
un libro per chi: sa che nella propria vita qualcosa cambierà
autore: Francesca Scotti
titolo: Capacità vitale
editore: Bompiani
pagg. 153
€ 15