Se Il figliolo della Terrora fosse un film, il regista sarebbe stato sicuramente il compianto Mario Monicelli!
Il romanzo d’esordio di Silvia Cassioli, pubblicato da Exorma, ha i tratti più belli della commedia all’italiana del dopoguerra ma anche quelli più cupi delle opere degli anni settanta, generi entrambi capaci di raccontare i drammi della vita con l’afflato di un sorriso dolceamaro,
Per questo e per molti altri motivi, è stato scelto per l’incontro del 27 novembre del gruppo di lettura Absolute Beginners.
Il figliolo della Terrora
È la leggendaria Rosina Terrosi, nata nel 1926 tra le colline toscane, a colpire immediatamente l’immaginario del lettore.
Perché questa donna, operaia in un pelificio, è stata soprannominata Terrora?
Forse per il carattere così determinato e furioso? Per la combattività nel difendere le proprie convinzioni? O perché è riuscita a imporsi su un marito inetto e succube di quattro sorelle scansafatiche?
La Terrora partorisce il figlio del Cricche il 14 luglio 1948.
Non un giorno qualunque ma una data che toglie il fiato agli operai, al popolo, ai comunisti: quella mattina un giovane studente spara a Palmiro Togliatti, che finisce sotto i ferri.
Ed ecco le manifestazioni e gli scontri sanguinosi. E pure i primi vagiti di Omero.
Omero l’occhialuto, che studia tanto e tutto, dalle lettere e filosofia alla passera delle donne; quest’ultima ossessivamente, con precisione, per imparare a essere il migliore anche nel fare l’amore.
Anche in questo campo la cosa che più gli stava a cuore era la conoscenza. Scandagliare come è fatta una femmina! Per il resto si arrangiava da solo, non era quello il problema. Invece capire, farsi spiegare, ricevere istruzioni precise: per tutto questo serviva una maiala professionista. Qual è la valvola del piacere femminile? Cosa bisogna toccare esattamente?
Omero il professore, che dà ripetizioni a Giglia, indomabile e irrequieta ragazza che lo vuole e non lo vuole, fino a quando lui, stanco di quel prendere e lasciare, sceglie Viola, la sorella più docile e banale.
Un amore senza fronzoli quello di Omero e Viola, un amore che diventa famiglia con la nascita di un figlio e la condivisione di gioie, noie e dolori.
Viola non riusciva a esprimersi bene. I suoi racconti avevano sempre qualcosa di calante. Lottava per inserirsi nel discorso e poi bastava che si rendesse conto di aver preso parola che si interrompeva da sola: Sandro, ti metto un altro pezzettino? O un’altra cos qualsiasi per prendere fiaro e far capire che non ci teneva, che non aveva bisogno di dimostrare niente, quando magari la sera stessa, oh rabbia, prima di infilarsi a letto, ecco che le tornava in fila tutto il discorso che avrebbe voluto fare, un discorso che l’avrebbe resa migliore e che le avrebbe reso giustizia […]
Sullo sfondo c’è la storia d’Italia, dalle rivolte operaie e contadine nel dopoguerra agli attentati degli anni di Piombo, dal crollo del Partito Comunista all’avvento del berlusconismo.
Un viaggio nel tempo che non tralascia di mostrare anche tutto il male del patriarcato.
Silvia Cassioli ha un indubbio talento per le parole, che sapientemente trasforma in carezzevole melodia, a tratti così incantevole da diventare canto di sirena.
Ancor prima della trama, infatti, de Il figliolo della Terrora colpisce il linguaggio, accogliente, suadente, perfetto.
Una sorta di sublime magia, che rende la storia di Rosina, Giglia, Viola e Omero un libro prezioso, che non si vorrebbe finire mai.
un libro per chi: ama intravedere la grande storia attraverso le vicende dei protagonisti
autore: Silvia Cassoli
titolo: Il figliolo della Terrora
editore: Exorma
pagg. 204
€ 15,50