Articolo a cura di Metella Orazi.
Anatomia di un matrimonio pubblicato da Edizioni Clichy è il secondo libro di Virginia Reeves, una scrittrice di vero talento, già inserita con il suo esordio nella longlist del Man Booker Prize.
Anatomia di un matrimonio
Siamo nel 1971 e Fred Malinowski, uno psichiatra comportamentale di belle speranze decide con la sua giovane moglie Laura di trasferirsi a Helena, nel Montana, dove ha ricevuto l’incarico di dirigere l’istituto psichiatrico Boulder Hospital.
Anche se lasciare la grande città per uno stato remoto e poco accogliente rappresenta un sacrificio, Laura accetta il trasferimento perché per Fred è un’importante occasione di carriera, ed essendo lei è un’artista indipendente pensa che potrà riprodurre gli scenari rocciosi e dedicarsi alla pittura, cercando di non essere solamente la moglie del direttore.
Lavorare in un istituto richiede lontananza, sei sigarette, svariate birre e una camera di decompressione chiamata automobile. E anche un tragitto abbastanza lungo da permettere ai pensieri che non si sono ancora formati di formarsi, a quelli sommersi di riemergere e agli eventi di riscriversi. Come i poliziotti e i pompieri e i soldati, gli psichiatri di Stato imparano da soli a separare le esperienze: casa versus ospedale. Gli intervalli servono ad analizzare.
Boulder è un posto decadente, ha subito diversi scandali e necessita di un rinnovamento per evitare la chiusura; proprio a questo è chiamato Malinowski, ha un compito difficile ma per lui stimolante e si tuffa completamente nella missione.
Da parte sua Laura si sente sola e comincia a coltivarsi piccoli spazi segreti, all’insaputa del marito lavora mezza giornata in un negozio di vestiti e non ne fa parola.
Oggi ho aiutato un uomo a scegliere il vestito per la sepoltura di sua madre, direi. E l’ho comprato per lui. Gli ho reso più sopportabile un frammento di questo momento doloroso della sua vita. Mi piacerebbe raccontarlo a Fred. Ma non lo farò.
La coppia lentamente si incrina, il non detto cresce e quando all’interno del binomio formato da moglie e marito si inserisce un terzo elemento esterno la deriva appare più concreta.
Fred tra i suoi pazienti ha Penelope, una ragazza di diciassette anni che forse non dovrebbe essere ricoverata. Pen, come la chiama Fred, ha ricevuto una diagnosi di epilessia ma il suo quoziente intellettivo è superiore alla media e si trova a Boulder solo per volontà dei genitori che non sanno come gestire le crisi e vedono la malattia come qualcosa da tenere lontano.
È la prima volta che la vede piangere e vorrebbe sollevare la scrivania che li divide e scaraventarla fuori dalla finestra. Vorrebbe inginocchiarsi ai suoi piedi e dirle che è rotta e perfetta al tempo stesso.
L’ambizione di Fred di tenere insieme il matrimonio e la carriera, di diventare un bravo padre e il medico eroe che salva i pazienti – soprattutto Penelope – lo conduce in un vicolo cieco verso l’inesorabile infelicità di chi tutto vuole e nulla ottiene.
La lingua di Reeves è essenziale, descrive anatomicamente le pieghe della mente in cui si insinuano le pulsioni che portano i protagonisti al disastro annunciato, inesorabilmente proiettati al disfacimento dei legami che fino a quel momento li hanno tenuti insieme.
I capitoli sono scritti in terza persona se seguiamo l’ottica di Fred e in prima quando è Laura a descrivere la sua vita e questo espediente stilistico, lo capiremo meglio nel finale sorprendente, è molto rilevante.
In Anatomia di un matrimonio si alternano il punto di vista femminile a quello maschile e si crea una tensione tale che ci aspettiamo di trovare un colpevole, un assassino che ha ucciso l’amore, considerato in tutte le sue forme: coniugale, professionale, adultero, anche se forse, scopriremo che si tratta sempre di un concorso di colpe.
un libro per chi: ha amato Follia di Patrick McGrath
autrice: Virginia Reeves
titolo: Anatomia di un matrimonio
traduzione: Giada Diano
editore: Edizioni Clichy
pagg. 365
€ 19.50