Infanzia di Tove Ditlevsen è il primo volume della Trilogia di Copenaghen, che sarà interamente pubblicata da Fazi e che ha già conquistato lettori e lettrici in Gran Bretagna e Stati Uniti, con un ripescaggio che auspica di raggiungere lo stesso successo di Stoner di John Williams.
Infanzia
L’infanzia è lunga e stretta come una bara, e non si può uscirne da soli.
Basta questa citazione per capire subito che in questo memoir di poco più di cento pagine, pubblicato la prima volta nel 1967, Tove Ditlevsen racconta gli anni della propria fanciullezza, quando subito dopo la Grande Guerra viveva in un quartiere operaio di Copenaghen con il padre senza lavoro fisso, con una madre molto giovane e distante e con il fratello appena più grande Edvin, apparentemente perfetto e decisamente più amato e rispettato di quanto lo fosse lei.
Ed è fin dalle prime pagine che scopriamo quanto sia bruciante il desiderio di quella piccola bambina di essere amata e coccolata dalla noncurante madre, una donna bella e minuta che forse si è sposata troppo giovane e ha ingoiato talmente tanta frustrazione per le proprie scelte errate da essere piena di rabbia anche nei confronti della figlia.
Quella stessa madre che ha un rapporto diverso, più attento e cordiale, quasi affettuoso, con il figlio maschio, a sottolineare pure una certa rivalità femminile, non del tutto inaspettata in una storia di vuoti e mancanze.
La scrittura di Ditlevsen non ha certo la ferocia e la potenza di quella di Ferrante né tanto meno la sua voce è impietosa verso se stessa e quindi irresistibile come quella di Ernaux, eppure alcuni passaggi colpiscono e commuovono fino alle lacrime, soprattutto quando a emergere è la profonda sensibilità di una bambina che sogna solo di scrivere poesie e vivere d’arte, conscia di essere diversa e inadatta al mondo che la circonda e in cui è costretta, malvolentieri, a crescere.
Nel primo giorno di scuola abbiamo cantato “Grazie e lode e rendiamo al Signore, un dolce sonno abbiamo avuto”, e quando siamo arrivati ai versi che dicono «vivo come gli uccelli del cielo e pesci del mare, entra dalla finestra al sole del mattino» io ho provato una tale gioia, una tale commozione, che sono scoppiata a piangere, e tutte le bambine hanno riso allo stesso modo in cui ridono mia madre e Edvin quando la mia “stranezza” mi spinge alle lacrime. Le mie compagne mi trovano sempre irresistibilmente comica, e io, ormai abituata a essere il loro zimbello, trovo squallidamente rassicurante questo mio ruolo, perché, insieme alla mia conclamata stupidità, mi tiene al riparo dalla particolarissima crudeltà con cui trattano chiunque sia diverso da loro.
Nemmeno l’amicizia con Ruth, sfrontata ragazzina che gravita nella sua stessa angusta e aspra sfera, saprà lenire quella profonda solitudine alimentata da una insicurezza così radicata da diventare inespugnabile.
Per tutta la durata di questa lunga amicizia, ho il costante terrore di rivelarmi a lei. Temo che scopra come sono fatta davvero. Assumo la forma di un riflesso di lei, perché le voglio bene, e perché la più forte, ma nel profondo sono sempre io.
Inadeguata a un mondo operaio che fatica a riprendersi dalla Prima Guerra Mondiale, inadatta al ruolo di figlia perfetta, a quello di compagna e amica arguta e divertente, ma anche di giovane poetessa ribelle, a Tove non resta che accettare di crescere e di iniziare a lavorare per mantenersi e guadagnare così anche il rispetto dei genitori.
Amaro e malinconico, il racconto di Ditlevsen scorre veloce ma sa come rimanere impigliato a lungo nei pensieri di chi riesce ad andare oltre l’apparente semplicità, scorgendo una lingua bellissima, delicata e calibrata così bene da poter conquistare con pochissime parole.
Se ne potrà godere ancora di più lasciando perdere i paragoni strillati in fase di promozione e concentrandosi solo sulla storia di una bambina che cerca di diventare donna in un’epoca in cui c’era ben poco a cui aggrapparsi.
un libro per chi: non può fare a meno di leggere i memoir
autrice: Tove Ditlevsen
titolo: Infanzia – Trilogia di Copenaghen
traduzione: Alessandro Storti
editore: Fazi
pagg. 123
€ 15