Qualche anno fa una persona del mondo dello spettacolo mi disse: “Se ammiri qualcuno di noto e importante, cerca di non conoscerlo mai. Potresti rimanere delusa”.
Negli ultimi giorni ho ripetuto nella mia testa questa frase, come un mantra salvifico che potesse non farmi esplodere di rabbia durante la lettura di Mileva Einsten, il romanzo biografico scritto da Slavenka Drakulić e pubblicato da Bottega Errante.
Mileva Einstein
È poco noto che l’iconico scienziato Albert Einsten fosse un uomo immaturo, sgarbato e addirittura crudele nei confronti della moglie.
Mileva Marić, nata in Serbia da una famiglia borghese, incontra Albert alla facoltà di Fisica del Politecnico di Zurigo.
Non passava di lì per caso.
Mileva era una delle pochissime donne ammesse a frequentare i corsi e sognava di diventare una scienziata, con un lavoro che le consentisse di emanciparsi e non doversi piegare alle regole di una società che vedeva le donne solo come mogli e madri.
Ho pensato che stavo realizzando tutto quello che mai mi sarei potuta immaginare. Stavo per laurearmi, mi avevano già offerto un lavoro nella biblioteca dell’università, presto avrei avuto un figlio. Tutto così inatteso per una zoppa di provincia e per di più poco attraente, ma con un po’ di sale in zucca. Ho sorriso a questo pensiero. Dopotutto perché non potrei realizzare tutto quello che può fare un uomo? Certo che puoi, mi diceva il mio riflesso nella vetrina, certo che ce la puoi fare. In quel momento mi sono sentita talmente leggera da potermi sollevare in cielo come una mongolfiera.
Non certo attraente, poco aggraziata e addirittura zoppa, Mileva cede subito al corteggiamento di Albert, tanto da rimanere incinta prima del matrimonio.
Per amore del brillante e innovativo scienziato – che la soggioga sempre più, con una finezza psicologica degna del miglior aguzzino – la donna arriva ad abbandonare la prima figlia, senza ancora rendersi conto di essere diventata schiava di un narcisista.
Perdendo Lieserl ho perso me stessa. All’inizio accusavo Albert, ma sono ormai anni che accuso solo me stessa, pensa Mileva. Questo senso di colpa mi ha fatto allontanare da lui e dagli altri. Mi sento vuota, non sento nulla tranne il dolore. Mi ossessionano le ombre del passato, che persino ora mi impediscono di alzarmi dal letto e di andarmene via da questo ospedale nel quale non c’è alcuna cura per il mio male. Come spiegare a tutti questi medici che il corpo non mi obbedisce perché la testa non glielo permette?
Cresciuta come una diversa, emarginata dagli altri, Mileva ha riversato su quel piccolo uomo egocentrico tutto il proprio amore, che forse null’altro è stato oltre a gratitudine e devozione.
Gratitudine per averla notata e considerata, lei che era sempre stata sbeffeggiata e umiliata da tutti, lei che aveva riposto nello studio e nella scienza tutte le proprie speranze di rivalsa sul mondo.
Fallito il sogno della laurea, della scienza e dell’insegnamento, Mileva si lascia corrodere dal senso di colpa per la perdita della figlia, ottundendo i pensieri fino a non voler rendersi conto del tradimento del marito, che nel 1914 arriverà a ripudiarla, nonostante la presenza di due eredi maschi.
Ma guardando Elsa, Mileva non era più sicura che le donne potessero raggiungere qualcosa nella società. Perché lui, il suo geniale marito, si era invaghito di una donna la cui maggiore qualità era l’aspetto fisico, una donna che apparteneva al mondo che lui stesso detestava e dal quale ancora giovanissimo aveva cercato di fuggire.
Forse l’emancipazione femminile è solo un’illusione, pensò Mileva seguendo lo sguardo innamorato di Albert. Le donne sono ancora muse al servizio del genio.
Mileva si ritrova quindi in mezzo a due guerre: quella privata e sentimentale con il marito fedifrago, e quella mondiale, sanguinosa e violenta, esplosa tra l’Austria e la Serbia, suo paese d’origine.
Slavenka Drakulić si immerge così profondamente nel personaggio di Mileva Einstein da dare voce a tutte le donne che hanno lottato contro il patriarcato, rimanendone comunque vittime.
La malattia mentale, altro grande tema del romanzo, è qui raccontata con tale lucidità chirurgica da trasfondere nel lettore l’angoscia di chi sente d’essere diverso, senza però comprenderne le reali motivazioni.
Mileva Einstein è sì una biografia romanzata, che scorre veloce e avvincente, ma è soprattutto una lettura importante, una denuncia che vuole fare giustizia e ridare dignità a una donna che è stata sicuramente parte fondamentale di grandi scoperte scientifiche.
un libro per chi: va sempre oltre le apparenze
autore: Slavenka Drakulić
titolo: Mileva Einstein
traduzione: Estera Miočić
editore: Bottega Errante
pagg. 208
€ 17
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