L’esercizio di Claudia Petrucci

L'esercizio di Claudia Petrucci

È limitante definire ancora esordiente Claudia Petrucci.
A un anno dalla pubblicazione, i diritti del suo primo romanzo L’esercizio, edito da La Nave di Teseo, sono già stati venduti in Francia e Germania e opzionati per il cinema e la televisione.
Parleremo anche di questi aspetti così importanti per la lunga vita di un romanzo, durante l’incontro del gruppo di lettura Absolute Beginners che si terrà online il prossimo 10 marzo.

L’esercizio

Filippo e Giorgia si amano.
Come tante giovani coppie vivono insieme e si arrabattano per mantenersi; Giorgia lavora come cassiera in un supermercato, come se la vita non avesse altro da offrirle, mentre Filippo ha rinunciato alla carriera da giornalista e porta avanti l’attività di famiglia, un vecchio bar che il padre, dopo un infarto, non può più seguire.

Giorgia sa che non sono felice. Non ce lo diciamo mai ad alta voce. Lei vede la tristezza dei movimenti del mio corpo, che si sono rimpiccioliti – sono stato uno che occupava molto spazio con le braccia, ora non mi allungo mai più dello stretto necessario. Non è colpa nostra. È che le possibilità sono tutte belle prima di realizzarsi, sono il quadro che immagini di disegnare, la canzone che immagini di ballare. Solo quando si deve stare dentro le cose le si capisce davvero.

C’è un velo di triste rassegnazione che offusca ogni loro giornata.
Un senso d’impotenza che ogni sera si ritrova a tavola con loro, mentre cenano tranquillamente nell’appartamento di cui pagano l’affitto, destreggiandosi alla meglio in un un’esosa Milano.

Filippo di Giorgia non sa molto: è orfana di genitori, morti quando era piccola; è mite e mai pretenziosa, è bella ma non appariscente.
La ama così com’è, anche se forse non la conosce veramente, anche se non ha mai incontrato qualcuno da cui ascoltare aneddoti che la riguardino.

Io vedo Giorgia e penso che abbia il dono della bellezza fuori posto, che la metti in ordine da una parte e si disfa dall’altra – i capelli, la postura, il vestito, tutto si sbilancia in una corrente continua. Vedo in Giorgia quello che dovrei vedere, cioè un individuo sull’orlo del precipizio, ed è precisamente per questo che me ne sento attratto, poi, però, decido di raccontarmi che la vorrò in virtù di doti più tollerabili – ha una gentilezza d’altri tempi, è empatica, possiede le qualità indispensabili dell’altruismo e della pazienza. Giorgia intuisce in me qualcosa di innocuo.

Un giorno, però, nella vita di Giorgia ritorna un uomo del suo passato.
È Mauro, l’amico regista teatrale che la incontra per caso al supermercato e che la invita a riprendere i contatti, tentandola con quello che per Giorgia era vitale e che ora è solo un lontano ricordo: la recitazione.

Giorgia non sa se accettare. Qualcosa la frena.
Una catena che sente al piede, un peso sul petto, il timore che qualcosa la faccia precipitare.
È Filippo a spronarla ad accettare la proposta di Mauro di tornare a calcare il palcoscenico.
Ma Filippo non sa che Giorgia soffre di una patologia psichiatrica, che questo può causarle qualcosa di molto grave: rimanere intrappolata nel personaggio che interpreta, fino a tentare di volare gettandosi dalla finestra, fino a rimanere catatonica ed essere rinchiusa in una clinica.

Filippo a un certo punto scava, indaga. Scandaglia il corpo di Giorgia cercando i segni della sua malattia, dei suoi traumi infantili. Non ne trova, perché come spesso accade, il disagio mentale è profondo e nascosto, difficilmente riconoscibile da chi non l’ha mai vissuto.

Guardo Giorgia e lei non guarda me, né Mauro. Mi chiedo se o come posso non aver visto. Giorgia non voleva essere qualcun altro. Giorgia era felice, con me. Non una felicità entusiasta, niente di fugace: era felice della felicità di cui ho più rispetto, pacata e regolare, continua. Mai avevo avuto l’impressione che volesse evadere da un recinto, che si sentisse bloccata.

È Mauro ad avere l’idea che potrebbe sistemare tutto: scrivere un copione per Giorgia, raccontando chi era e la sua realtà prima della crisi, così che sentendolo leggere dalla voce dei due uomini lei possa assorbirlo e riappropriarsi di se stessa.
Un esercizio, che Mauro impone a un titubante Filippo, convincendolo che questo sia l’unico modo per ritrovare la sua amata.

Il quattordici maggio, l’ultimo giorno che trascorreremo come versioni fedeli di noi stessi, Giorgia si sveglia felice. Non lo so ancora: oggi, in questo momento, il suo risveglio è per me privo di significato, a malapena riesco a goderne. A causa dell’esercizio, molto presto sarà costretto a tornare in questa mattina e tutto dovrà essere riformulato, ogni elemento scomposto e ingrandito. Noterò, al ventesimo ritorno, il sorriso nascosto – o lo immaginerò solo, sulla base di una deduzione arbitraria.

Ma questo esercizio si rivelerà davvero utile?
O si trasformerà in un’arma a doppio taglio, lasciando conseguenze tangibili su questo triangolo di personaggi in balia di qualcosa più grande di loro?

Chi siamo veramente?
Perché agiamo in un certo modo invece di un altro?
E possono i nostri traumi, più o meno grandi, rimanere silenti per anni, fino a esplodere e condizionare tutto ciò che siamo e tutti coloro che ci ruotano attorno come satelliti?
Amiamo davvero qualcuno per ciò che è o lo facciamo perché vediamo in esso il nostro stesso riflesso?

Sono tante le riflessioni che Claudia Petrucci mette sul tavolo con questo suo romanzo d’esordio, scritto con ritmo e puntigliosità, rivelando una grande padronanza della drammaturgia.
Come se L’esercizio fosse un’opera teatrale, una sceneggiatura pronta per essere messa in scena, sul confine sottile tra realtà e finzione.
E noi spettatori, giù in sala, a osservare rapiti lo sviluppo degli eventi, impossibilitati a fermarne lo svolgimento anche quando ne intuiamo l’esito finale.

Non è facile né scontato affezionarsi ai personaggi di questa storia, forse perchè il disturbo che proviamo nel leggere le loro vicende è sintomo che queste ci riguardino da vicino.
Perché ognuno di noi forse recita una parte ed è questo uno dei misteri più affascinanti dell’uomo: siamo davvero chi crediamo di essere?

L'esercizio di Claudia Petrucci

un libro per chi: scherza sempre troppo col fuoco

autrice: Claudia Petrucci
titolo: L’esercizio
editore: La Nave di Teseo
pagg. 333
€ 18

Absolute Beginners

Chi ha scritto questo post?

Emiliano-romagnola, ragazzina negli anni ’80, si è trasferita a Milano nel 2008 e per molto tempo è stata un "angelo custode di eventi".
Da anni si occupa anche di libri: modera incontri letterari, ha ideato e realizzato la rassegna Segreta è la notte e conduce diversi gruppi di lettura.
Pratica mindfulness dal 2012, sogna sempre le montagne e ascolta musica jazz.
È meno cattiva di quello che sembra e vorrebbe morire ascoltando “La Bohéme” di Puccini.

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