Articolo a cura di Metella Orazi.
Venticinque saggi compongono Riflessioni da una sedia a rotelle di Andre Dubus, edito da Mattioli 1885, ma sono molto più di semplici pezzi letterari, perché raccontano la vita dell’autore, la sua umanità e l’incrollabile fede che lo ha sempre accompagnato.
Riflessioni da una sedia a rotelle
La prima storia che apre la raccolta descrive la violenza sulla sorella di Andre, come l’ha vissuta durante e dopo, quando cerca di perdonare il suo stupratore.
Ora penso a lei che prega per l’uomo che l’ha violentata; a lei che dice che l’avrebbe ucciso se avesse stuprato sua figlia; a lei che prega per lui e lo vorrebbe vedere castrato; prega per lui e gli dà dell’idiota. L’uomo se n’è andato dalla carne di mia sorella, e lei sta purificando la propria anima; prega per poterlo perdonare.
E si capisce immediatamente quale sia il grado di coinvolgimento personale di questi scritti.
Che cos’è l’arte se non un tentativo, concentrato e appassionato, di fare qualcosa con il poco che abbiamo, il poco che vediamo?
Ciò che ha Dubus è la storia tragica di un incidente avvenuto nel 1986, quando fu investito da un’auto mentre stava prestando soccorso a due persone che avevano avuto a loro volta un incidente. Dopo vari interventi gli fu amputata una gamba e in seguito perse anche l’uso dell’altra, fatto che lo costrinse all’uso della sedia a rotelle.
In Riflessioni da una sedia a rotelle Dubus sfoga lo sconforto per l’invalidità e ci mostra le difficoltà che nella vita dopo l’incidente è obbligato ad affrontare, narra il continuo impegnarsi con fede a non lasciarsi andare alla disperazione, riuscendo a trovare sempre una luce, una consolazione.
Sono nove anni che sono invalido, e ho imparato a cercare di muovermi lentamente, con concentrazione, con precisione, con pace. […] È il ricordo di quando avevo le gambe che mi tenevano in piedi davanti a quel bancone, l’immagine di me che mi volto senza sforzo per raggiungere il cassetto, il demone che devo tenere a bada, per non arrabbiarmi e addolorarmi per come è cambiato lo spazio, il tempo, e per questo aggeggio con le ruote che ha sostituito le mie gambe.
La bellezza della vita, fino alle più piccole azioni quotidiane è salvifica, per questo ogni cosa conta, ogni gesto, anche preparare un panino per le figlie può essere fonte di gioia per lo scrittore e di commozione per noi lettori che, ammirati, veniamo colpiti dritti al cuore, con semplicità.
Dubus ha una voce autentica, capace di trasmettere le sue passioni, come quella per la letteratura, che insieme alle vicende personali percorre tutto il libro, tra aneddoti e vera critica letteraria, riletture e analisi, sono moltissimi gli scrittori e i libri citati e fra tutti spicca la grandezza di Hemingway che gli ha insegnato che cos’è il dolore.
Nei miei anni di insegnamento, ho imparato ad entrare in un’aula chiedendomi che cosa avrei detto, più che sapendo veramente di cosa avrei parlato. E ho imparato ad ascoltarmi: la fonte della mia lingua era la nostra misteriosa armonia con le verità che conosciamo, anche se molto spesso questa conoscenza ci è celata.
Le parole di Dubus sono preziose e queste riflessioni illuminano con calore il lettore che tornerà più volte a leggerle vivendole come una chiacchierata con un amico che lo capisce, gli mette una mano sulla spalla se è triste e dice “Sono qui“.
un libro per chi: è capace di emozionarsi attraverso le parole
autore: Andre Dubus
titolo: Riflessioni da una sedia a rotelle
traduzione: Nicola Manuppelli
editore: Mattioli 1885
pagg. 175
€ 16