Sfido chiunque creda di non essere in sintonia con la brevità dei racconti a non lasciarsi sedurre e coinvolgere dalla bellezza e dall’intensità di Gli effetti invisibili del nuoto, raccolta di Alessandro Capponi, uscita nel 2020 per Hacca.
Gli effetti invisibili del nuoto
Sono ben due i fili rossi che uniscono i protagonisti dei racconti di Capponi.
Il primo è il nuoto, che qui non è solo disciplina sportiva, ma è soprattutto terapia, analisi, meditazione, cura.
Poi ci sono gli animali, che possono essere soprannomi, somiglianza, indole, destino dei nuotatori di cui stiamo scoprendo le storie, le fragilità, i ricordi, le avventure, il passato, il futuro, i segreti.
Le undici storie che leggiamo sono quelle di un’umanità variegata e vera, seppur ammantata di un pizzico di magia e di mistero, di follia e di surreale metamorfosi.
Così conosciamo il tricheco Alfredo, un omone che ha passato tutta la vita accanto alla moglie in un solido tran tran quotidiano, per poi ritrovarsi infine in Argentina, ancora tricheco ma più felice.
Poi la lumaca Beatrice, che improvvisamente nuota fuori dall’acqua, in ufficio, a scuola durante i colloqui con i professori della figlia, a casa di fronte al marito, e si sente libera come non lo era da anni.
E ancora Eleonora, animale multiforme, tradita dal marito e a sua volta traditrice.
A Barbara capitò presto di passare in piscina al tramonto. Si affacciò dalla porta a vetri, a pochi metri dei blocchi delle corsie, e rimase a guardarla nuotare. Andava di dorso, sicura, quasi leggera; portava la bracciata con equilibrio, a buon ritmo, e si sosteneva sicura sugli addominali. i glutei stretti e il timone delle gambe a dritta.
Come stai?, le gridò quando la vide fermarsi al blocco, a pochi metri da sé.
Eleonora sorrise, rispose a mezza voce, non aveva fiato e non era importante che Barbara sentisse: La cosa più veloce che ho visto è la dignità, chi la fa fuggire non ho modo di raggiungerla.
Il contatto con l’acqua stravolge; è siero vitale che propaga il cambiamento, a volte epocale, altre minuscolo ma sempre necessario, salvifico, utile a ritrovarsi, come accade a V.V. che non aveva mai conosciuto il padre e si scopre figlio di un viscido topo.
Il topo gli sorrise quasi lieto, quasi aperto, Che bello rivederla, ha la borsa con sé, nuota anche lei qui adesso?, Da mesi ormai ma non vorrei nascere un equivoco: nuoto qui perché adesso abito a pochi passi, e più in generale nuoto perché da bambino avevo paura dell’acqua, un terrore cieco. Sui lineamenti dell’uomo nacque e sparì, fulminea ,un’espressione di fastidio. Il giovane sorrise, Fu così che mia madre decise di iscrivermi ad un corso di nuoto, mi portava in piscina tre volte a settimana, io e lei da soli, mi cambiava i vestiti sudando nello spogliatoio affollato, e sono cose che ai figli sembrano normali finché a loro volta non diventano genitori, e solo allora ne percepiscono la fatica, non è vero?, comunque mi osservava nuotare, mi aspettava e parlavamo molto sia prima sia dopo il nuoto, io ero timido e introverso ma l’emozione prima di nuotare e la stanchezza subito dopo mi scioglievano la lingua, a pensarci oggi mi sembra che quelli furono dei momenti indimenticabili.
Tocca il cuore la storia del gambero, un signore anziano che nuotando e condividendo lunghi momenti di silenzio con il suo istruttore Germano riesce a superare la stanchezza accumulata in una vita intera.
Mentre la storia di Meo, tartaruga senza guscio che ha perso le parole e una notte è costretta a nuotare in una città allagata e spaventosa, lascia ben più di un interrogativo, di quelli che sono alti trampolini per tuffi nella più profonda introspezione.
Ma è lei, Olga, che rimane impressa più di ogni altro nuotatore, con la saggezza di chi ha molto vissuto e la leggerezza di chi non ha più nulla da perdere.
Ma voglio nuotare di notte proprio per non avere nessuno intorno, bambina mia, per stare da sola, al riparo, per un po’.
Riparo da cosa?
[…]
Dal mondo, dalle persone, dalle parole che ascolto da certi genitori prima del turno dei girini. Non lo so ma mi sento una strana stanchezza. E ho bisogno di farmi cullare dall’acqua. E non lo dovrei fare perché ho ottantacinque anni? Ma io lo faccio proprio perché ho ottantacinque anni, perché nuotare di notte è un lusso che posso permettermi perché sono vecchia: tutti avrebbero diritto a un ultimo desiderio, non credi?
Con l’indulgente tenerezza di chi non giudica e accoglie, Alessandro Capponi mette in scena un girotondo di vite che ruota attorno allo stesso luogo, una piccola piscina romana che si fa ombelico del mondo, dove tutte le storie sono uniche e uguali, così come gli uomini e le donne che nuotano con ampie bracciate verso se stessi.
un libro per chi: ha bisogno di uno specchio, anche d’acqua, per guardarsi e vedersi
autore: Alessandro Capponi
titolo: Gli effetti invisibili del nuoto
editore: Hacca
pagg. 145
€ 15