Articolo a cura di Paola Migliorino.
Prima di addentrarci nella lettura di Sulla chaise-longue di Marghanita Laski, piccolo capolavoro gotico del 1953, lasciamoci ispirare dalla missione della casa editrice 8tto Edizioni, che ufficialmente si dedica alla diffusione di casi letterari anglofoni “colpevolmente trascurati”, proponendosi di dare la giusta visibilità ad opere originali e talvolta surreali.
Ma soprattutto godiamoci la prefazione praticamente perfetta di Giulia Blasi, che suggerisce alcune chiavi di lettura forse non fondamentali per la conoscenza della storia, ma sicuramente di rilievo per la comprensione del contesto sociale in cui si muove Melanie, la protagonista.
Sulla chaise-longue
Melanie e Guy vivono in una strana casa in stile Regency, in una zona di Londra un po’ periferica e snobbata dall’alta borghesia perché abitata da povera gente e da qualche artista strambo.
Fresca di matrimonio, e quindi presumibilmente realizzata secondo la concezione borghese all’epoca dominante, Melanie riposa distesa fra le sue coltri rosa, i suoi cuscini rosa, in un nido rosa, sposa modello e quindi non contaminata dall’erotismo e dal peccato, protetta nello status quo raggiunto proprio grazie al matrimonio. Ma la stessa autrice individua nel desiderio femminile represso il nodo centrale dell’intera vicenda.
Il dottore si domandò ancora come mail il sorriso di Melanie sembrasse sempre promettere piaceri che era certo lei non avesse mai conosciuto.
In convalescenza dopo una lunga malattia e finalmente sdraiata sulla famosa chaise longue – acquistata d’impulso da un antiquario il giorno stesso in cui le fu prescritto l’assoluto riposo – inizia per Melanie il peggiore degli incubi: prigioniera del sogno, rinchiusa in una realtà pazzesca, si troverà a pensare pensieri non suoi, pronunciare frasi non sue e dovrà lottare con tutta sé stessa per liberarsi.
Meglio non svelare il resto del racconto, soprattutto per non rovinare la sensazione di panico che un po’ alla volta prevarrà e che accompagnerà il lettore, lasciandolo intrappolato nella disgraziata circostanza dell’essere nato donna e quindi privo di qualunque potere decisionale sulla sua stessa esistenza.
Ciò che conta è godersi la paura e le sfumature grigio-rosa dell’ambiente, senza trascurare una riflessione sulla condizione femminile. Melanie è esattamente come deve essere: fragile, sciocca, civettuola e ingenua.
Dietro quell’apparente superficialità, però, si cela una donna normale, prigioniera inconsapevole del (doppio) ruolo che le è stato assegnato, ma non per questo priva di cervello o di volontà; seguendo il disperato tentativo di un ritorno alla realtà, assistiamo alla lucida analisi dei comportamenti che è opportuno tenere, delle risposte che è corretto dare per riuscire in un modo indiretto ma socialmente accettabile ad ottenere ciò che si vuole.
I peccati cambiano, sai, come la moda.
Certe cose, invece, non cambiano mai.
come non utilizzare le stesse indicazioni del bugiardino dell’editore…
Un libro per chi: ha sempre desiderato di poter viaggiare nel tempo, senza l’ausilio del Tardis, ma solo chiudendo gli occhi
autore: Margherita Laski
titolo: Sulla chaise-longue
traduzione: Cristina Cicognini
editore: 8tto Edizioni
pagg. 144
€ 14