Già molto amata per I quaderni botanici di Madame Lucie, Mélissa Da Costa torna al pubblico italiano con Bucaneve, una storia universale, che può toccare chi nella vita si sia sentito almeno una volta solo e incompreso, trovando negli altri, al di fuori della famiglia di sangue, un appoggio solido e accogliente.
Bucaneve
Ambre ha solo vent’anni ma da un anno è l’amante segreta di Philippe, un quarantenne sposato e già padre, che ha conosciuto una notte in discoteca, mentre era a ballare, stordita dall’alcool, con l’amica Angela.
La ragazza ha un pessimo rapporto con la sua famiglia, con cui c’è sempre stata una fredda superficialità, sfociata in una mancanza d’affetto talmente pesante da averla annientata, fino a farle credere di non meritare niente di più di relazioni finte e per nulla accudenti.
Dietro i lineamenti sfioriti, stanchi e inespressivi, probabilmente la signora Miller era una madre amorevole. Ad Ambre e a suo fratello non erano mai mancati vestiti e cure. Ma non avevano mai ricevuto dimostrazioni d’affetto. La signora Miller era fatta così. Anche lei era cresciuta in una famiglia piccolo borghese in cui regnava la legge del silenzio. Le cose dovevano seguire il loro corso, niente di più. Ognuno deve indossare una maschera di normalità.
Il vuoto nel cuore di Ambre è tale da arrivare a compiere un tragico gesto, ed è in questo momento della sua vita che la incontriamo, disperata e intenta a cercare di farsi vedere, di farsi amare.
È un’idea di Philippe quella di portare la ragazza ad Arvieux, piccola località montana nell’alta Provenza, trovandole lavoro come cameriera nell’hotel di una coppia di amici di vecchia data.
L’iniziale resistenza di Ambre, che come tutti i giovani innamorati e non corrisposti è convinta che non si riprenderà mai più, viene lentamente forzata dall’incontro e dallo scambio con gli altri membri del personale dell’albergo: Andrea, seduttore italiano che si fa ben pochi problemi con le ragazze, Tim, cacciato dalla famiglia per aver rivelato loro d’essere omosessuale, Rosalie, madre della piccola Sophie e portatrice della saggezza di chi nella vita ha già passato di tutto.
«Devi superarla, tutta questa rabbia che ti trascini dietro costantemente. Il risentimento che provi nei confronti dei tuoi ti sta divorando. È faticosa la rabbia. Fa male, assorbe tutte le energie… e non serve. Hanno fatto un passo verso di te, quindi dovresti cercare di andare avanti. Non necessariamente per loro, ma per te, per ritrovare un po’ di pace.»
La rinascita di Ambre passa per il racconto di tutte le vite delle persone che incontra, che nel loro aprirsi con disarmante sincerità riescono a scalfire l’armatura di diffidenza e dolore che la giovane donna ha costruito intorno a sé.
Mentre l’amore vero fa capolino in modo alquanto inaspettato e non convenzionale, Ambre impara finalmente a conoscere sé stessa e a relazionarsi con quel mondo che credeva ostile e che, invece, non riusciva davvero ad ascoltare.
Sarebbero scomparsi tutti, quegli altri che le avevano regalato un libro, un braccialetto, una leggenda sui bucaneve, una poesia… E Ambre sorrise. Perché aveva capito, con tristezza e malinconia, che era meglio piangere tutte le meravigliose persone perdute piuttosto che non incontrarle mai.
Ambre ha tutti i difetti di una ventenne insicura e fragile, titubante nei confronti del mondo che sente ostile eppure ostinata nel pretendere di essere e rimanere al centro di tutto, come spesso accade a chi è totalmente inesperto quando si parla di relazioni affettive. Talvolta risulta, agli occhi di legge, poco apprezzabile, se non addirittura antipatica, ma va detto che questo suo atteggiamento risulta molto realistico se si vuole essere del tutto sinceri con se stessi e le proprie esperienze negli anni della formazione.
La scrittura di Da Costa qui appare più immatura rispetto agli altri lavori già pubblicati in Italia, con una ridondanza di parole che il lavoro di editing non è riuscito a sfrondare, tanto da impedire alla storia di Ambre e dei suoi amici di risultare davvero convincente.
Eppure, l’universalità dei temi – la solitudine, il sentirsi incompresi all’interno della propria famiglia tradizionale, l’accettazione di sé e delle proprie fragilità, il timore di lasciarsi amare per quel che si è – fa sì che Bucaneve possa essere una lettura piacevole per i più giovani che stanno ancora scoprendo, giorno dopo giorno, la vita.
un libro per chi: ha vent’anni e non ha ancora compreso quale sia il suo posto nel mondo
autrice: Mélissa Da Costa
titolo: Bucaneve
traduzione: Federica Angelini
editore: Fazi
pagg. 480
€ 19