È un libro straordinario e sorprendente quello scritto da Markijan Kamyš; un libro che toglie il fiato per ciò che racconta e per lo stile con cui ciò viene raccontato, tra il minuzioso reportage e la narrativa più avventurosa.
Una passeggiata nella zona, appena uscito per Keller Editore, è il libro da leggere se nel 1986 avete smesso di bere latte e mangiare insalata, convinti che le radiazioni provenienti da Černobyl’ vi avrebbero uccisi.
Una passeggiata nella zona
L’inverno nella Zona è incantevole. Il cuore del turista clandestino batte più veloce. Sono momenti magici, intessuti di neve, latrati di lupo e gambe fradice. L’inverno ci fa bruciare la testa, ce la fa girare. Sappiamo perfettamente quanto sia stupido mettersi in viaggio, ma non c’è niente da fare: tiriamo fuori gli zaini, prendiamo qualcosa di pesante, sette chili di calze di ricambio e scompariamo in una tempesta infinita. Per perderci tra enormi cumuli di neve.
Un esploratore che indaga? Un malinconico ragazzo che cerca di ritrovare il passato? Oppure un folle che sfida se stesso?
Durante la lettura ho lungamente pensato a come definire Kamyš, per poi concludere che non esiste un’unica etichetta per questo esploratore folle e malinconico, a caccia di se stesso e di un passato morto e sepolto, ma mai dimenticato.
Nato in Ucraina nel 1988 e figlio di un fisico e ingegnere dell’istituto per la Ricerca nucleare di Kiev, Markijan Kamyš ha visto morire il padre di cancro nel 2003. Una lunga malattia ereditata dai giorni in cui diventò uno dei “liquidatori” di Černobyl’, arrampicato sul reattore infuocato, nel tentativo di trovare una soluzione che fermasse la fine del mondo.
Come cresce un ragazzo che ha vissuto di riflesso quello che è stato il più grande disastro nucleare di tutti i tempi? Un’apocalisse inimmaginabile, in un’epoca che aveva ancora mezzi limitati e in un mondo, quello della cortina di ferro negazionista, che mandò a morire centinaia di uomini ignari del proprio destino.
Può tutto questo diventare ossessione, al punto da intrufolarsi in quella landa abbandonata non una ma decine di volte?
Mentre i turisti seguono percorsi tristemente usuali (se può definirsi tale la visita a un paese fantasma e mai più abitabile), Kamyš, come molti altri indomabili pirati, si avventura di notte passando attraverso fili spinati e infilandosi nel fango paludoso, pur di arrivare laddove sarebbe sconsigliato e proibito.
Una città morta. Sì, morta. Due volte. La seconda con quelle migliaia di foto e le code di merda delle escursioni ufficiali. Prypjat’ l’ha uccisa la noia degli hipster, che hanno oscurato i divani marci con le loro schiene tatuate, cartografando su Instagram ogni centimetro di quella terra incognita. Si è perso il mistero, è fuggito via, si è sciolto nella rete. L’aura mistica di Prypjat’ si è volatilizzata come cenere in tutti gli angoli del mondo, risucchiata dall’etere in paesi lontani. Ormai non si riesce più ad avere paura in quelle case.
Non è certo un eroe Kamyš. ma nemmeno è uno sciacallo senza scrupoli.
Cerca la pace nell’alienazione di quella terra.
Una pace che trova nella notte gelida e buia, nel silenzio squarciato dai versi di animali (mai veramente feroci), nell’assurdità di un mondo che s’è fermato al 1986 e mai potrà adeguarsi alla voracità tempi contemporanei.
Un novello Ulisse, incapace di resistere al canto delle sirene di Černobyl’.
Una passeggiata nella zona è un reportage schietto e sincero, dal lirismo vibrante e profondamente umano.
Da leggere per andare oltre la Storia.
un libro per chi: è rimasto sconvolto e stregato dalla serie televisiva Chernobyl
autore: Markijan Kamys
titolo: Una passeggiata nella zona
traduzione: Alessandro Achilli
editore: Keller
pagg. 157
€ 15
[…] Review: https://www.lalettricegeniale.it/una-passeggiata-nella-zona-markijan-kamys/ […]
Ho trovato ben fatto questo commento ad un libro che ho amato molto. Non confronterò i viaggi con i percorsi alla ricerca di un qualcosa all’interno si sé, ma se c’è una motivazione che ti spinge ad una incursione intensa in luoghi sconosciuti e pericolosi come questo, deve essere una forte esigenza profonda e molto personale. Personalmente ho adorato anche lo stile e il linguaggio.
Grazie Patrizia, questo è un piccolo grande libro, che racconta una storia molto umana.