È un libro piccolo ma di profondo spessore quello di Antonella Zanca, pubblicato con Edizioni Ensemble.
I suoi Germogli, racconti brevi che sembrano favole contemporanee, sanno di vita vera e buoni sentimenti.
Germogli
Abitare in città ha i suoi vantaggi, puoi trovare tutto anche se non sai bene cosa ti serve.
Ogni racconto è un fiore, una pianta, un arbusto, ed è per questo che le parole dell’autrice sanno mettere radici profonde nel cuore del lettore.
C’è tanta vita in queste undici favole che raccontano l’umanità, le sue fragilità e quella bellezza che si fa sempre più fatica a scorgere in una società che corre inarrestabile, ormai persa in discussioni aggressive e inutili.
Leggiamo così la storia di una mammillaria che fiorendo inaspettatamente fa sbocciare un amore là dove pareva ormai impossibile; scopriamo insieme a Omar che all’oratorio si può giocare a calcio per diventare un campione, anche senza necessariamente pregare; piantiamo un albicocco con Angela, in memoria di quello che faceva ombra alla Fiat 600 del padre.
E poi ancora l’amicizia di Giuseppe e Pinuccio in riva al mare, il pianoforte magico di Anna e Paolo e le promesse d’amore di Angelo e Marisa.
Angelo e Marisa, in una sera di giugno, quando l’aria era ancora fresca ma il grano cominciava a cambiare colore, si sedettero sotto il grande tiglio, quello di famiglia, quello che raccoglieva da anni tutte le loro confidenze e proprio là, mano nella mano, si decisero a dirsi tante cose.
Passarono in rassegna tutti i momenti dei loro quarant’anni trascorsi insieme. Ricordarono le risate e le lacrime, e anche le litigate, che associavano a piccole cose ma sulle quali non erano neppure tanto sicuri. Angelo non ricordava né rabbia né musi lunghi, avevano fatto della loro vita un insieme di piccole regole e una, sempre mantenuta, era quella di non andare mai a letto senza un sorriso, una carezza, un cenno di comprensione. Era successo sempre così, anche nelle settimane in cui erano lontani. Quando ancora il telefono era un lusso, quando ancora non era possibile sentirsi né vedersi, da un capo all’altro del mondo, loro due si mandavano messaggi col pensiero. Piccoli giochi, piccoli accordi, un numero fisso, alle ventitre e trentadue, da oltre quarant’anni, loro si pensavano, si salutavano, si sorridevano. Un gioco cominciato in adolescenza e portato avanti da quel pezzetto di cuore che in loro era ancora lo stesso dei primi battiti all’unisono, delle prime emozioni insieme.
Nostalgici, teneri, carezzevoli, sottilmente ottimisti, i Germogli di Antonella Zanca si leggono in un’ora ma sedimentano a lungo, lasciando spunti di riflessione originali e doverosi.
un libro per chi: crede ancora nella bellezza dell’umanità
autore: Antonella Zanca
titolo: Germogli
illustrazioni: Isanna Trovato
editore: Ensemble
pagg. 84
€ 12
Cinque domande ad Antonella Zanca
Ciao Antonella, benvenuta sul blog.
La prima cosa che ho notato nei tuoi racconti è che quasi tutti hanno tratti nostalgici e che i ricordi del passato hanno un ruolo fondamentale. La memoria come spunto narrativo e non solo come fondamenta per il presente.
Che rapporto hai con il tuo passato? Hai nostalgia di ciò che è stato?
Il passato è la mia base, la mia roccia. Ma riuscire a sorridere di ciò che è stato aiuta a guardare avanti. Non dimentico, non rinnego, ma la vita, per me, è da adesso in poi.
Immagino, visto il tema portante legato alla natura, che tu abbia il pollice verde. Scrivere e veder nascere e crescere la propria opera letteraria ha certamente molto in comune con il piantare un seme e vederlo diventare albero. Che cosa ti emoziona di più, la scrittura o la cura di un fiore?
La natura ha per me doppia valenza: il fascino della crescita che spesso pare miracolosa e la consapevolezza che non sempre basti volere qualcosa per ottenerla. Puoi curare e non perdere mai di vista una pianta, ma nulla puoi su infestanti o gelate improvvise. Per fortuna la scrittura ha leggi leggermente diverse: il risultato finale, il prodotto ben fatto, dipende, oltre che dalla fucina delle idee, dal lavoro e dall’impegno. E, sì, quando raccogli, in entrambi i casi, è pura gioia.
Gli anziani sono un altro elemento fortemente presente nei tuoi Germogli. Hai per loro parole di grande tenerezza, che condivido appieno. Qualcuno dei tuoi racconti ha avuto spunto da qualche chiacchierata con loro?
Nel mio bagaglio ci sono tanti anziani. Da ragazza lavoravo in uno studio medico e loro trascorrevano lì i pomeriggi. Raccontando. Non mi sono mai annoiata. Osservarli e ascoltare e poi, certo, farli rivivere nelle storie.
(il mio fumetto preferito è Eritreo Cazzulati di Enzo Lunari, che consiglio)
Gianni, il protagonista de Il parco, ha iniziato la sua vita da lettore con I fratelli Karamazov e allo stesso modo probabilmente la finirà.
C’è un classico in cima al tuo cuore, con cui vorresti trascorrere gli ultimi attimi della tua vita terrena?
Il conte di Montecristo. Letto per la prima volta a nove anni, riletto nelle varie fasi della vita, ora letto con occhio diverso, scopro le basi di ogni regola di scrittura e il fascino di tutte le emozioni della vita. Da lì, amando Dumas, imparai a leggere di tutto. Sì, potrebbe di sicuro seguirmi per sempre.
Quanto tempo dedichi ogni giorno alla scrittura? È una necessità imprescindibile o un passatempo riconciliante?
Hai un romanzo nel cassetto che presto vedrà la luce?
Scrivo sempre, dovunque. Poi metto in ordine. A volte perdo i pezzi, a volte riscrivo, spesso è necessario scrivere e riscrivere, ma per me è importante fissare le idee, così sono piena di foglietti, di file di word, di frasi messe lì. Poi, si lavora. Con metodo un’oretta al giorno. Oppure in piena immersione quando decido che non ci sono per nessuno. Lavorando, avendo altre responsabiltà, non sempre riesco a fare ciò che certo amo di più, scrivere. Ma sono contenta, credo che ci sia un tempo per ogni cosa e sì, verrà anche il tempo per ciò che sto costruendo, tre storie diverse che ormai hanno una loro struttura definita. Spero sia arrivato il tempo anche per loro.