Articolo a cura di Metella Orazi.
Racconti edizioni ha dato alle stampe una raccolta di John Cheever dal titolo Birra scura e cipolle dolci,in prevalenza di racconti giovanili scritti tra il 1931 e il 1942 – eccezione fatta per uno del 1949 – che racchiudono già i temi cari all’autore americano.
Birra scura e cipolle dolci
La prima di queste 14 short stories è Fall River, scritta da un Cheever diciannovenne, già interessato al tema sociale del lavoro.
Nessuno sapeva cosa fare tutto il giorno. Non si sentiva nessun movimento. La gente ormai era abituata all’idea di un inverno asciutto, con pochi soldi e niente da mangiare. Ed è così che era andata. L’invero era arrivato e se n’era andato. Le fabbriche erano ancora deserte. Il fiume continuava a scorrere ma non c’era fumo sulla città. Metà degli abitanti era ancora senza lavoro.
L’idealismo che sorregge questo e altri racconti è evidente come la sua precoce disillusione.
Un altro esempio di fiducia e delusione è quello della storia che dà il titolo al libro, Birra scura e cipolle dolci, in cui una donna comincia a sentire la stanchezza del mondo perché a breve compirà 45 anni, è vedova e deve gestire da sola una pensione di campagna con troppi ospiti. Quando dei nomadi, all’apparenza indiani Cherokee, le chiedono di sostare nei campi adiacenti alla casa, promettendo di lasciare tutto come l’hanno trovato, in un certo senso si fida, dando loro la possibilità di fermarsi; anche se sente che qualcosa andrà inevitabilmente storto si concede la consolazione con il pensiero della primavera.
… pensa al suo quarantacinquesimo aprile e al suggello e simbolo per eccellenza della primavera, la birra scura e le cipolle dolci.
I personaggi di Cheever scommettono non solo sui cavalli, ma anche sulla loro vita che subisce un cambiamento; spesso la parabola che compiono è discendente, come in Autobiografia di un commesso viaggiatore, in cui la modalità di gestire gli affari si evolve più velocemente del protagonista che da venditore di scarpe diventa e rimane per lunghissimo tempo un commesso viaggiatore, cosa che però gli permette di conoscere quell’immenso Paese che è l’America del Nord.
Mi cambiavano zona a intervalli regolari in modo che prima o poi avrei coperto ogni angolo degli Stati Uniti. Li conosco come le mie tasche e li amo. Posso nominare centinaia di città come se fossero nomi di donna, conosco tutti gli alberghi e gli orari dei treni, e perfino l’odore di fumo dei treni mi pare piacevole.
Cameriere, ballerine di can can e spogliarelliste vivono in queste pagine in solitudine ma nessuna vuole abdicare ai propri ruoli che difendono con ogni mezzo a disposizione.
In Bayonne Harriett serve ai tavoli da una vita e pur esausta, quando le viene affiancata una ragazza più giovane per darle un po’ di aiuto, la rifiuta e osserva sospettosa i clienti che non sentono la sua mancanza.
Beatrice in La spogliarellista, dopo anni di lavoro in palcoscenico è talmente esperta e sicura di sé che quando guarda verso il pubblico fa sentire in colpa i clienti, per questo viene licenziata e non riesce a farsene una ragione.
Birra scura e cipolle dolci racchiude tanti piccoli fallimenti collezionati dai protagonisti, e tra tutti i personaggi spiccano senza dubbio i giocatori d’azzardo, che comprano all’ippodromo il biglietto per la felicità futura ma ottengono quasi sempre una delusione annunciata.
Sogna Roger Gaige di Saratoga che decide di smettere con le corse e comprarsi una casa dove fare una vita normale, di cambiare il suo soprannome “venti a uno” in “nuova vita”.
E malgrado non si fosse mai sforzato di cambiare vita, non faceva che pensare ai mondi migliori in cui vivevano gli altri uomini, alle case in campagna e al posto fisso, alle mogli e ai figli. Riusciva a vederla la casa in cui avrebbe voluto abitare un giorno. Bianca. Se la immaginava sempre bianca. Non lontana da un ruscello con le trote ma neppure troppo lontana dal mare.
Il cambiamento porta con sé un peso che non sempre è possibile sostenere e in questi racconti risuonano ancora i danni del crollo finanziario del 1929, quando un’intera società è rimasta travolta e ha dovuto ripartire dalle macerie.
Cheever è un maestro del racconto e come scrive Christian Raimo nell’introduzione al libro, “sapeva che non c’era nulla nel mondo intorno a noi che non valga la pena di essere raccontato”, così come, aggiungo, non c’è ragione per non leggere questo libro.
un libro per chi: non ha mai messo piede in un ippodromo ma scommette su un autore di razza
autore: John Cheever
titolo: Birra scura e cipolle dolci
traduzione: Leonardo G.Luccone
editore: Racconti Edizioni
pagg. 202
€ 17