Articolo a cura di Paola Migliorino.
Romanzo storico che sin dalle prime righe evoca Il Nome della Rosa per l’ambientazione e le suggestioni, Vite apocrife di Francesco d’Assisi di Massimiliano Felli, in uscita per Fazi e definito dallo stesso autore un caso di storytelling medievale, una biografia paradossale, un’agiografia ereticale, racconta il percorso di Fra’ Deodato d’Orvieto, amanuense cordelier (cioè francescano, secondo un termine antico che fa riferimento alla cintura di corda usata sopra il saio), che intorno alla seconda metà del XIII secolo aiuta il magister Bonaventura da Bagnoregio nella redazione della Legenda Sancti Francisci, “uno sforzo immane di raccolta e catalogazione delle testimonianze e dei documenti…cui fece seguito l’elaborazione della biografia ufficiale di Francesco, da tramandare ai posteri, da far studiare ai novizi, sulla quale tanto i laici quanto i chierici possano meditare, il più possibile edificante e veritiera”.
Vite apocrife di Francesco d’Assisi
Benché basato su fonti storiche, il presente romanzo è da considerarsi un’opera di invenzione narrativa. Come talvolta sono le fonti storiche stesse.
Mai avvertenza al lettore fu più appropriata e veritiera.
Quarant’anni dopo la morte di Francesco, il suo Ordine è ormai lacerato da conflitti interni, e durante il Capitolo di Parigi, forse proprio nel tentativo di ricomporre le innumerevoli divergenze, Bonaventura suggerisce di adottare come unica e ufficiale la propria versione della vita del Santo, meglio nota come Legenda Major, edulcorata ma soprattutto epurata di tutti quegli avvenimenti semplicemente umani che hanno naturalmente costellato la vita di Francesco, e che, se male interpretati, potrebbero indurre a dubitare della sua stessa santità.
La volontà di trasmettere un’immagine perfetta di Francesco rischia di prescindere dalla verità storica, e induce quindi il magister Bonaventura ad applicare un’intransigente censura sugli aspetti di fragilità e di esitazione religiosa del santo.
La Legenda, che negli intenti avrebbe dovuto costituire una summa dei documenti sulla vita del Santo, di fatto si basava solo su una parte di essi e in alcuni punti addirittura li tradiva, li contraddiceva.
È proprio questa umanità non rivelata ma nascosta nei racconti apocrifi sulla vita di san Francesco, che ci regala una versione ancora più affascinante sul mistero dell’uomo.
Gli stessi affreschi realizzati da Giotto per decorare le pareti della Basilica Superiore e glorificare Francesco, appaiono in realtà una mistificazione politica, se osservati con occhio critico, immune al fascino della bellezza e più incline alla fedeltà della rappresentazione storica: dove sono i lebbrosi, gli stracci, la miseria?
Fra’ Deodato, ormai novello Adso da Melk, decide però di non distruggere alcuni documenti, contenenti versioni discordanti e forse controproducenti alla sublimazione della vita di Francesco, contravvenendo così a un ordine ben preciso del suo Magister e al voto dell’obbedienza impostogli dall’Ordine.
In ognuno di questi racconti, perfino nel più incredibile e fantasioso, può esserci una scintilla di verità, e se tu oggi non hai occhi per discernerla dal falso, verrà un giorno chi, con maggior acume, saprà farlo. Il tuo ministro generale si arroga il diritto di scegliere l’una o l’altra versione dei fatti e tramandare nei secoli, irrefutabilmente, un’opinione particolare, e maturata tanto in fretta, ma pensaci !, non è forse uomo, Bonaventura ?, dunque nemmeno lui è immune dall’errore…
L’evoluzione di questa scelta è qui il pretesto per tramandarci una versione e una visione diversa di Francesco, combattuto e talvolta persino dubbioso della sua stessa fede, ma non per questo meno affascinante.
Il racconto è anche occasione per una serie di riflessioni sulla complessità, ma soprattutto sull’inutilità dei tanti dibattiti con cui ancora oggi si dilettano i sapienti della Chiesa.
…noi Francescani, che abbiamo conquistato la Terra con le nostre missioni e non temiamo d’essere perseguitati da un Cesare, noi che possediamo già una regola scritta ci dividiamo su speciose interpretazioni, fratello contro fratello, in reciproche accuse d’eterodossia o addirittura d’eresia.
Lo stile di Vite apocrife di Francesco d’Assisi gode di particolare maestria e leggerezza, grazie all’accurata ricostruzione storica e all’uso di una scrittura sapiente e scorrevole, o, per ricorrere a una definizione utilizzata dallo stesso Felli all’impasto linguistico para-medievale, stratagemma necessario per penetrare a fondo nella storia.
Da leggere per saperne di più su un’iconica figura a cui in molti siamo più o meno affezionati.
un libro per chi: ama conoscere il passato attraverso riletture fantasiose dei fatti storici
autore: Massimiliano Felli
titolo: Vite apocrife di Francesco d’Assisi
editore: Fazi
pagg. 300
€ 17