Leggendo Madonna col cappotto di pelliccia di Sabahattin Ali mi è stato impossibile non pensare immediatamente a un altro grande romanzo pubblicato da Fazi, l’amatissimo Stoner di John Williams.
Sia William Stoner che Raif Effendi, protagonista di questa nuova uscita, sono uomini comuni dalla vita apparentemente banale.
Entrambi, però, nascondono al mondo qualcosa.
Madonna col cappotto di pelliccia
Siamo ad Ankara, in Turchia, negli Anni Trenta.
Raif Effendi è un traduttore impiegato in banca, scrupoloso, pacato e impassibile.
Facciamo la sua conoscenza attraverso il primo superficiale sguardo di un giovane appena assunto, che con Raif condivide l’ufficio.
Raif è considerato un mediocre, viene continuamente sbeffeggiato da tutti i colleghi, prevaricato dai superiori e deriso dalla sua stessa famiglia.
Silenzioso e ligio al dovere, non risponde alle provocazioni e lavora indefesso, anche durante i diversi periodi di malattia che lo tengono lontano dall’ufficio.
Un giorno, dopo l’ennesima strigliata del capo, Raif disegna con poche linee il volto del superiore, attirando l’attenzione del giovane collega, che per la prima volta intuisce un misterioso lato del carattere del passivo traduttore.
Sempre più incuriosito dall’atteggiamento del traduttore, il giovane si offre volontario per recapitargli a casa del lavoro, scoprendo così ulteriori dettagli: Raif vive in una piccola dimora, con una moglie dimessa e sempre intenta a cucinare e pulire, con le figlie sciocche e superficiali come sanno spesso essere le ragazzine e con altri parenti pigri e vanesi che vivono sulle sue spalle ma che sono sempre pronti a criticarlo e a vessarlo.
E se Raif Effendi fosse sul serio un uomo mediocre e vuoto? Era evidente che non aveva nessuno scopo, né ambizione nella vita e che non provasse il minimo interesse nemmeno per le persone che gli erano più vicine. Dunque a cosa mirava? Cosa lo aveva spinto ad aggirarsi per le strade nel cuore della notte? Questo suo vuoto interiore o questa mancanza di uno scopo nella vita?
Perché Raif si ammala così spesso? Di cosa soffre? È grave?
Ha forse scelto di essere il più possibile invisibile e ora mira addirittura alla propria definitiva scomparsa?
Il collega avrà modo di scoprire il vero Raif leggendo il suo diario, accuratamente annotato in un quaderno sottratto alle figlie e custodito nel cassetto della scrivania in ufficio.
Un diario che rivela un giovane Raif lontano dalla Turchia e in visita a Berlino per motivi di studio, dieci anni prima di quella tragica e mortale stanchezza.
Un Raif ipersensibile, che per anni s’era rifugiato nei libri e che aveva fatto dei suoi sogni uno scudo per proteggersi dal mondo, eleggendo il mito del coraggioso e silenzioso Muzio Scevola a esempio da seguire nella sopportazione del dolore.
Sin dall’infanzia temevo di sciupare la felicità. Desideravo sempre conservarne un po’ per il giorno dopo… Questo timore mi spingeva rinunciare a molte opportunità… Ero sempre riluttante a desiderare di più perché non volevo perdere la serenità.
Un Raif distaccato e silente osservatore del mondo, fino a quando, in visita a una mostra, non si trova davanti all’autoritratto di Maria Puder, da cui rimane folgorato al punto farne un’ossessione.
Ed è in una notte di bagordi alcolici che Raif incontra la vera Maria per le vie di Berlino, intuendo che il destino voglia metterlo sulla strada di un’anima affine e complementare, capace di colmare il vuoto della sua solitudine.
Non ho mai imparato i trucchi per piacere agli uomini. Non sono mai arrossita davanti a uno di loro, né ho mai avuto aspettative in fatto di complimenti. Ma questa mia condizione mi ha condannata a una terribile solitudine. Le mie amiche non stavano bene in mia compagnia. Accettare le mie idee e fare amicizia con me ai loro occhi equivaleva a ledere i propri gusti e il proprio benessere.
Raif ha quindi amato, ha vissuto la vera passione, ha scoperto l’arte e la bellezza della natura, ha conosciuto altri luoghi e ha incontrato la felicità.
La sua vita non è stata mossa solo da quell’apparente inerzia che oggi lo trascina verso la fine.
Madonna col cappotto di pelliccia ci regala un personaggio femminile anticonformista, indipendente, spaventato dai sentimenti e incapace di amare, petulante e fragile, una donna libera dal predominio degli uomini e vittima di se stessa.
Con un linguaggio poetico, vivido e raffinato Sabahattin Ali racconta la storia di un uomo semplice ma infinitamente profondo, rammentandoci che l’apparenza spesso inganna e che l’arte dell’incontro sa essere tanto sublime quanto straziante.
un libro per chi: ha amato e mai dimenticato
autore: Sabahattin Ali
titolo: Madonna col cappotto di pelliccia
traduzione: Barbara La Rosa Salim
editore: Fazi
pagg. 210
€ 16