Articolo a cura di Paola Migliorino.
Marcos y Marcos ha aggiunto un altro riuscitissimo romanzo alla propria collana di narrativa: Feel Good, l’ultimo lavoro di Thomas Gunzig, autore belga noto al grande pubblico per la sceneggiatura del film “Dio esiste e vive a Bruxelles”, uscito al cinema qualche anno fa riscuotendo molto successo.
Feel good
Il romanzo racconta la vita di Alice e Tom, due persone “normali”, ma di certo non banali, che si conoscono in modo a dir poco grottesco, ormai giunti – delusi e frustrati – alla soglia dei cinquant’anni.
Alice, figlia amatissima di una coppia felice, ha dovuto purtroppo scoprire quando era ancora molto giovane cosa significhi vivere al limite: perso il padre da giovanissima, si ritrova infatti a sopravvivere con la madre in una non meglio definita città francese, fino a quando inizia a lavorare come commessa in un rinomato negozio di scarpe.
Notò il leggero strato di nervosismo, la febbrilità che risultavano dal miscuglio di stanchezza, di esaurimento e d’inquietudine proprio di coloro i quali sentono che tutto può sfuggire di mano rapidamente, in un batter d’occhio, che la povertà e la miseria non sono lontane, a pochi passi soltanto, che, non avendo “niente da parte” bisogna rimanere vigili, sul chi vive e che anche vigilare e stare sul chi vive non basta, ci sarà sempre la minaccia di un colpo di sfortuna, ci sarà sempre un lupo nascosto dietro un albero, pronto a balzar fuori e a trascinarti con lui verso l’abisso.
Trascorrono così, banalmente, senza grandi avventure, senza sogni nascosti, senza prospettive, senza amori intensi, molti anni della sua vita, resa migliore solo dalla nascita di Achille, bambino non programmato ma comunque amato. Perso il lavoro, Alice entra nel vortice del precariato, degli stenti, e si lascia umiliare pur di offrire un futuro diverso al figlio.
Anche la vita di Tom sembrava carica di promesse: bambino diverso e quindi speciale, si rivela ben presto un uomo normale, apparentemente mediocre, scrittore e marito senza successo, la cui vita è ormai priva di aspettative; Tom sembra destinato solo a scrivere libri editi in poche copie e a barcamenarsi tra lavoretti saltuari e di certo non gratificanti, con l’unico rifugio concessogli da una fantasia surreale e talvolta macabra. Chiuso nel proprio mondo immaginario, non presta ascolto alle persone della vita reale, soprattutto a quelle a lui più vicine, che finiranno così per allontanarsi gradualmente, fino all’abbandono.
L’incontro fortuito di questi due vite sconfitte aprirà inaspettatamente nuove prospettive: per cercare di ristabilire una certa tranquillità economica i due decideranno di scrivere un cosiddetto feel good book, cioè un libro programmato a tavolino con l’unico scopo di catturare un lettore semplice e farlo stare bene, o – secondo la definizione di The Guardian, il giornale che nel 2017 coniò questa definizione per la Up Lit (up literature) – un libro che “tira su”, spinge il lettore a trovare il lato positivo delle cose e a superare le avversità.
Uniti dalla disperazione, ma anche dal coraggio e da una certa creatività, Alice e Tom mettono a punto un progetto che possa offrire loro non la ricchezza, ma solo una relativa tranquillità.
Ormai fin troppo avvezzi alle contrarietà della vita, si lasciano un po’ “prendere la mano”, e il progetto per il loro riscatto economico rischia di trasformarsi in una trappola che li condurrà verso l’abisso.
L’assenza di denaro è peggiore della morte! Non per niente tanti poveri si uccidono! Tutto è meglio con il denaro, tutto è più semplice. Con il denaro la vita diventa davvero più bella. I ricchi, i veri ricchi se ne infischiano delle persone come me, dei poveri. I veri ricchi bruceranno il petrolio fino all’ultima goccia, pescheranno tutti i pesci, tutti fino all’ultimo, manderanno tutti un malore e si costruiranno dei piccoli paradisi isolati dal nostro inferno. Non gliene frega niente, a loro. Dunque, le persone come me si barcamenano come possono per sopravvivere e per far sopravvivere i loro figli. È quello che ho fatto io! Mi sono barcamenata.
Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, Feel good non è affatto un libro triste.
Tra colpi di scena e un registro comunque sempre allegro, venato di quell’umorismo sottile e tipicamente belga, il romanzo si rivela una sottile e amara critica alla società contemporanea, alla sua progressiva perdita di valori, al trionfo sconsiderato del denaro e di tutto ciò che con esso si misura, incluso il mondo dell’editoria, in cui Tom si ritrova suo malgrado a galleggiare, sempre più confuso tra tecniche promozionali, corsi di scrittura creativa e bookstagrammer.
Ci sarà un lieto fine per i nostri perdenti?
un libro per chi: non si arrende mai, con allegria!
autore: Thomas Gunzig
titolo: Feel good
traduzione: Francesco Bruno
editore: Marcos y Marcos
pagg. 364
€ 18
Grazie per il commento stimolante, curioso di scoprire se ci sarà un lieto fine.