Oggi si torna a casa.
Oggi prendiamo ancora una volta la strada verso Holt, la piccola cittadina sperduta nell’infinita pianura del Colorado.
Da oggi in libreria troviamo Vincoli, il primo romanzo di Kent Haruf, tradotto da Fabio Cremonesi e pubblicato da NN Editore.
Vincoli
È un Haruf diverso quello di Vincoli.
Un Haruf che non ha ancora affinato quell’inconfondibile stile di scrittura che lo ha reso l’autore prediletto da molti lettori.
Quella scrittura semplice, essenziale, pulita, capace di una profondità rara e tangibile, che ci ha fatto istintivamente amare la Trilogia della Pianura e Le nostre anime di notte.
Siamo ancora a là, in quell’immaginaria pianura dall’orizzonte infinito, protagonista di tutti i romanzi di Haruf.
Ma la storia che ci racconta questa volta il compianto scrittore americano, è oscura e terribile.
Ci sono ancora le fragilità umane, le infinite sfumature dell’anima, le paure e i sogni, ma ogni cosa in Vincoli è tinta di nero.
La famiglia come prigione, come luogo da cui è impossibile fuggire.
I legami familiari, opprimenti e malati, che trasformano anche le persone migliori in ombre instabili ed evanescenti.
È la storia di Edith e Lyman, sorella e fratello, cresciuti nella Holt dei primi anni del Novecento da un padre anaffettivo e crudele, Roy Goodnough, già responsabile dell’infelicità mortale che colpì la moglie poco più che quarantenne.
È la storia dell’amore tra Edith e il vicino di casa John Roscoe, un sentimento morto prematuramente ma mai dimenticato.
La storia di una fuga e di un ritorno, quello di Lyman, e il racconto di una terra che toglie il fiato e le forze, in cui le radici degli uomini si piantano così in profondità da non lasciare ai più deboli altra scelta tra vivere immobilizzati o lasciarsi morire soffocati.
E così un sabato del 1943, a metà mattina, attaccai a bere la birra che mi aveva comprato mio padre fino a ubriacarmi, mentre lui beveva whiskey e parlava. Continuò a parlare per ore, mi raccontò più cose quel mattino di quante me ne avesse raccontate nel resto dei miei quindici anni di vita.
Mi parlò di sua madre e anche di suo padre, quel poco che ricordava di lui, mi parlò dei Goodnough, di Ada e dei due secchi d’acqua, di come Roy aveva perso le mani, mi disse delle sei settimane d’estate in cui lui, Edith e Lyman erano andati insieme al cinema in città. Una volta iniziato il racconto, sembrava che non riuscisse più a smettere; e sembrava che non riuscisse a spiegare tutto. Era troppo.
Lo lasciai parlare. Sorseggiavo la birra, di tanto in tanto andavo a pisciare tra le piante di yucca e di artemisia, e lo stavo a sentire meglio che potevo. Ma verso la fine, mi ricordo aver detto una cosa ingenua e sciocca come: Ma non è giusto.
E lui mi rispose: Certo che non è giusto. Niente in questa faccenda è giusto. La vita non lo è. E tutti i nostri pensieri su come dovrebbe essere non servono a un cavolo, a quanto pare. Tanto vale che tu lo sappia subito.
La voce narrante, rassegnata e a tratti commossa, è quella di Sanders Roscoe, figlio di John.
Da lui scopriamo di un incidente, di un processo, di un mondo che sta per crollare e per mettere la parola fine ad anni di dolore.
Abituati alla narrazione in terza persona, l’Haruf esordiente, che scrive usando la prima, travolge il lettore fino a possederne i sensi.
Siamo finalmente quegli occhi, siamo quella voce. Siamo dentro Holt come mai prima d’ora.
È un Haruf battente e diretto questo, che rimarca più di ogni altra volta il legame ancestrale tra gli uomini e la terra.
Vincoli è un romanzo sulla sopravvivenza, sulla rassegnazione e sul dovere, ma è anche la storia di una donna che ama, nonostante il soffocante peso che è costretta a portare.
Per tutto il tempo, fino al finale rivelatore di un destino tristemente annunciato, abbiamo un solo unico desiderio: abbracciare Edith, stringerla forte e dirle che le vogliamo bene.
Il grande potere di Haruf è anche questo: farci amare così tanto Holt e i suoi personaggi, da renderli parte del nostro vissuto e della nostra realtà, tanto da non potercene più separare.
Il potere di creare un altro legame indissolubile: quello tra noi e loro.
un libro per chi: ha preso la cittadinanza a Holt e per chi, invece, dubita ancora di trovarcisi bene
autore: Kent Haruf
titolo: Vincoli – Alle origini di Holt
traduzione: Fabio Cremonesi
editore: NN Editore
pagg. 255
€ 18